Il servizio sanitario fornisce supporti solo a pagamento. Il caso di Adrián, costretto a restituire la ginocchiera ortopedica troppo costosa. La famiglia deve pagare un mutuo da 1.200 euro al mese e lui è l'unico che lavora, come apprendista idraulico, per 530 euro al mese
Giuseppe Grosso - ilmanifesto -
La locuzione Copago sanitario (l'obbligo a contribuire economicamente alle prestazioni sanitarie pubbliche vigente in alcune regioni spagnole) è uno dei tanti eufemismi generati dalla crisi. Qui in Spagna i politici lo usano per addolcire un concetto che non potrebbe essere più amaro: la sanità non è più né universale né gratuita. Gli immigrati irregolari, esclusi per legge dal sistema sanitario dallo scorso settembre, sono stati i primi ad accorgersene, ma anche gli spagnoli iniziano a patire le conseguenze delle «riforme» del governo. Nella Spagna di oggi, infatti, con la disoccupazione a quota 6.200.000, non tutti possono permettersi di pagare le spese mediche. È successo ad Adrián García, un ventitreenne della provincia di Valencia, che dopo un delicato intervento al ginocchio si è visto presentare una fattura di 152 euro per la ginocchiera ortopedica che il medico gli aveva già applicato. Una cifra (parzialmente rimborsabile, ma che ma che deve essere anticipata dal paziente) che la famiglia di Adrián - soffocata da un mutuo di 1.200 euro al mese e con i genitori senza lavoro - non ha potuto pagare. «È che i soldi non ci bastano nemmeno per mangiare», si è quasi giustificata la madre del ragazzo. Adrián, però, lavora: 530 euro al mese come apprendista idraulico. Avrebbe investito più che volentieri quasi un terzo del suo stipendio per poter tornare a camminare, purché la ditta che commercializza la ginocchiera avesse avuto la pazienza di aspettare la prossima busta paga. E invece nessuno ha avuto né pazienza né comprensione: il supporto ortopedico è stato sostituito con un gesso, questo sì, gratis. E poco importa che non sia efficace quanto la ginocchiera: la priorità assoluta sono i 152 euro, che peraltro sono stati richiesti senza che la famiglia fosse stata avvisata con anticipo, come invece vorrebbe la procedura. «Se no - spiega Adrián - ce li saremmo fatti prestare». E infatti proprio un prestito ha risolto la situazione, anche se non è stato un prestito di denaro. Un amico ha dato ad Adrián una vecchia ginocchiera che i medici hanno adattato e applicato al ragazzo. Una storia assurda (meno isolata di quanto si possa credere, secondo fonti del settore sanitario) che però, per le autorità, non avrebbe nulla di strano: «Tutto si è volto secondo la prassi - ha spiegato impassibile la conigliera per la Sanità. Dal 2010, nella Comunidad valenciana, solo le protesi interne sono esenti da pagamento, mentre tutte le altre sono a carico del paziente». E, purtroppo, non solo nella comunidad valenciana: il modello è applicato anche in altre regioni e presto sarà esportato in tutto il paese, con un crescendo di costi per i cittadini che andranno aumentando man mano che i piani del governo per la privatizzazione e mercificazione della sanità verranno attuati.
A questi piani si oppongono però i cittadini e egli operatori del settore sanitario, che anche e soprattutto nella regione di Madrid - governata dal Pp - rischia di essere svenduto ad aziende private che stanno per aggiudicarsi la gestione di 6 importanti ospedali della capitale e 27 centri di salute. Per queste ragioni il personale sanitario della capitale - appoggiato dai principali sindacati di settore - ha iniziato ieri uno sciopero di 5 giornate (una a settimana) che coinvolgerà 75.000 professionisti della sanità, in rivolta contro lo smantellamento della gestione pubblica e i tagli al personale medico imposti sotto forma di pensionamenti forzosi per 700 dottori in tutta la regione. Lo stop di ieri sancisce la ripresa della battaglia della cosiddetta marea blanca (così si viene chiamato il collettivo dei medici dissidenti), iniziata lo scorso novembre con uno sciopero a singhiozzo che paralizzò il settore e face cancellare 6.500 operazioni.
E i madrileni non sono rimasti a guardare: vari collettivi cittadini hanno collocato in vari punti della capitale circa 500 banchetti per raccogliere firme a favore della sanità pubblica. Una «parodia» secondo il consigliere per la Sanità della regione di Madrid Javier Fernández-Lasquetty, che ha vietato la presenza di banchetti in alcuni degli ospedali che saranno privatizzati. Un divieto che non ha impedito di raccogliere, perora, 216.000 firme.
E i madrileni non sono rimasti a guardare: vari collettivi cittadini hanno collocato in vari punti della capitale circa 500 banchetti per raccogliere firme a favore della sanità pubblica. Una «parodia» secondo il consigliere per la Sanità della regione di Madrid Javier Fernández-Lasquetty, che ha vietato la presenza di banchetti in alcuni degli ospedali che saranno privatizzati. Un divieto che non ha impedito di raccogliere, perora, 216.000 firme.
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