Le nostre urgenti e comuni priorità
per una Europa
democratica, ecologica e femminista
FERMIAMO L’AUSTERITY
E RIVENDICHIAMO UNA REALE DEMOCRAZIA!
L'Europa si trova sul bordo di un precipizio,
proiettata verso l'abisso. Le politiche di austerità portano i popoli
dell'Europa nella povertà, minano la democrazia e smantellano le politiche
sociali. Crescenti disuguaglianze mettono in pericolo la coesione sociale. La
distruzione ecologica sta peggiorando e nello stesso tempo acute crisi
umanitarie devastano i paesi più colpiti. Le donne e i giovani sono i più
colpiti.
L'oligarchia europea impiega metodi sempre
più autoritari per puntellare un fallimentare sistema neoliberista, tutto
questo nonostante una diffusa protesta e resistenza. La democrazia e la pace
sono minacciate. La discriminazione, religiosa, razzista, omofoba, sessista e i
nazionalismi sono in aumento e la crisi si sta aggravando di giorno in giorno.
E’ a rischio ora l’esistenza stessa dell'Unione europea , mentre le attuali
politiche indeboliscono la solidarietà tra i popoli europei.
La nostra priorità è quella di costruire una
Unità Europa basata su uguaglianza, solidarietà e autentica democrazia. Le
istituzioni europee e i governi europei oggi servono gli interessi dei mercati
finanziari, senza alcun rispetto per la sovranità popolare. Devono essere messi
sotto il controllo democratico, così come devono prevalere l'interesse pubblico
e devono essere rispettate le esigenze ecologiche e sociali. Su questi principi
fondiamo le nostre richieste, per una Europa democratica sociale, ecologica e
femminista, in solidarietà con i popoli del mondo.
I)
Porre fine alla schiavitù del debito
Il debito pubblico deriva da scelte
economiche e politiche che ancora sono nell’agenda delle istituzioni e dei
governi europei. Decenni di politiche fiscali regressive hanno
consapevolmente e scandalosamente arricchito una piccola minoranza, mentre le
entrate pubbliche sono diminuite e istituzioni pubbliche, utilizzando soldi
pubblici, hanno salvato le banche dal fallimento. Le politiche di austerità
hanno drenato risorse delle piccole imprese e delle famiglie e aggravato la
recessione. La speculazione sui titoli di stato è un gioco banale per le banche
private, mentre le finanze pubbliche sono state contaminate dalla corruzione e
dalla collusione tra politici e interessi economici privati.
Inoltre, in molti
paesi il debito privato, al contrario di quello nazionale, è dovuto ai prestiti
delle famiglie, un debito aggressivamente promosso dal settore finanziario e
dai governi, al fine di compensare la stagnazione dei salari reali, mentre i
prezzi sono in aumento.
Le misure imposte dalle istituzioni europee e dei governi
sono progettati per far pagare alla gente questo debito. Tuttavia, in gran
parte, il debito può essere considerato illegittimo visto che è stato
accumulato senza alcun riguardo per il bene comune. E' ormai chiaro che alcuni
paesi non saranno mai in grado di rimborsare il loro debito.
I diritti umani
devono venire prima della copertura del debito e i bisogni umani prima del
profitto. Come questione di urgenza, chiediamo misure a
livello europeo per liberare le persone dalla pressione dei mercati finanziari
e dalle politiche di austerità. La fiscalità, le tasse e le politiche monetarie
devono essere modificate in modo da disinnescare la trappola del debito.
Le nostre comuni e urgenti richieste:- Cancellare immediatamente
il «memorandum» imposto dalla Troika ai paesi più indebitati.
Annullare una quota considerevole
del debito pubblico senza danneggiare gli interessi dei piccoli
obbligazionisti, risparmiatori e pensionati. Le banche e il settore
finanziario devono assumere la loro quota delle perdite. Devono essere
definite democraticamente specifiche somme da annullare. A questo scopo, la
creazione di istituti revisori dei cittadini sul debito può essere un
utile strumento.
- Sospendere i rimborsi fino
a quando le popolazioni non saranno protette dal peggioramento della
povertà e dalla disoccupazione e fino a che siano garantiti uno sviluppo economico
e una transizione ecologica, consolidati i servizi pubblici e rafforzati i
diritti sociali ed economici.
- Mirare al segmento più
ricco della popolazione, per un
prelievo di ricchezza una tantum.
- Mandato e obbligo della Banca centrale europea e di
altre istituzioni bancarie pubbliche europee di concedere prestiti
direttamente agli Stati con un basso interesse e sotto il controllo
democratico senza la "riforma" neoliberista di condizionamento
del programma.
II)
Verso un'Europa ecologica e sociale: cancellare
l'austerità
Queste politiche di austerità imposte da istituzioni dell'UE e dai
governi europei creano una spirale verso il basso, distruggono le economie,
aggiungono al deficit, i debiti, la disoccupazione e la povertà e intensificano
la crisi ecologica e il saccheggio dell'ambiente. Nel frattempo, una piccola
minoranza continua ad arricchirsi indebitamente.
Oggi, più della metà
della ricchezza europea è arraffato dal 10% della popolazione. Le attuali politiche sono intenzionalmente studiate per mantenere queste
disuguaglianze, così come il modello
neoliberista che sta devastando il pianeta e ledendo i diritti democratici e
sociali.
Noi chiediamo una
completa inversione di queste politiche e un diverso modello di società che
assicuri la giustizia sociale, l'uguaglianza, una equa distribuzione della
ricchezza, la sostenibilità ecologica e la tutela dei beni comuni.
Le nostre comuni e urgenti richieste:
- Arrestare
l’austerity ora: si sta portando l'Europa nella recessione più profonda.
Annullare o porre il veto ai trattati e ai regolamenti che la ispirano,
come il Patto di Bilancio, il Six-Pack, il Two-pack o il Patto per la
competitività attualmente in discussione. Gli squilibri commerciali
all'interno dell'Unione Monetaria devono essere ridotti tramite delle
politiche nazionali di adeguamento del disavanzo, non imponendo l'austerità
sui paesi in deficit. La politica di bilancio deve rimanere una scelta
democratica.
- Assicurare
una giustizia sociale con giuste, progressive e stabili sistemi di
tassazione delle rendite, delle ricchezze, e dei profitti delle imprese,
con imposte minime effettive applicate in tutti paesi europei. Revocare
l’aumento delle tasse sui consumi, come l’IVA, e ridurre drasticamente
quelle sui beni primari. Bandire paradisi fiscali e rafforzare le misure
contro frodi, elusioni e evasioni fiscali.
- Sviluppare
un sistema pubblico di scala europea con un programma di investimenti
sotto controllo sociale per una transizione sociale e ecologica. Questa
transizione dovrebbe essere basata su politiche industriali ed agricole
che affrontino la crisi ambientale e allo stesso tempo la necessità di
creare milioni di posti di lavoro sicuro e dovrebbe sostenere una
sostenibilità ecologica e attività socialmente utili di interesse
pubblico. Tra queste dovrebbero aumentare i fondi destinati
all’educazione, transizione energetica, trasporto pubblico e sovranità
alimentare. Dovrebbe essere simultaneamente richiesto un taglio alle spese
militari e alle spese dannose socialmente e per l’ambiente. Il bilancio
europeo e quelli nazionali dovranno essere ri-orientati in questa
direzione.
- Rafforzare
e sviluppare i beni sociali e ecologici, ridefinire ed espandere i servizi
pubblici, inclusa la sanità, la ricerca scientifica, la scuola, asili
nido, trasporti e energia, acqua, informazione e cultura, case pubbliche,
credito e così via. Fermare la privatizzazione di questi servizi,
stabilire la loro proprietà pubblica o cooperativa e sotto il controllo
democratico.
III)
Diritti per tutti: no
alla povertà e alla precarietà
Le politiche di austerità attaccano diritti
sociali ed economici e smantellano la protezione sociale.
Queste portano ad una caduta degli standard di vita e in molti paesi
acuti disastri umanitari. Le conseguenze sono
una massiccia disoccupazione e una seria dequalificazione e delle condizioni
di lavoro e di vita. Queste producono un
inaccettabile aumento della povertà: oggi, 120 milioni di persone nella UE sono
nella povertà.
Nel presente contesto
di crisi, queste misure sono addirittura accelerate. Attaccano i diritti del
lavoro e il ruolo dei sindacati, inclusa la loro capacità di organizzare e
contrattare collettivamente. Impongono la competitività come un principio per
dividere i popoli, aumentare i profitti, abbassare i salari e trasformare la
natura e le attività umane in merci. Gli accordi commerciali di libero scambio
sono strumenti di dumpig sociale e ecologico.
Le persone che vivono in condizioni precarie, come i
lavoratori o disoccupati, disabili e
molti pensionati sono tra i più colpiti. Tra di loro, le donne, i giovani e i
migranti sono in prima linea. Le donne sono particolarmente ferite dagli
attacchi ai diritti del lavoro e sono anche costrette a compensare la
demolizione dei servizi pubblici con il lavoro di cura non retribuito, i
diritti fondamentali dei migranti vengono negati e una intera generazione di
giovani europei è sottoposto a un degrado sociale e a una disoccupazione senza
precedenti.
Noi chiediamo
che ogni persona goda di reali diritti democratici, economici, ambientali e
sociali
Le nostre comuni e urgenti richieste:
1. Ripristinare il
diritto alla contrattazione collettiva e il diritto di azione collettiva;
Salvaguardare o ripristinare gli accordi collettivi e i diritti dei lavoratori
minacciati dalle misure di austerità. Garantire la democrazia all'interno del
luogo di lavoro, come diritto fondamentale dei lavoratori. Le norme dell'OIL e
dalla Carta sociale europea devono essere applicate a tutti i lavoratori,
compresi quelli migranti. Porre fine al lavoro precario.
2.
Fermare il dumping sociale e salariale in Europa e nel
mondo, promuovere un terreno comune di garanzie collettive in Europa, in grado
di assicurare sistemi di alto livello di sicurezza sociale e ai diritti
economici, compresi quelli ottenuti mediante accordi internazionali.
3. Aumentare i salari,
stabilire un salario minimo adeguato per ogni lavoratore stabilito per legge o
dai contratti collettivi vincolanti in ogni paese e un reddito minimo
sufficiente per una vita dignitosa. Diminuire l'orario di lavoro senza
diminuire i salari e garantire una giusta ripartizione del lavoro di cura non
retribuito, promuovere occupazione sostenibile e di qualità per tutti, con
condizioni di lavoro dignitose. Diminuire radicalmente i differenziali
salariali nella stessa azienda.
4.
Assicurare il mantenimento della casa alle famiglie
indebitate e in generale il diritto di tutti a un alloggio decente. Assicurare
un accesso effettivo alla prevenzione e all’assistenza sanitaria di qualità per
tutti.
5.
Imporre l'uguaglianza dei salari, delle pensioni e
dell’avanzamento di carriera tra uomini e donne e mettere fuorilegge la discriminazione
in base al sesso, l'origine etnica, la nazionalità o l'orientamento sessuale
nei luoghi di lavoro. Opporsi energicamente alla violenza sulle donne.
6.
Rafforzare il protagonismo sociale e politico dei
migranti. Opporsi alle politiche di criminalizzazione dei migranti e dei
rifugiati. Assicurare parità di diritti
per i migranti e la concessione dell'asilo, chiudere i campi di detenzione,
chiudere l'Agenzia FRONTEX e fermare le sue operazioni alle frontiere dell'UE.
IV)
Per un'economia democratica: rendere le banche al
servizio dell'interesse pubblico
Il crollo del sistema
bancario privato, nel 2008 non è stato un incidente, ma piuttosto una conseguenza diretta della finanza che serve solo gli
interessi degli azionisti e degli speculatori a scapito dell'interesse
pubblico. Negli ultimi decenni, i governi hanno sia autorizzato che
incoraggiato questo sistema accondiscendendo ad ogni richiesta del settore
finanziario. Molti istituti di credito pubblici o di proprietà cooperativa
precedentemente destinate al finanziamento di utili attività regionali sono
state privatizzate. Nel frattempo, l'assenza di regolamentazione ha consentito
alle organizzazioni criminali in tutto il mondo di riciclare denaro e investire
i loro enormi profitti liberamente.
I governi hanno risposto alla crisi iniettando centinaia di miliardi di
euro nei salvataggi delle banche a spese dei contribuenti e fornendo interessi
finanziari con garanzie incondizionate, rafforzando ulteriormente, in tal modo,
le banche private.
Al fine di rendere il
settore bancario e il settore finanziario al servizio dell'interesse pubblico,
della società e dell'ambiente da ora in poi, il potere sproporzionato delle
istituzioni finanziarie deve essere arrestato con una rigorosa regolamentazione
e un controllo pubblico e democratico sulle banche.
Le nostre comuni e urgenti richieste:
1.
Rivedere le ampie garanzie concesse alla finanza privata
e l'esercizio del controllo pubblico in caso di fallimenti bancari in modo da
evitare impatti negativi sulla società. Gli azionisti delle banche fallite,
nonché i loro creditori, devono assumersi la loro parte di perdite. I piani
di rientro delle banche devono essere socializzati.
2.
Imporre una efficace e rigorosa regolamentazione delle
banche e degli altri istituti finanziari. Imporre la completa separazione tra
banche commerciali da quelle di investimento. Vietare l'uso dei paradisi
fiscali e attività fuori bilancio. Abolire le norme sul segreto bancario. Porre
una tassa sulle transazioni finanziarie e ristabilire il controllo sui flussi
di capitali in entrata o in uscita. Rompere con il dogma "troppo grandi
per fallire" rispetto alle banche.
3.
Imporre il controllo democratico sulle banche e sulle
istituzioni finanziarie. Orientare il credito verso attività che creano posti lavoro,
incoraggiano uno sviluppo sociale ed ecologico. Dare priorità e incentivi a
pubblici e collettivi sistemi di credito cooperativo pubblico.
IN PIEDI PER LA
DEMOCRAZIA !
Gli sviluppi attuali
in Europa rappresentano la negazione della democrazia. Non solo è il dibattito
democratico messo a tacere, ma sono in aumento la repressione contro i
movimenti sociali e sono incoraggiate le divisioni tra persone e tra paesi. Il risultato prevedibile è l'ascesa di
movimenti razzisti, di destra o fascisti, perché il risentimento in parte si
orienta contro gli immigrati, i poveri, le minoranze, gli stranieri e / o altri
popoli europei. Il modo migliore per sconfiggere questi movimenti è quello di
sbarazzarsi dell’austerità.
Le alternative ci sono: il nostro compito è
quello di cambiare i rapporti di forza per imporre e costruire una vera
democrazia politica, sociale ed economica in Europa.
Perché ci rifiutiamo
di essere governati da una oligarchia europea auto-nominata,
Perché rifiutiamo lo
sfruttamento delle persone e della natura in Europa e nel resto del mondo,
Perché noi rifiutiamo
il contributo dell'Unione europea ai conflitti e alla militarizzazione,
Perché chiediamo di
porre fine allo sfruttamento e all'oppressione delle donne
e una rottura con il
sistema patriarcale,
Perché vogliamo una
vera democrazia, una reale partecipazione e la sovranità popolare,
Perché vogliamo una
società che dia la priorità alle esigenze ecologiche e sociali,
Stiamo costruendo un
movimento unito
per una Europa
sociale, ecologica, femminista e
democratica!
Sosteniamo e
rafforziamo le nostre rispettive lotte.
Ci impegniamo ad unire le forze e a lottare
insieme per fare delle nostre richieste una realtà
attraverso azioni
nazionali ed europee.
L’ Alter Summit ad
Atene il 7 e 8 giugno 2013 sarà un passo importante in questa direzione.
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