Pubblicato in - rifondazione - 10 giu 2013
di Claudia Regina -É successo ieri. Esco dall’aeroporto. In una camminata di dieci metri vedo solo uomini. Taxisti fuori dalle macchine parlando. Funzionari in maglietta “Posso aiutarti?”. Un uomo con la cravatta, la sua valigetta e il cellulare in mano. Uomini diversi, sparsi in questi 10 metri di cammino. Andando per questi 10 metri mi sento come una gazzella passeggiando tra i leoni. Sono guardata da tutti. Mi misurano. Mi analizzano. Il mio corpo, i miei glutei, i miei seni, i miei capelli, le mie scarpe, la mia pancia. Tutti mi stanno guardando.
É successo quando avevo 13 anni. Praticavo uno sport tutti i giorni. Uscivo dalla palestra e camminavo per circa due isolati fino alla fermata dell’autobus alle sei di sera. Camminavo sul marciapiede quasi vuoto di una grande via. Di queste camminate mi ricordo due momenti memorabili di questa violenza urbana. Macchine che rallentavano quando si avvicinavano, e dentro si sentiva una voce maschile “Sei bella!”. Uomini soli che attraversavano il marciapiede, si guardavano indietro e dicevano “Che delizia”. Io avevo 13 anni. Portavo pantaloni lunghi, scarpe da tennis e maglietta. Adesso moltiplica questo per tutti i giorni della mia vita.
So che per gli uomini è difficile capire come questa possa essere violenza. Noi stesse, donne, ci abituiamo e lasciamo che sia cosí. Ci abituiamo per poter vivere la vita di tutti i giorni. Uno di questi giorni stavo seduta in spiaggia guardando il mare dal quale usciva una giovane. Passó vicino a un tipo che le disse qualcosa. Lei si allontanó e venne camminando verso di me. Le dissi “Buona sera”, lei disse che l’acqua era deliziosa e parlammo un poco. Le domandai se il tipo le avesse detto qualche stupidaggine. Le mi disse “Sí, peró siamo talmente abituate, vero? queste cose le ignoriamo automaticamente”. Il privilegio è invisibile. Per un uomo è possibile riconoscere il privilegio solo se c’è empatia.
Prova a immaginare un mondo dove, per 5 mila anni, tutti gli uomini fossero stati sottomessi, violentati, assassinati, limitati, controllati. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni solo le donne fossero scienziate, fisiche, capi di polizia, matematiche, astronaute, mediche, avvocate, attrici, generali. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni nessun rappresentante del tuo genere si sia distinto in teatro, nell’arte, nel cinema, in televisione. A scuola apprenderesti una storia fatta dalle donne, una scienza fatta dalle donne, un mondo fatto dalle donne.
Nel suo testo “Una stanza tutta per se” Virginia Woolf descrive il perché sarebbe stato impossibile per una ipotetica sorella di Shakespeare scrivere come lui. Woolf dice:
“Quando leggiamo di una strega bruciata, di una donna posseduta dal demonio, una saggia donna vendendo erbe […] credo che stiamo vedendo una scrittrice persa, una poetessa annullata”
Dall’inizio del patriarcato, da 5 mila anni, le donne non ebbero sufficiente libertá per essere scienziate o artiste. Woolf spiega:
“La libertá intellettuale dipende da cose materiali. […] E le donne sono sempre state povere, non solo per duecento anni ma dall’inizio dei tempi”
NDT Per un’analisi piú completa Claudia raccomanda un link in portoghese, io vi consiglio direttamente di leggerlo tutto, visto che si trova in qualsiasi biblioteca
… poi magari qualcuno o qualcuna riesce a mettere trovare online il pdf e mette il link nei commenti
Sebbene il mondo stia cambiando, ancora esistono meno opportunitá e riconoscimenti perché le donne e le minoranze esercitino qualsiasi occupazione intellettuale. I lettori di una pagina Facebook sulla scienza ancora suppongono che il suo autore sia un uomo e commentatori televisivi non considerano le manifestazioni culturali che vengono dalle favelas come vera cultura. É vero: oggi la vita è migliore, soprattutto per le donne occidentali come me. Peró, sebbene sia una donna libera e di successo, che vive in una metropoli culturale, ancora sento sulla pelle le conseguenze di questi 5 mila anni di oppressione. E se tu volessi vedere questa oppressione non avresti bisogno di andare ai libri di storia. Devi solo accendere la televisione.
Rio de Janeiro, 2013. Una coppia viene sequestrata in un furgone. Le sequestratrici si collocarono uno strap on sporco che puzzava di merda e di muffa, e violentarono il ragazzo. Tutte loro, una per una, mettevano quel dildo enorme nel culo del giovane, senza preservativo ne’ lubrificante. La fidanzata, poverina, cercó di fare qualcosa peró la legarono e la presero a pugni e calci. Al leggere la notizia, ti immedesimi nella vittima (che soffrí una delle peggiori violenze fisiche e psicologiche esistenti) o in chi guarda? Naturalmente i generi sono scambiati, la violenza reale successe alla donna.
Di quante violenze sono oggetto solo perché sono una donna?
Nell’infanzia non mi lasciarono essere scout perché non era cosa da bambine. Mi violentarono a otto anni (io e per lo meno due terzi delle donne che conosco e che conosci tu hanno subito una violenza di questo tipo e probabilmente non l’hanno raccontato a nessuno). Ho sofferto durante tutta l’adolescenza perché non mi comportavo in maniera “femminile”. Perché non avevo le tette. Perché non avevo capelli lunghi e lisci. Da sempre la mia sessualitá fu repressa dalla famiglia, dalla societá e dai media. Qualsiasi cosa facessi male mi costava l’accusa di sfaticata.
In uno dei miei primi impieghi ascoltai che le donne non lavorano tanto bene perché sono molto emotive e soffrono di sindrome premestruale. In un altro lavoro il mio capo mi disse che avevo dei brutti capelli e mi pagó un parrucchiere perché me li allisciassi per essere piú presentabile per i clienti. Ho deciso di non essere schiava della depilazione e ricevo sguardi schifati quando mi metto i pantaloncini o le magliette senza maniche. Ho usato molto trucco solo perché la televisione e la pubblicitá fanno vedere donne truccate, e per questo è molto facile sentirsi brutte con il viso pulito.
Tu, uomo, sai cos’è il trucco? C’è un prodotto per fare la pelle omogenea, uno per nascondere le occhiaie, un altro per nascondere le macchie, uno per colorare le guance, uno per esaltare le sopracciglia, un altro per le ciglia, un altro per colorare le palpebre, un altro per colorare le labbra. Quante volte ti sei messo cosí tanta roba in faccia solo perché il tuo capo o al primo appuntamento ti vedranno brutto con la faccia pulita?
Quando sono in metropolitana mi posiziono in un luogo sicuro perché nessuno mi si strusci. Tu lo fai?
Quando vado a riunioni familiari mi chiedono perché sono cosí magra, che ho fatto con i capelli e se ho un fidanzato. A mio cugino chiedono cosa sta studiando e che lavoro fa.
In televisione il 90% delle pubblicitá mi denigrano. Quasi nessun film mi rappresenta o passa il Test di Bechdel. Tutte le donne sono mostrate con vestiti sexy, perfino le eroine che si suppone dovrebbero usare vestiti comodi per le battaglie. Le riviste mi insegnano che il mio obiettivo a letto é piacere a un uomo. Mentre tu, uomo, comparavi il tuo pisello con quello dei tuoi amici, a me, donna, insegnavano che masturbarsi è una cosa molto brutta e che se usavo minigonne non avrei meritato rispetto.
Quanto tempo ho tardato a liberarmi della repressione sessuale e a diventare una donna a cui piace scopare? Quanto tempo ho tardato per liberarmi a letto e provare piacere, mentre alcune delle mie compagne continuano a preoccuparsi se il loro partner vede la cellulite o il rotolo di ciccia e per questo non arrivano all’orgasmo? Quanto tempo ho tardato ad avere il coraggio di guardare un cazzo senza scopare a luce spenta? Quante volte ho ascoltato, mentre guidavo, un “ecco vedi, naturalmente era una DONNA”? Quante volte hai tagliato la strada a qualcuno e hai ascoltato un “ecco vedi, proprio un UOMO”?
Tutto questo per, a fine giornata, andare a cena in un ristorante e non ricevere il conto quando lo chiedo, perché da 5 mila anni sono considerata incapace. E tutto questo, CAZZO, per sentirmi dire che sto esagerando, che il maschilismo non esiste piú.
Questo è un riassunto di quello che soffro o corro il rischio di soffrire tutti i giorni. Io, donna bianca, eterosessuale, di classe media. Le donne nere soffrono piú di me. Quelle povere soffrono piú di me. Le orientali soffrono piú di me. Peró tutte soffriamo dello stesso male: nessun paese del mondo tratta le donne tanto bene come tratta gli uomini. Nessuno. Ne’ Svezia, ne’ Olanda, nemmeno l’Islanda.
In tutto il mondo civilizzato soffriamo violenze e abbiamo meno accesso all’educazione, al lavoro o alla politica.
In tutto il mondo siamo ancora le sorelle di Shakespeare.
E tu, lettore uomo, quando ti abbordano in maniera ostile per la strada, pensi “per favore, che non mi tolga il cellulare” o “per favore, che non mi stupri”?
da malapecora.noblogs.org
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