Fonte: sbilanciamoci
Al centro della crisi c’è il debito e anche in Italia, come in altri paesi europei, dobbiamo chiedere trasparenza e un “auditing” pubblico sul debito, primo passo per costruire una soluzione politica alla crisi. L’appello che viene dal decennale del G8 di Genova
La discussione in corso sulla “Rotta d’Europa” ospitata dal manifesto e da Sbilanciamoci offre l’occasione per affrontare una delle questioni che sono alla radice della crisi che il continente sta attraversando, e il ruolo centrale svolto in questo contesto dal debito pubblico e dalle modalità proposte per il suo risanamento. Proprio sulla scia delle mobilitazioni degli indignados e di vari soggetti politici e sociali, in molti paesi europei si è aperta una profonda riflessione sul tema del debito e del default, sulla scorta delle proposte e delle esperienze fatte in altri paesi, quali l'Ecuador o il Brasile, riguardo a processi di "auditing" pubblico del debito, che permetta di fare chiarezza, in maniera partecipata, sui meccanismi di indebitamento, le corresponsabilità, e le modalità di un’eventuale rinegoziazione o default. Seppure i processi di indebitamento in quei paesi del cosiddetto“Terzo mondo” sono stati diversi da quelli che hanno portato all'accumularsi del debito pubblico in Italia e in altri paesi europei, la domanda centrale di trasparenza, e l'esigenza di un processo di "riappropriazione" democratica e dal basso delle dinamiche finanziarie sono le stesse. L’appello che presentiamo qui sotto è stato adottato a luglio all'Assemblea internazionale a chiusura delle giornate del decennale del G8 2001 di Genova, e ancor più attuale alla luce dei recenti sviluppi riguardo l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e dell'ultima manovra finanziaria del governo Berlusconi, propone un processo di "auditing" pubblico del debito italiano, sulla scorta delle iniziative già in corso in Irlanda, Spagna, Grecia e di quelle proposte da varie reti e organizzazioni sociali e sindacali in tutta Europa. In Spagna, Democracia Real Ya ha già elaborato un primo documento di auditing sul debito pubblico spagnolo, in Grecia è stato lanciato un appello a tutte le forze sociali e politiche, il Cadtm (Centro per l'abolizione del debito del Terzo mondo) ha rilanciato la proposta di auditing e le campagne che da anni seguono le questioni del debito estero, quali Jubilee, si sono attivate per facilitare lo scambio di esperienze tra movimenti europei e del Sud del mondo. Su questi temi ed esperienze la rivista Red Pepper ha pubblicato uno speciale: www.redpepper.org.uk/behind-the-bankers-mask/, www.redpepper.org.uk/debt-audits-and-a-new-economic-vision/
Per una soluzione giusta ed equa della crisi finanziaria in Italia e in Europa
Dieci anni fa a Genova chiedevamo la cancellazione del debito estero dei paesi impoveriti e la fine degli aggiustamenti strutturali imposti su quei popoli dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale con insostenibili costi sociali e ambientali. Dopo Genova si sono registrati molti passi in avanti sulla questione del debito: l'Ecuador ha compiuto un importante processo di auditoria, la Norvegia, primo stato al mondo, ha riconosciuto l'illegittimità del debito estero, l'Italia che si è dotata per prima di una legge sul debito – la 209 – ha applicato la cancellazione vanificandone gli effetti positivi, poiché contestualmente ha cancellato i cosiddetti aiuti allo sviluppo.
I G8 che seguirono Genova misero in agenda il debito raccontandoci la solita favola di una presunta epocale e reale cancellazione. L'Italia ha brillato in questa bugia beffarda. Noi lo dicemmo allora e lo diciamo ancora oggi: per perseguire reali e verificabili cancellazioni del debito è necessaria una forte azione di monitoraggio da parte della società civile per sapere come e se queste cancellazioni vengono praticate.
Da quegli anni però qualcosa è cambiato: abbiamo maturato una nuova consapevolezza. Oggi siamo noi cittadini e cittadine d'Europa a dover chiedere conto del nostro debito pubblico e degli effetti delle manovre finanziarie imposte dal patto per l'euro e dalla Banca centrale europea sui nostri diritti.
Oggi la stragrande maggioranza degli aiuti dell'Fmi è diretta ai paesi europei, mentre altri paesi quali l'Egitto hanno rifiutato aiuti delle istituzioni di Bretton Woods, in quanto le condizionalità macroeconomiche annesse sono contrarie al pubblico interesse.
Oggi i nostri diritti fondamentali e i beni comuni subiscono un attacco senza precedenti, in nome del pareggio di bilancio e dell'uscita dalla crisi prodotta dallo strapotere dei mercati finanziari e dal restringimento progressivo della capacità dei paesi e degli organismi democraticamente eletti di recuperare un potere di indirizzo sulle proprie economie e sulla spesa pubblica.
Ci dicono che non c'è alternativa. I movimenti del Sud del mondo ci mostrano invece che un'alternativa esiste, e dobbiamo pretenderla con determinazione.
Abbiamo il diritto di sapere, e rivendichiamo il nostro diritto di non pagare i debiti odiosi e illegittimi prodotti da chi ha costruito la propria ricchezza con la corruzione e la gestione del potere economico e finanziario con l'unico scopo di soddisfare ragioni private, a chi sui beni comuni vuole continuare ad arricchirsi, sottraendoli al pubblico interesse. Se per pagare il debito pubblico si accumula un debito sociale ed ecologico per queste generazioni e quelle a venire, questo debito non va pagato.
Abbiamo pertanto anzitutto il diritto di sapere come questo debito si è accumulato, le responsabilità politiche, quale non va pagato perché legato a corruzione, fughe di capitali, speculazioni finanziarie, investimenti fallimentari in infrastrutture inutili alla collettività, spese militari e quale può essere rinegoziato. E quale debito andrà pagato, facendo tesoro delle proposte alternative formulate da campagne quali quella di Sbilanciamoci.
Sia in Grecia che in Irlanda, come in Spagna e Francia, movimenti sociali e cittadini chiedono la convocazione di una commissione pubblica di "auditing" del debito, sulla scorta delle esperienze fatte in paesi quali l'Ecuador, il Brasile e le proposte formulate dai movimenti sociali del Sud del mondo.
Un "auditing" del debito italiano è il primo passo per costruire una soluzione politica alla crisi, che possa aprire una via alternativa, che deve necessariamente essere affrontata con maggior democrazia e partecipazione, ed essere improntata su principi di giustizia sociale, economica e ambientale.
Per questo ci opporremo all'introduzione del vincolo di pareggio di bilancio nella Costituzione italiana, giacché quella Costituzione è alla base dei nostri diritti fondamentali che non potranno mai essere messi allo stesso livello degli interessi dei mercati finanziari. A questo sarà necessario aggiungere altre proposte a livello europeo, quali l'adozione di un'imposta sulle transazioni finanziarie, l'abolizione dei paradisi fiscali, la creazione di un'agenzia europea di rating, modalità di indirizzo e controllo politico sulla Banca centrale europea, un'agenzia fiscale europea, l'emissione di eurobonds e il sostegno a programmi virtuosi di spesa per il rilancio delle piena e buona occupazione, una riconversione ecologica dell'economia, un welfare europeo fondato sul reddito di cittadinanza.
Crediamo che la soluzione al problema della crisi debba passare attraverso un rinnovato ruolo dell'Europa, e un rilancio del progetto politico dell'Unione europea, un progetto incompiuto, mentre procede a gran forza l'altra Europa, quella del patto di stabilità, del patto dell'euro. Un rilancio che passa necessariamente attraverso maggior partecipazione e coinvolgimento diretto dei cittadini e cittadine d'Europa come proposto dalle varie campagne per le iniziative dei cittadini europei.
Per questo oggi crediamo che debba partire proprio da Genova un messaggio chiaro. Questa crisi provocata dalle speculazioni finanziarie noi non la vogliamo pagare né farla pagare alle generazioni a venire.
Genova, 22 luglio 2011
*** Raffaella Chiodo, Francesco Martone, Vittorio Agnoletto, Nicola Vallinoto, Raffaella Bolini, Francesco Luca Basile, Maurizio Gubbiotti, Enrico Calamai, Gianfranco Benzi, Mariuccia Cadenasso, Roberto de Montis, Giuseppe Morrone, Loretta Mussi, Silvana Pollice, Roberto Musacchio.
Al centro della crisi c’è il debito e anche in Italia, come in altri paesi europei, dobbiamo chiedere trasparenza e un “auditing” pubblico sul debito, primo passo per costruire una soluzione politica alla crisi. L’appello che viene dal decennale del G8 di Genova
La discussione in corso sulla “Rotta d’Europa” ospitata dal manifesto e da Sbilanciamoci offre l’occasione per affrontare una delle questioni che sono alla radice della crisi che il continente sta attraversando, e il ruolo centrale svolto in questo contesto dal debito pubblico e dalle modalità proposte per il suo risanamento. Proprio sulla scia delle mobilitazioni degli indignados e di vari soggetti politici e sociali, in molti paesi europei si è aperta una profonda riflessione sul tema del debito e del default, sulla scorta delle proposte e delle esperienze fatte in altri paesi, quali l'Ecuador o il Brasile, riguardo a processi di "auditing" pubblico del debito, che permetta di fare chiarezza, in maniera partecipata, sui meccanismi di indebitamento, le corresponsabilità, e le modalità di un’eventuale rinegoziazione o default. Seppure i processi di indebitamento in quei paesi del cosiddetto“Terzo mondo” sono stati diversi da quelli che hanno portato all'accumularsi del debito pubblico in Italia e in altri paesi europei, la domanda centrale di trasparenza, e l'esigenza di un processo di "riappropriazione" democratica e dal basso delle dinamiche finanziarie sono le stesse. L’appello che presentiamo qui sotto è stato adottato a luglio all'Assemblea internazionale a chiusura delle giornate del decennale del G8 2001 di Genova, e ancor più attuale alla luce dei recenti sviluppi riguardo l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e dell'ultima manovra finanziaria del governo Berlusconi, propone un processo di "auditing" pubblico del debito italiano, sulla scorta delle iniziative già in corso in Irlanda, Spagna, Grecia e di quelle proposte da varie reti e organizzazioni sociali e sindacali in tutta Europa. In Spagna, Democracia Real Ya ha già elaborato un primo documento di auditing sul debito pubblico spagnolo, in Grecia è stato lanciato un appello a tutte le forze sociali e politiche, il Cadtm (Centro per l'abolizione del debito del Terzo mondo) ha rilanciato la proposta di auditing e le campagne che da anni seguono le questioni del debito estero, quali Jubilee, si sono attivate per facilitare lo scambio di esperienze tra movimenti europei e del Sud del mondo. Su questi temi ed esperienze la rivista Red Pepper ha pubblicato uno speciale: www.redpepper.org.uk/behind-the-bankers-mask/, www.redpepper.org.uk/debt-audits-and-a-new-economic-vision/
Per una soluzione giusta ed equa della crisi finanziaria in Italia e in Europa
Dieci anni fa a Genova chiedevamo la cancellazione del debito estero dei paesi impoveriti e la fine degli aggiustamenti strutturali imposti su quei popoli dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale con insostenibili costi sociali e ambientali. Dopo Genova si sono registrati molti passi in avanti sulla questione del debito: l'Ecuador ha compiuto un importante processo di auditoria, la Norvegia, primo stato al mondo, ha riconosciuto l'illegittimità del debito estero, l'Italia che si è dotata per prima di una legge sul debito – la 209 – ha applicato la cancellazione vanificandone gli effetti positivi, poiché contestualmente ha cancellato i cosiddetti aiuti allo sviluppo.
I G8 che seguirono Genova misero in agenda il debito raccontandoci la solita favola di una presunta epocale e reale cancellazione. L'Italia ha brillato in questa bugia beffarda. Noi lo dicemmo allora e lo diciamo ancora oggi: per perseguire reali e verificabili cancellazioni del debito è necessaria una forte azione di monitoraggio da parte della società civile per sapere come e se queste cancellazioni vengono praticate.
Da quegli anni però qualcosa è cambiato: abbiamo maturato una nuova consapevolezza. Oggi siamo noi cittadini e cittadine d'Europa a dover chiedere conto del nostro debito pubblico e degli effetti delle manovre finanziarie imposte dal patto per l'euro e dalla Banca centrale europea sui nostri diritti.
Oggi la stragrande maggioranza degli aiuti dell'Fmi è diretta ai paesi europei, mentre altri paesi quali l'Egitto hanno rifiutato aiuti delle istituzioni di Bretton Woods, in quanto le condizionalità macroeconomiche annesse sono contrarie al pubblico interesse.
Oggi i nostri diritti fondamentali e i beni comuni subiscono un attacco senza precedenti, in nome del pareggio di bilancio e dell'uscita dalla crisi prodotta dallo strapotere dei mercati finanziari e dal restringimento progressivo della capacità dei paesi e degli organismi democraticamente eletti di recuperare un potere di indirizzo sulle proprie economie e sulla spesa pubblica.
Ci dicono che non c'è alternativa. I movimenti del Sud del mondo ci mostrano invece che un'alternativa esiste, e dobbiamo pretenderla con determinazione.
Abbiamo il diritto di sapere, e rivendichiamo il nostro diritto di non pagare i debiti odiosi e illegittimi prodotti da chi ha costruito la propria ricchezza con la corruzione e la gestione del potere economico e finanziario con l'unico scopo di soddisfare ragioni private, a chi sui beni comuni vuole continuare ad arricchirsi, sottraendoli al pubblico interesse. Se per pagare il debito pubblico si accumula un debito sociale ed ecologico per queste generazioni e quelle a venire, questo debito non va pagato.
Abbiamo pertanto anzitutto il diritto di sapere come questo debito si è accumulato, le responsabilità politiche, quale non va pagato perché legato a corruzione, fughe di capitali, speculazioni finanziarie, investimenti fallimentari in infrastrutture inutili alla collettività, spese militari e quale può essere rinegoziato. E quale debito andrà pagato, facendo tesoro delle proposte alternative formulate da campagne quali quella di Sbilanciamoci.
Sia in Grecia che in Irlanda, come in Spagna e Francia, movimenti sociali e cittadini chiedono la convocazione di una commissione pubblica di "auditing" del debito, sulla scorta delle esperienze fatte in paesi quali l'Ecuador, il Brasile e le proposte formulate dai movimenti sociali del Sud del mondo.
Un "auditing" del debito italiano è il primo passo per costruire una soluzione politica alla crisi, che possa aprire una via alternativa, che deve necessariamente essere affrontata con maggior democrazia e partecipazione, ed essere improntata su principi di giustizia sociale, economica e ambientale.
Per questo ci opporremo all'introduzione del vincolo di pareggio di bilancio nella Costituzione italiana, giacché quella Costituzione è alla base dei nostri diritti fondamentali che non potranno mai essere messi allo stesso livello degli interessi dei mercati finanziari. A questo sarà necessario aggiungere altre proposte a livello europeo, quali l'adozione di un'imposta sulle transazioni finanziarie, l'abolizione dei paradisi fiscali, la creazione di un'agenzia europea di rating, modalità di indirizzo e controllo politico sulla Banca centrale europea, un'agenzia fiscale europea, l'emissione di eurobonds e il sostegno a programmi virtuosi di spesa per il rilancio delle piena e buona occupazione, una riconversione ecologica dell'economia, un welfare europeo fondato sul reddito di cittadinanza.
Crediamo che la soluzione al problema della crisi debba passare attraverso un rinnovato ruolo dell'Europa, e un rilancio del progetto politico dell'Unione europea, un progetto incompiuto, mentre procede a gran forza l'altra Europa, quella del patto di stabilità, del patto dell'euro. Un rilancio che passa necessariamente attraverso maggior partecipazione e coinvolgimento diretto dei cittadini e cittadine d'Europa come proposto dalle varie campagne per le iniziative dei cittadini europei.
Per questo oggi crediamo che debba partire proprio da Genova un messaggio chiaro. Questa crisi provocata dalle speculazioni finanziarie noi non la vogliamo pagare né farla pagare alle generazioni a venire.
Genova, 22 luglio 2011
*** Raffaella Chiodo, Francesco Martone, Vittorio Agnoletto, Nicola Vallinoto, Raffaella Bolini, Francesco Luca Basile, Maurizio Gubbiotti, Enrico Calamai, Gianfranco Benzi, Mariuccia Cadenasso, Roberto de Montis, Giuseppe Morrone, Loretta Mussi, Silvana Pollice, Roberto Musacchio.
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