Fonte: controlacrisi
Angela Merkel apre alla candidatura di Mario Draghi alla guida della BCE: "Conosco Mario Draghi, è una persona molto interessante - ha detto alla stampa tedesca la Merkel - e di grande esperienza è molto vicino alle nostre opinioni sulla stabilità e solidità in materia di politica economica, la Germania potrebbe sostenerne la candidatura alla guida dell'Eurotower". E' proprio questo che ci preoccupa, questa assoluta vicinanza alle ricette liberiste che la BCE e la Germania stanno di fatto imponendo a tutta Europa e con particolare accanimento ai paesi periferici. Sicuramente PDL e PD si spelleranno le mani pensando di avere un italiano alla BCE, ma in realtà stiamo parlando di persone che non hanno interesse alcuno se non riaffermare la logica più fredda della tecnocrazia finanziaria, la storia di Draghi del resto parla chiaro, e nel futuro avremo un'altra voce che chiederà a tutti responsabilità, credibilità, affidabilità (che tradotto vuol dire finanziarie lacrime esangue). Tutte le uscite di Mario Draghi in questo ultimo anno sono servite per riconfermare il sostegno alla folle direzione intrapresa in sede Europea con l'approvazione dell'Euro Plus Pact, il più grande attacco al mondo del lavoro che la storia recente europea abbia mai visto. Un assetto istituzionale che premia la logica monetarista e trasferisce la crisi provocata alle finanze pubbliche senza mai intervenire contro la speculazione. Noi Mario Draghi non lo applaudiamo, perchè sta dall'altra parte della barricata.
Pubblichiamo un articolo uscito qualche anno fa che ricostruisce la storia di Mario Draghi a firma di Francesco Maringiò.
Chi è Mario Draghi?
Francesco Maringiò
Con un consenso "bipartisan", è stato nominato il nuovo presidente di Bankitalia, Mario Draghi. Ma chi è costui?
Di per certo un uomo che riceverà un lauto stipendio (un milione di euro l'anno, pari a oltre 160 milioni, al mese, delle vecchie lire) per presiedere il vertice di Palazzo Koch di Via Nazionale, una delle poltrone più potenti e prestigiose dello scenario italiano.
Direttore generale del Tesoro per oltre dieci anni, è stato fino ad oggi vice presidente di Goldman Sachs. Già questo la dice lunga su molte cose.
Quando nel 2001 il ministro Tremonti lo sostituisce da direttore generale del ministero del Tesoro con Domenico Siniscalco, Draghi torna per un breve periodo ad insegnare negli Stati Uniti, per entrare poi, già nel 2002, in Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa.
La Goldman Sachs è la banca d'affari più potente al mondo e comunemente definita, insieme a: Rothschild, Warburg, Barings ed altre, una delle fazioni vicine agli "imperi anglo-ebraici" e quindi fuori dal controllo dell'altro "potentato economico-religioso" che è l'Opera (Opus Dei) a cui invece apparteneva il religiosissimo Antonio Fazio a lungo tempo difeso, non a caso, dalle gerarchie ecclesiastiche (oggi ad egemonia Opus Dei, il cui capo è proprio Benedetto XVI).
Del resto la rosa dei nomi dei possibili successori di Fazio che sin dal primo momento è circolata[1] non prevedeva una riconferma per un seguace dell'Opera, consumando così un forte scontro al vertice tra gerarchie cattoliche e le lobbies ebraiche.
Già in passato la figura di Draghi è stata alla ribalta delle cronache, soprattutto quando prese parte, il 2 giugno 1992, all'incontro segreto a bordo del Britannia, il panfilo reale della regina Elisabetta II d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia. A bordo vi erano esponenti del mondo bancario (con rappresentanti delle banche Barings, Warburg, Barclays, ecc) e finanziario (oltre a Draghi, George Soros ad altri). Alla presenza della stessa regina Elisabetta che si era occupata dei saluti ufficiali, si era a lungo discusso della necessità di una completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato a prezzi stracciati a seguito di una svalutazione della lira.
Entrambi gli avvenimenti si verificarono presto: nel settembre 1992, durante il governo di Lamberto Dini, l'allora governatore della Banca d'Italia (Ciampi) ritardò una speculazione della sterlina (opera del multimiliardario ungaro-statunitense George Soros[2] ) contro la lira, causandone così una brusca ed immediata svalutazione del 30%. Nel tentativo di arginare il tracollo economico e finanziario del Paese, i governi attuarono pesantissime finanziarie e si prosciugarono le riserve in valuta estera della Banca d’Italia: ben 48 miliardi di dollari (quasi 100 mila miliardi di vecchie lire).
Così come previsto dall'incontro sul Britannia ci fu ben presto una svalutazione della lira e così le privatizzazioni selvagge non tardarono ad arrivare.
Nei successivi dieci anni si sono succeduti diversi ministri del Tesoro e diversi governi (Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi), ma Draghi resta sempre al suo posto prendendo le redini dell'industria e della finanza a partecipazione pubblica in via di privatizzazione e gestendo tale processo.
Sono gli anni delle grandi privatizzazioni, dall'Eni a Telecom da Imi (Draghi dal '91 al '96 sarà nel Cda Imi e dal '93 ne presiederà il Comitato per le Privatizzazioni) a Comit e Bnl e che cambiarono profondamente il profilo economico e finanziario del Paese.
Ma non è solo la sua filiazione alla Goldman Sachs a destare perplessità. La sua figura è fortemente legata ad altre istituzioni quali la Banca Mondiale ed il gruppo Bilderberg[3].
La sua nomina è comunque arrivata, in modo tempestivo dopo le dimissioni di Antonio Fazio, con un plauso quasi unanime tra governo e principali partiti d'opposizione. La qualcosa non deve stupire: i principali ministri che hanno varato, assieme a Draghi, la lunga stagione delle privatizzazioni sono stati proprio Ciampi, Giuliano Amato e Vincenzo Visco.
A dieci anni i risultati di quella intensa stagione di privatizzazioni e svendita del patrimonio produttivo industriale a partecipazione statale sono sotto gli occhi di tutti: povertà diffusa, perdita di competitività, chiusura di interi stabilimenti e plessi produttivi, che si sommano (e contemporaneamente causano) grandi disagi e difficoltà economiche e sociali all'intero Paese.
C'è solo da augurarsi che un probabile futuro governo di centro-sinistra e la promozione di Draghi da direttore generale a presidente della Banca d'Italia, non continuino nel solco già tracciato e tristemente sperimentato dei primi anni novanta.
Ma a ben guardare, le nuvole che in questi giorni si addensano nel cielo delle finanza italiana, non lasciano ben sperare.
[1] Tra gli altri, i più "quotati" erano: Mario Draghi (Banca Mondiale, gruppo Bilderberg, vice presidente della Goldman Sachs), che è poi stato eletto; Mario Monti (Bilderberg, appena "assunto" dalla Goldman Sachs) subito auto-sospesosi dalla competizione; Tommaso Padoa Schioppa (Aspen Institute, Commissione Trilaterale- commissione elitaria che lega USA, Europa, Giappone-, Bilderberg); Domenico Siniscalco (RIIA, Royal Institute for International Affairs, il governo "ombra" britannico); Vittorio Grilli (Aspen Institute); Lamberto Dini (ex vice presidente della BIS - la Banca per i Regolamenti Internazionali-, Cavaliere di Gran Croce, Fondo Monetario Internazionale).
[2] Esperto nel far fallire economie di interi paesi, è una delle colonne portanti dell'establishment statunitense, con ruoli di regia in speculazioni finanziarie e golpe politici in aree instabili. Recentemente ha incontrato sia Francesco Rutelli che Romano Prodi, quest'ultimo ex consulente della Goldman Sachs.
[3] Fortemente legato all'amministrazione Usa, questo gruppo vede la partecipazione di esponenti della politica e della finanza internazionale come José Barroso, presidente della Commissione Europea e Jean-Claude Trichet, governatore della Banca Centrale Europea. Dal 5 all'8 maggio scorso il gruppo Bilderberg ha tenuto, alla vigilia di una trionfante visita del presidente Bush in tutta Europa, un meeting in Germania in un lussuoso hotel sulle coste di lago a 60 km ad est di Monaco di Baviera. Questo meeting ha visto la presenza, tra gli altri, di: Henry Kissinger, Richard Perle, Rockefeller e Paul Wolfowitz e, tra gli italiani, di: Franco Bernabè (vice presidente Rothschild Europe), John Elkann (vice presidente FIAT S.p.A.), Mario Monti (Università Bocconi, Commissione Europea), Tommaso Padoa-Schioppa (Banca Centrale Europea), Paolo Scaroni (ENEL S.p.A.) e Domenico Siniscalco (docente universitario e, all'epoca, Ministro dell'Economia e delle Finanze).
Pubblichiamo un articolo uscito qualche anno fa che ricostruisce la storia di Mario Draghi a firma di Francesco Maringiò.
Chi è Mario Draghi?
Francesco Maringiò
Con un consenso "bipartisan", è stato nominato il nuovo presidente di Bankitalia, Mario Draghi. Ma chi è costui?
Di per certo un uomo che riceverà un lauto stipendio (un milione di euro l'anno, pari a oltre 160 milioni, al mese, delle vecchie lire) per presiedere il vertice di Palazzo Koch di Via Nazionale, una delle poltrone più potenti e prestigiose dello scenario italiano.
Direttore generale del Tesoro per oltre dieci anni, è stato fino ad oggi vice presidente di Goldman Sachs. Già questo la dice lunga su molte cose.
Quando nel 2001 il ministro Tremonti lo sostituisce da direttore generale del ministero del Tesoro con Domenico Siniscalco, Draghi torna per un breve periodo ad insegnare negli Stati Uniti, per entrare poi, già nel 2002, in Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa.
La Goldman Sachs è la banca d'affari più potente al mondo e comunemente definita, insieme a: Rothschild, Warburg, Barings ed altre, una delle fazioni vicine agli "imperi anglo-ebraici" e quindi fuori dal controllo dell'altro "potentato economico-religioso" che è l'Opera (Opus Dei) a cui invece apparteneva il religiosissimo Antonio Fazio a lungo tempo difeso, non a caso, dalle gerarchie ecclesiastiche (oggi ad egemonia Opus Dei, il cui capo è proprio Benedetto XVI).
Del resto la rosa dei nomi dei possibili successori di Fazio che sin dal primo momento è circolata[1] non prevedeva una riconferma per un seguace dell'Opera, consumando così un forte scontro al vertice tra gerarchie cattoliche e le lobbies ebraiche.
Già in passato la figura di Draghi è stata alla ribalta delle cronache, soprattutto quando prese parte, il 2 giugno 1992, all'incontro segreto a bordo del Britannia, il panfilo reale della regina Elisabetta II d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia. A bordo vi erano esponenti del mondo bancario (con rappresentanti delle banche Barings, Warburg, Barclays, ecc) e finanziario (oltre a Draghi, George Soros ad altri). Alla presenza della stessa regina Elisabetta che si era occupata dei saluti ufficiali, si era a lungo discusso della necessità di una completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato a prezzi stracciati a seguito di una svalutazione della lira.
Entrambi gli avvenimenti si verificarono presto: nel settembre 1992, durante il governo di Lamberto Dini, l'allora governatore della Banca d'Italia (Ciampi) ritardò una speculazione della sterlina (opera del multimiliardario ungaro-statunitense George Soros[2] ) contro la lira, causandone così una brusca ed immediata svalutazione del 30%. Nel tentativo di arginare il tracollo economico e finanziario del Paese, i governi attuarono pesantissime finanziarie e si prosciugarono le riserve in valuta estera della Banca d’Italia: ben 48 miliardi di dollari (quasi 100 mila miliardi di vecchie lire).
Così come previsto dall'incontro sul Britannia ci fu ben presto una svalutazione della lira e così le privatizzazioni selvagge non tardarono ad arrivare.
Nei successivi dieci anni si sono succeduti diversi ministri del Tesoro e diversi governi (Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi), ma Draghi resta sempre al suo posto prendendo le redini dell'industria e della finanza a partecipazione pubblica in via di privatizzazione e gestendo tale processo.
Sono gli anni delle grandi privatizzazioni, dall'Eni a Telecom da Imi (Draghi dal '91 al '96 sarà nel Cda Imi e dal '93 ne presiederà il Comitato per le Privatizzazioni) a Comit e Bnl e che cambiarono profondamente il profilo economico e finanziario del Paese.
Ma non è solo la sua filiazione alla Goldman Sachs a destare perplessità. La sua figura è fortemente legata ad altre istituzioni quali la Banca Mondiale ed il gruppo Bilderberg[3].
La sua nomina è comunque arrivata, in modo tempestivo dopo le dimissioni di Antonio Fazio, con un plauso quasi unanime tra governo e principali partiti d'opposizione. La qualcosa non deve stupire: i principali ministri che hanno varato, assieme a Draghi, la lunga stagione delle privatizzazioni sono stati proprio Ciampi, Giuliano Amato e Vincenzo Visco.
A dieci anni i risultati di quella intensa stagione di privatizzazioni e svendita del patrimonio produttivo industriale a partecipazione statale sono sotto gli occhi di tutti: povertà diffusa, perdita di competitività, chiusura di interi stabilimenti e plessi produttivi, che si sommano (e contemporaneamente causano) grandi disagi e difficoltà economiche e sociali all'intero Paese.
C'è solo da augurarsi che un probabile futuro governo di centro-sinistra e la promozione di Draghi da direttore generale a presidente della Banca d'Italia, non continuino nel solco già tracciato e tristemente sperimentato dei primi anni novanta.
Ma a ben guardare, le nuvole che in questi giorni si addensano nel cielo delle finanza italiana, non lasciano ben sperare.
[1] Tra gli altri, i più "quotati" erano: Mario Draghi (Banca Mondiale, gruppo Bilderberg, vice presidente della Goldman Sachs), che è poi stato eletto; Mario Monti (Bilderberg, appena "assunto" dalla Goldman Sachs) subito auto-sospesosi dalla competizione; Tommaso Padoa Schioppa (Aspen Institute, Commissione Trilaterale- commissione elitaria che lega USA, Europa, Giappone-, Bilderberg); Domenico Siniscalco (RIIA, Royal Institute for International Affairs, il governo "ombra" britannico); Vittorio Grilli (Aspen Institute); Lamberto Dini (ex vice presidente della BIS - la Banca per i Regolamenti Internazionali-, Cavaliere di Gran Croce, Fondo Monetario Internazionale).
[2] Esperto nel far fallire economie di interi paesi, è una delle colonne portanti dell'establishment statunitense, con ruoli di regia in speculazioni finanziarie e golpe politici in aree instabili. Recentemente ha incontrato sia Francesco Rutelli che Romano Prodi, quest'ultimo ex consulente della Goldman Sachs.
[3] Fortemente legato all'amministrazione Usa, questo gruppo vede la partecipazione di esponenti della politica e della finanza internazionale come José Barroso, presidente della Commissione Europea e Jean-Claude Trichet, governatore della Banca Centrale Europea. Dal 5 all'8 maggio scorso il gruppo Bilderberg ha tenuto, alla vigilia di una trionfante visita del presidente Bush in tutta Europa, un meeting in Germania in un lussuoso hotel sulle coste di lago a 60 km ad est di Monaco di Baviera. Questo meeting ha visto la presenza, tra gli altri, di: Henry Kissinger, Richard Perle, Rockefeller e Paul Wolfowitz e, tra gli italiani, di: Franco Bernabè (vice presidente Rothschild Europe), John Elkann (vice presidente FIAT S.p.A.), Mario Monti (Università Bocconi, Commissione Europea), Tommaso Padoa-Schioppa (Banca Centrale Europea), Paolo Scaroni (ENEL S.p.A.) e Domenico Siniscalco (docente universitario e, all'epoca, Ministro dell'Economia e delle Finanze).
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