Franco Astengo, in Paneacqua - 26 novembre 2010
La questione vera non può essere elusa: cosa c'è tra il volto delle ingiustizie moderne, giunto ormai nella coscienza di molti che non intendono arrendersi e la lotta quotidiana per affrontare la vita, le miserie, le contraddizioni dell'esistente? C'è il vuoto politico? Non c'è niente?
E se non c'è niente, se non c'è una forza politica reale che si organizza e si pensa ai livelli concreti delle contraddizioni sociali dell'oggi, se non c'è una grande visione e una proposta concreta di alternativa sociale e politica, che cosa succede?
Nello stesso giorno in cui un Ministro del Regime sorvolava la colonia afgana per lanciare volantini tricolori atteggiandosi all' "Orbo Veggente" e lasciandosi dietro la scia di una bolsa retorica fascista segno inequivocabile dell' "arretramento" dei tempi, la protesta universitaria (ricercatori e studenti) saliva sui tetti, mutuando una forma di lotta recentemente acquisita dalla classe operaia, e la "politica", per cercare visibilità e consenso, arrancava su improbabili scalette.
Nello stesso giorno in cui un Ministro del Regime sorvolava la colonia afgana per lanciare volantini tricolori atteggiandosi all' "Orbo Veggente" e lasciandosi dietro la scia di una bolsa retorica fascista segno inequivocabile dell' "arretramento" dei tempi, la protesta universitaria (ricercatori e studenti) saliva sui tetti, mutuando una forma di lotta recentemente acquisita dalla classe operaia, e la "politica", per cercare visibilità e consenso, arrancava su improbabili scalette.
I leader del centro-sinistra si sono inerpicati sui tetti anche se, forse, avrebbero preferito rimanere appesi ai loro specchi, per rimirarsi e crogiolarsi nella loro "retorica delle narrazioni".Altri tempi, ancora: nel '68 Moro e Longo organizzavano incontri a Piazza del Gesù e alle Botteghe Oscure con i "capi" del movimento, fornendo loro l'indispensabile dato, almeno per l'epoca, di politicizzazione del movimento.Siamo di fronte ad un ulteriore richiamo alla realtà: non può non aprirsi, a questo punto, una riflessione che vada ben al di là del contingente, della ricerca (affannosa ed affannata) di voti in Parlamento o al "gazebo": ben oltre, insomma, del dilemma tra "governo tecnico" e "primarie", intese quale madre di tutte le battaglie per ricostruire la sinistra (un po' poco, in verità, davvero poco per una strategia politica).Scriviamo allora, al riguardo di come si colloca in generale, nell'attualità, il complesso, articolato, difficile, rapporto tra "politica" e "nuovi" (?;l'interrogativo è d'obbligo) movimenti sociali.
La questione vera non può essere elusa: cosa c'è tra il volto delle ingiustizie moderne, giunto ormai nella coscienza di molti che non intendono arrendersi e la lotta quotidiana per affrontare la vita, le miserie, le contraddizioni dell'esistente?
La questione vera non può essere elusa: cosa c'è tra il volto delle ingiustizie moderne, giunto ormai nella coscienza di molti che non intendono arrendersi e la lotta quotidiana per affrontare la vita, le miserie, le contraddizioni dell'esistente?
C'è il vuoto politico?Non c'è niente?E se non c'è niente, se non c'è una forza politica reale che si organizza e si pensa ai livelli concreti delle contraddizioni sociali dell'oggi, se non c'è una grande visione e una proposta concreta di alternativa sociale e politica, che cosa succede?
E' questo l'interrogativo che va posto davanti alla ragione di tutti, per tornare a confidare nella sopravvivenza della democrazia.
E' vero che il divario tra il peso dell'economia che motiva le ragioni delle scelte inique dei potenti e la povertà culturale e morale della politica è in atto da decenni.
E' vero che il divario tra il peso dell'economia che motiva le ragioni delle scelte inique dei potenti e la povertà culturale e morale della politica è in atto da decenni.
E' tempo, quindi, di uscire da una discussione inconcludente e puramente metodologica.Sono stati persi anni in dispute collocate ben al di sotto dei problemi veri: bisogna "cercare ancora" (per dirla con l'ultimo Claudio Napoleoni).
I fatti si stanno incaricando di dimostrarci che per rispondere a questo stato di cose c'è bisogno di strumenti politici organizzati ( penso anche alla scala europea) in grado di combattere e proporre alternative credibili.
C'è bisogno di pensare ai cambiamenti in una dimensione collocata ben al di là della ricerca contingente di una apparentemente diversa governabilità; perché al di là di quell'elemento appena richiamato riguardante - appunto - la "governabilità" si colloca la vera dimensione dei problemi che investono le persone e interrogano i loro concreti progetti di vita.
Un nuovo incontro tra società e politica si potrà realizzare nel momento in cui saremo, di nuovo, in grado di opporre alla potenza della struttura del potere, un adeguato contrasto politico.
Proporsi di difendere il diritto delle persone a valorizzare le proprie energie creative, di stare nelle grandi reti dell'educazione e della conoscenza, di disporre della propria vita deve tornare ad essere essenzialmente, la capacità di offrire una visione alternativa della rappresentanza politica, una idea dell'intervento collettivo, una ipotesi di progetto per il futuro, una concreta azione fatta di impegno associato e non di mero supporto a funzioni leaderistiche che, in questo momento, risultano omologate al modello dell'avversario.Ricostruire una soggettività politica della sinistra italiana,nel solco della sua grande tradizione, con il tipo di caratteristiche che abbiamo faticosamente e sommariamente cercato di descrivere anche in questa occasione:un compito storico che appare lontano dall'essere assolto da questo ceto dirigente.
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