Intervista ad uno studente liceale che ha manifestato
Ludo ha 18 anni. Studia in un liceo di Lambrate, zona Città Studi, a Milano. Ieri era tra gli studenti che hanno manifestato e che sono stati caricati dalla polizia mentre cercavano di portare la loro protesta sotto il grattacielo della Regione Lombardia.
Siamo al solito corteo di inizio dell’anno scolastico con annesse scaramucce con la polizia, o quest’anno c’è qualcosa di diverso? Sono cinque anni che mi muovo nei coordinamenti studenteschi, ma questo è il primo anno che al governo c’è Monti. Questa mattina il mio coordinamento era alla sua prima manifestazione e sono venuti tanti studenti. A Milano ci sono stati tre cortei, uno partito da largo Cairoli, uno, il nostro, da Porta Venezia, e poi uno spezzono che si è staccato dal corteo di Cairoli e ci ha raggiunto per andare in Regione. Protestiamo per la scuola pubblica, certo.
Cioè? Per esempio contro la legge Aprea, una legge regionale che apre i consigli d’amministrazione delle scuole ai privati. Ma anche per la possibilità data ai prèsidi di scegliere i professori fuori dalle graduatorie in base a considerazioni che potrebbero essere personali o addirittura politiche. Ma poi per l’atmosfera pessima che si respira a scuola…
A cosa ti riferisci? Ho sentito che il governo Monti vuole digitalizzare la scuola. Ma di che parlano? Monti non ha fatto altro che tagliare. Da noi ci sono lavagne multimediali, non funzionano e sono chiuse negli sgabuzzini, ma mancano le stanze, una classe deve fare lezione in corridoio. Vivere in questa situazione quando in tv si vedono Fiorito e le sfilate della Minetti fa davvero arrabbiare. Per questo volevamo protestare sotto la Regione con i lavoratori della Nokia e della Jabil. E invece ce l’hanno impedito.
Cosa è successo? Un forte spiegamento di forze dell’ordine ci ha bloccato e ci ha caricato. Per noi è solo il segnale che le istituzioni sanno di avere fallito, hanno paura e si difendono in questo modo.
Davvero queste manifestazioni fanno paura? Non siamo nè in Grecia né in Spagna, non ti sembra di esagerare? Sì, è vero da noi non c’è ancora la mobilitazione che c’è in altri paesi. Ma i motivi sono gli stessi. Noi protestiamo per la scuola, ma soprattutto perché abbiamo paura di quello che ci succederà dopo la scuola. Mi viene il magone se penso a quanta strada mi manca per avere un lavoro e una casa, se li avrò mai, e per trovare i soldi per fare l’università. Questo non ha niente a che fare con il rito iniziatico delle proteste studentesche. Queste sono paure fondate che producono una rabbia autentica inconciliabile con gli scandali della politica o con le politiche messe in campo dal governo Monti. Per questo non sottovaluterei queste manifestazioni. Noi ragazzi siamo arrabbiati, ma anche le famiglie e i professori non riescono più a darci torto.
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