I ribelli siriani sono criminali di guerra, a dirlo è Human Right Watch (Hrw), autorevole organizzazione non governativa americana, in un dossier commissionato dalle Nazioni Unite. E’ la prima fonte ufficiale a definire i ribelli siriani, che combattono contro il regime di Bashar al Assad, come criminali. Crimini di guerra, i più gravi. E per una forza di “liberazione” non è un buon biglietto da visita. Secondo il rapporto l’escalation di violenza si deve anche alla presenza crescente di combattenti stranieri.
Dopo le ripetute condanne al governo siriano, considerato responsabile di arresti di massa e torture, oggi nel mirino dell’Onu e dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch finiscono i gruppi di opposizione: nel nuovo rapporto sono documentate decine di esecuzioni sommarie e atti di tortura compiuti dai ribelli ad Aleppo, Idlib e Latakia.
L’Esercito Libero Siriano, tra i principali gruppi di opposizione, ha dichiarato di voler porre fine alle violenze, dopo la pubblica esecuzione ad Aleppo di 14 membri di un clan vicino a Assad. Una dichiarazione che non accontenta le organizzazioni per i diritti umani: “Il vero test è il comportamento reale delle opposizioni – ha commentato il vice direttore di Hrw per il Medio Oriente, Nadim Houry – Le opposizioni hanno sempre detto di voler lottare contro il governo per le sue orrende violazioni dei diritti umani. Ora è tempo che le opposizioni mostrino che cosa intendono”.
E da Ginevra si aggiunge la voce delle Nazioni Unite. Il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, che ha commissionato a Hrw il rapporto, ha parlato di una “crescente e allarmante presenza di elementi islamici stranieri in Siria”. Ovvero, combattenti provenienti dall’estero che stanno radicalizzando il conflitto. Un conflitto in cui è sempre più difficile capire da che parte sta la ragione, e che East Journal ha provato a seguire in questi mesi proponendo e dando risonanza a quelle notizie (sempre testimoniali o documentate) che – lungi dal chiarire – complicano la lettura di una guerra troppo facilmente divisa tra “buoni e cattivi”.
Quella di Hrw è la prima voce autorevole e internazionalmente riconosciuta a confermare la gravità della situazione siriana: una situazione in cui il torto sembra equamente spartito tra le parti in conflitto, ognuna delle quali gode di finanziamenti e rifornimenti militari la cui provenienza, finora, può essere solo oggetto di supposizioni. Attendiamo un prossimo rapporto ufficiale, e nel frattempo continuiamo a fare il nostro lavoro di giornalisti: piantare il seme del dubbio.
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(foto da Diariodelweb)
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