di Morya Longo da Sole24ore.com
Quando oggi la Banca centrale europea aprirà i rubinetti della liquidità, gli istituti di credito italiani potranno giocare jolly nuovi di zecca per «prelevare» denaro a Francoforte: le obbligazioni bancarie garantite dallo Stato previste dalla manovra del Governo Monti. Tutte le banche italiane sono già pronte a calare questo jolly, nella speranza di superare la pesante crisi di liquidità che le sta soffocando da mesi: già oggi, secondo le indiscrezioni raccolte dal «Sole 24 Ore», gli istituti italiani hanno a disposizione qualcosa come 50 miliardi di euro di questi nuovi titoli.
Li hanno già creati. Li hanno pronti all'uso. E li utilizzeranno già oggi per andare dalla Bce: questo significa che gli istituti italiani (dai big come Intesa e UniCredit, ai medi come Veneto Banca, Credito Valtellinese, Iccrea, Popolare di Vicenza e Popolare dell'Emilia) hanno la possibilità di prelevare da Francoforte 50 miliardi in più. E, in futuro, potranno arrivare a 228 miliardi di euro. Ecco la nuova 'medicina', artificiale, contro il credit crunch.
Il 'bancomat' della Bce
Per capire questa rivoluzione bisogna partire da Francoforte. La Bce organizza regolarmente delle operazioni di rifinanziamento: si tratta di momenti in cui tutte le banche d'Europa possono prendere in prestito, al tasso super-agevolato dell'1%, tutti i soldi che vogliono. Le quantità sono illimitate. C'è però un solo «paletto»: le banche devono consegnare alla Bce obbligazioni (titoli di Stato, ma anche bond bancari o aziendali) in garanzia per tutto il tempo della durata del finanziamento. Questo negli ultimi tempi è diventato un problema, perché i titoli da dare in garanzia iniziano a scarseggiare.
Ecco perché il Governo Monti (come in altri Paesi) è intervenuto. Ha dato alle banche la possibilità di emettere nuove obbligazioni, su cui lo Stato mette una garanzia senza aumentare il debito pubblico, per un importo massimo pari al patrimonio di vigilanza di ogni istituto. Dato che, secondo Bankitalia, il patrimonio totale delle banche italiane è pari a 228 miliardi di euro, a tanto potrebbero arrivare le nuove emissioni: gli istituti possono quindi creare «artificialmente» nuovi titoli, fino a tale importo, con il solo scopo di darli in garanzia alla Bce. Proprio oggi l'istituto di Francoforte, oltre alle tradizionali operazioni a tre mesi, organizzerà il primo finanziamento illimitato della durata di tre anni: per le banche c'è dunque l'imperdibile occasione di ottenere prestiti al tasso dell'1% di durata triennale.
«Medicina» anti-crisi
Per gli istituti di credito è come manna dal cielo. Oggi, a causa della bufera finanziaria, le banche italiane non riescono infatti a finanziarsi sul mercato obbligazionario. Ieri le obbligazioni triennali di Intesa e UniCredit quotavano con tassi d'interesse anche superiori al 7%: livelli proibitivi. Questo è un grave problema: l'anno prossimo - secondo i dati di Dealogic - gli istituti italiani dovranno infatti rimborsare obbligazioni per 78 miliardi di euro. Se non riuscissero a trovare finanziamenti sul mercato, o se li trovassero a tassi d'interesse da usura, l'intera economia del Paese rischierebbe di bloccarsi.
La Bce, invece, oggi offrirà finanziamenti triennali al tasso dell'1%. Per ottenerli, gli istituti dovranno consegnare titoli obbligazionari e/o i nuovi bond auto-prodotti e garantiti dallo Stato. Considerando i costi di questi nuovi titoli (bisogna pagare una commissione allo Stato che offre la garanzia), per le banche significa comunque finanziarsi a tre anni pagando un tasso lordo intorno al 2%: si tratta di un gran risparmio. Considerando che potranno «creare» nuovi bond per 228 miliardi, questo dovrebbe metterle al riparo per tutto il 2012: «Gli importi sono importanti» spiega l'avvocato Franco Grilli Cicilioni di Clifford Chance. «Questo significa che le banche potranno fare raccolta anche se il mercato obbligazionario dovesse restare chiuso». Insomma: la Bce potrà sostituirsi al mercato e finanziare in toto le banche italiane.
Effetti collaterali
Ma gli istituti potrebbero usare i soldi, prelevati dalla Bce anche grazie ai nuovi titoli, per farne altri usi. Non solo per rimborsare i propri titoli in scadenza, ma anche ‐ testimonia un banchiere ‐ «per ricomprare parte del proprio debito sul mercato a prezzi bassi». Ma le banche potrebbero anche fare altro (caldeggiate dalle stesse Autorità): utilizzare i finanziamenti della Bce (all'1%) per comprare BTp (che rendono il 6,5%). Questo avrebbe il merito di abbassare anche i rendimenti dei BTp e di dare un sollievo allo Stato. Ma avrebbe anche l'effetto collaterale di creare un corto circuito spaventoso: lo Stato mette la garanzia sui bond bancari, le banche li usano per finanziarsi in Bce e con i soldi comprano titoli dello stesso Stato. Non serve un genio per vedere, dietro questa «manna», una potenziale bomba.
Quando oggi la Banca centrale europea aprirà i rubinetti della liquidità, gli istituti di credito italiani potranno giocare jolly nuovi di zecca per «prelevare» denaro a Francoforte: le obbligazioni bancarie garantite dallo Stato previste dalla manovra del Governo Monti. Tutte le banche italiane sono già pronte a calare questo jolly, nella speranza di superare la pesante crisi di liquidità che le sta soffocando da mesi: già oggi, secondo le indiscrezioni raccolte dal «Sole 24 Ore», gli istituti italiani hanno a disposizione qualcosa come 50 miliardi di euro di questi nuovi titoli.
Li hanno già creati. Li hanno pronti all'uso. E li utilizzeranno già oggi per andare dalla Bce: questo significa che gli istituti italiani (dai big come Intesa e UniCredit, ai medi come Veneto Banca, Credito Valtellinese, Iccrea, Popolare di Vicenza e Popolare dell'Emilia) hanno la possibilità di prelevare da Francoforte 50 miliardi in più. E, in futuro, potranno arrivare a 228 miliardi di euro. Ecco la nuova 'medicina', artificiale, contro il credit crunch.
Il 'bancomat' della Bce
Per capire questa rivoluzione bisogna partire da Francoforte. La Bce organizza regolarmente delle operazioni di rifinanziamento: si tratta di momenti in cui tutte le banche d'Europa possono prendere in prestito, al tasso super-agevolato dell'1%, tutti i soldi che vogliono. Le quantità sono illimitate. C'è però un solo «paletto»: le banche devono consegnare alla Bce obbligazioni (titoli di Stato, ma anche bond bancari o aziendali) in garanzia per tutto il tempo della durata del finanziamento. Questo negli ultimi tempi è diventato un problema, perché i titoli da dare in garanzia iniziano a scarseggiare.
Ecco perché il Governo Monti (come in altri Paesi) è intervenuto. Ha dato alle banche la possibilità di emettere nuove obbligazioni, su cui lo Stato mette una garanzia senza aumentare il debito pubblico, per un importo massimo pari al patrimonio di vigilanza di ogni istituto. Dato che, secondo Bankitalia, il patrimonio totale delle banche italiane è pari a 228 miliardi di euro, a tanto potrebbero arrivare le nuove emissioni: gli istituti possono quindi creare «artificialmente» nuovi titoli, fino a tale importo, con il solo scopo di darli in garanzia alla Bce. Proprio oggi l'istituto di Francoforte, oltre alle tradizionali operazioni a tre mesi, organizzerà il primo finanziamento illimitato della durata di tre anni: per le banche c'è dunque l'imperdibile occasione di ottenere prestiti al tasso dell'1% di durata triennale.
«Medicina» anti-crisi
Per gli istituti di credito è come manna dal cielo. Oggi, a causa della bufera finanziaria, le banche italiane non riescono infatti a finanziarsi sul mercato obbligazionario. Ieri le obbligazioni triennali di Intesa e UniCredit quotavano con tassi d'interesse anche superiori al 7%: livelli proibitivi. Questo è un grave problema: l'anno prossimo - secondo i dati di Dealogic - gli istituti italiani dovranno infatti rimborsare obbligazioni per 78 miliardi di euro. Se non riuscissero a trovare finanziamenti sul mercato, o se li trovassero a tassi d'interesse da usura, l'intera economia del Paese rischierebbe di bloccarsi.
La Bce, invece, oggi offrirà finanziamenti triennali al tasso dell'1%. Per ottenerli, gli istituti dovranno consegnare titoli obbligazionari e/o i nuovi bond auto-prodotti e garantiti dallo Stato. Considerando i costi di questi nuovi titoli (bisogna pagare una commissione allo Stato che offre la garanzia), per le banche significa comunque finanziarsi a tre anni pagando un tasso lordo intorno al 2%: si tratta di un gran risparmio. Considerando che potranno «creare» nuovi bond per 228 miliardi, questo dovrebbe metterle al riparo per tutto il 2012: «Gli importi sono importanti» spiega l'avvocato Franco Grilli Cicilioni di Clifford Chance. «Questo significa che le banche potranno fare raccolta anche se il mercato obbligazionario dovesse restare chiuso». Insomma: la Bce potrà sostituirsi al mercato e finanziare in toto le banche italiane.
Effetti collaterali
Ma gli istituti potrebbero usare i soldi, prelevati dalla Bce anche grazie ai nuovi titoli, per farne altri usi. Non solo per rimborsare i propri titoli in scadenza, ma anche ‐ testimonia un banchiere ‐ «per ricomprare parte del proprio debito sul mercato a prezzi bassi». Ma le banche potrebbero anche fare altro (caldeggiate dalle stesse Autorità): utilizzare i finanziamenti della Bce (all'1%) per comprare BTp (che rendono il 6,5%). Questo avrebbe il merito di abbassare anche i rendimenti dei BTp e di dare un sollievo allo Stato. Ma avrebbe anche l'effetto collaterale di creare un corto circuito spaventoso: lo Stato mette la garanzia sui bond bancari, le banche li usano per finanziarsi in Bce e con i soldi comprano titoli dello stesso Stato. Non serve un genio per vedere, dietro questa «manna», una potenziale bomba.
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