di Monica Capo - abbattoimuri -
Siamo al capolinea.Sai papà, Silvio ti ha scritto, per quella cosa dell’Imu, a te, che sei morto comunista da “appena” 13 anni; a te che facesti la disdetta a Panorama non appena ti fu detto che si candidava, anzi a mamma, di cui nessuno mai si è ricordato, in tutti questi anni, se non per elemosinarle il voto, mai per chiederle come stava.
Ha scritto proprio a lei, che sopravvive con i suoi 500 euro al mese, dignitosamente, e che la letterina l’ha cestinata con le lacrime agli occhi ma sempre dignitosamente.
Sai papà, i tempi sono duri e intorno a noi c’è tanta disperazione: le fabbriche chiudono, tanti negozi tirano giù le serrande, c’è gente che non arriva neanche alla terza settimana, ci sono giovani costretti di nuovo ad emigrare, padri di famiglia senza più un lavoro e tanti che si arrendono.
Sai papà, io ci ho provato, ad impegnarmi per cambiare in meglio questo paese, ma credevo ingenuamente che la politica funzionasse come nel Discorso di Pericle agli Ateniesi.
Che, il nostro governo favorisse i molti invece dei pochi e per questo venisse chiamato democrazia; che le leggi qui assicurassero una giustizia eguale per tutti;
che quando un cittadino si fosse distinto, allora sarebbe stato chiamato a servire lo Stato non come “un atto di privilegio” ma come una ricompensa al merito, e che la povertà non costituisse un impedimento.
E, sempre ingenuamente, credevo che un cittadino non trascurasse i pubblici affari quando attendeva alle proprie faccende private e soprattutto che non si occupasse dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Ma, in Italia, (e tu lo avevi capito già trenta anni fa, quando lasciasti il sindacato, perché a tuo dire “si stava vendendo” i lavoratori), non funziona più così e anche quei partiti in cui avevi creduto hanno smesso di rappresentare i tuoi interessi, da tempo, o forse pensandoci bene non l’hanno mai fatto, e la democrazia è stata solo un’illusione, perché ha lasciato tanti indietro.
Sai papà, a 40 anni mi ritrovo senza un lavoro stabile, e ho due bimbi da tirare su, in un paese che appare ormai senza futuro.
Sai papà, ieri, qualcuno mi ha detto una cosa proprio brutta, che sarei “una compagna che sbaglia” e, arrogandosi il diritto di dare patenti di “compagnitudine”, che non sono neanche degna di ricordare Valerio Verbano, perché alle elezioni appoggio il Movimento fondato da Grillo, quel comico che ti piaceva tanto.
Però papà, io questi compagni li capisco, perché, da anni, lottano, occupano, si fanno arrestare ma non hanno visto ancora concretizzarsi il sogno di una sinistra alternativa e, perciò, non votano ma considerano nemici cittadini che, come loro, tentano di cambiare le cose “dal basso”, che, come loro, si autofinanziano, che, come loro, sono stanchi di gente arroccata sulle poltrone e di vedere tutelati sempre gli stessi interessi.
Sai papà, io l’ho letto il Programma del Movimento, e questi ragazzi hanno poche idee ma buone: parlano di abolizione della legge Biagi, di sussidio di disoccupazione garantito, di sostegno alle imprese, di salvaguardare il sistema sanitario e la scuola pubblica, di diritti civili ma qualcuno dice che questo è fascista, pensa che stupido.
Sai papà, io mi sentirò sempre una compagna, anche se qualcuno afferma il contrario, ma se il voto è ancora un diritto, e se ancora la sovranità del popolo vale qualcosa, e non valgono solo i diktat dell’Europa, ci voglio provare ancora a dare una svolta a questo paese, anche se so che ormai la Grecia è dietro l’angolo.
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