E paga tasse più basse dei suoi dipendenti
di Vittorio Malagutti - Fonte: ilfattoquotidiano
Il Lingotto regala al manager italo-canadese un pacchetto di azioni a titolo di compenso supplementare. Alla somma multimilionaria è applicabile un'imposta massima del 30% prevista a norma di legge per i guadagni dei soggetti residenti all'estero (l'ad risiede infatti in Svizzera). Si tratta di un'aliquota inferiore a quella di migliaia di suoi lavoratori
Chissà, forse in un futuro prossimo il governo di Mario Monti riuscirà a centrare quello che, a parole, è uno degli obiettivi dell’esecutivo. E cioè spostare il peso delle imposte dal lavoro al capitale, dalla produzione alle rendite. Obiettivo ambizioso per un Paese come l’Italia dove finanzieri e speculatori vari finiscono il più delle volte per pagare meno tasse di imprenditori e lavoratori dipendenti. Un esempio concreto? Eccolo. Sergio Marchionne ha da poco ricevuto in regalo dalla Fiat, a titolo di compenso supplementare, un pacchetto di azioni che vale in Borsa oltre 50 milioni di euro.
Ebbene, l’imposta massima su questo gradito omaggio multimilionario non supera il 30 per cento. Tutto regolare. Questa, infatti, è l’aliquota prevista a norma di legge per i guadagni dei soggetti residenti all’estero. E Marchionne, come noto, agli occhi del Fisco nostrano risiede a Walchwil, nel cantone svizzero di Zug, uno dei più generosi delle Confederazione per quanto riguarda le tasse. Insomma, a conti fatti, il gran capo del Lingotto pagherà su questo maxi premio di 50 milioni un’aliquota inferiore a quella di migliaia di suoi dipendenti. Per esempio i quadri e dirigenti Fiat, che sono tassati fino al 43 per cento per la parte di reddito superiore ai 75 mila euro l’anno.
Possibile? Possibile che Marchionne se la cavi così a buon mercato? La conferma arriva dal quartier generale del Lingotto. Un comunicato stampa della Fiat ha reso noto che venerdì scorso il numero uno del gruppo ha venduto in Borsa 600 mila titoli Fiat auto e altrettanti di Fiat industrial, che produce camion e trattori. L’operazione ha fruttato al manager poco più di 7, 5 milioni di euro. L’incasso, spiega il comunicato del Lingotto, servirà a far fronte “agli oneri fiscali derivanti dalla assegnazione” di 4 milioni di azioni Fiat auto e di altrettanti Fiat industrial.
In sostanza, l’azienda torinese ha regalato all’amministratore delegato un pacchetto di titoli che ai prezzi correnti di Borsa, vale 50, 4 milioni euro. Questo regalo, chiamato in gergo stock grant, è espressamente previsto nel contratto di Marchionne, poi ratificato da delibere del consiglio di amministrazione e dell’assemblea dei soci. In altre parole, il manager italo-canadese avrebbe liquidato una parte delle azioni appena ricevute in regalo per far fronte alle imposte su quelle stesse azioni.
Non è finita. Il comunicato della Fiat spiega che “nei prossimi giorni” Marchionne metterà in vendita 370 mila azioni Fiat auto e altrettante Fiat industrial. A meno di repentini cali delle quotazioni, la nuova cessione dovrebbe fruttare almeno 4,5 milioni. In totale, quindi, il numero uno del Lingotto ha liquidato titoli del valore di circa 12 milioni al solo scopo di far fronte alle imposte sui 50 milioni di stock grant. Le imposte, quindi, valgono il 24 per cento del compenso supplementare assegnato al manager, che va ad aggiungersi alla retribuzione ordinaria (3,4 milioni nel 2010, ultimo dato disponibile). Al momento non è dato sapere se Marchionne in futuro venderà altre azioni del suo tesoretto personale per saldare i conti col Fisco. Di sicuro però la sua aliquota personale non potrà superare il 30 per cento. La stessa che, peraltro, già paga sul resto del suo stipendio milionario. Un trattamento che appare a dir poco favorevole, a maggior ragione se, come in questo caso, i guadagni di Marchionne derivano, di fatto, da operazioni di Borsa.
Sarà una semplice coincidenza, o forse no, ma il numero uno del Lingotto ha dimostrato un’ottima scelta di tempo per liquidare i suoi titoli. Venerdì scorso, infatti, le quotazioni di Fiat erano molto vicine ai massimi degli ultimi tre mesi. Ieri invece è arrivato il giudizio negativo di Standard&Poor’s che ha messo sotto osservazione il debito a lungo termine del gruppo. E le azioni, come sempre in questi casi, hanno perso quota: meno 2, 1 Fiat spa e meno 2, 8 per cento Fiat industrial. Marchionne però era già passato alla cassa.
Da Il Fatto Quotidiano del 7 febbraio 2012
di Vittorio Malagutti - Fonte: ilfattoquotidiano
Il Lingotto regala al manager italo-canadese un pacchetto di azioni a titolo di compenso supplementare. Alla somma multimilionaria è applicabile un'imposta massima del 30% prevista a norma di legge per i guadagni dei soggetti residenti all'estero (l'ad risiede infatti in Svizzera). Si tratta di un'aliquota inferiore a quella di migliaia di suoi lavoratori
Chissà, forse in un futuro prossimo il governo di Mario Monti riuscirà a centrare quello che, a parole, è uno degli obiettivi dell’esecutivo. E cioè spostare il peso delle imposte dal lavoro al capitale, dalla produzione alle rendite. Obiettivo ambizioso per un Paese come l’Italia dove finanzieri e speculatori vari finiscono il più delle volte per pagare meno tasse di imprenditori e lavoratori dipendenti. Un esempio concreto? Eccolo. Sergio Marchionne ha da poco ricevuto in regalo dalla Fiat, a titolo di compenso supplementare, un pacchetto di azioni che vale in Borsa oltre 50 milioni di euro.
Ebbene, l’imposta massima su questo gradito omaggio multimilionario non supera il 30 per cento. Tutto regolare. Questa, infatti, è l’aliquota prevista a norma di legge per i guadagni dei soggetti residenti all’estero. E Marchionne, come noto, agli occhi del Fisco nostrano risiede a Walchwil, nel cantone svizzero di Zug, uno dei più generosi delle Confederazione per quanto riguarda le tasse. Insomma, a conti fatti, il gran capo del Lingotto pagherà su questo maxi premio di 50 milioni un’aliquota inferiore a quella di migliaia di suoi dipendenti. Per esempio i quadri e dirigenti Fiat, che sono tassati fino al 43 per cento per la parte di reddito superiore ai 75 mila euro l’anno.
Possibile? Possibile che Marchionne se la cavi così a buon mercato? La conferma arriva dal quartier generale del Lingotto. Un comunicato stampa della Fiat ha reso noto che venerdì scorso il numero uno del gruppo ha venduto in Borsa 600 mila titoli Fiat auto e altrettanti di Fiat industrial, che produce camion e trattori. L’operazione ha fruttato al manager poco più di 7, 5 milioni di euro. L’incasso, spiega il comunicato del Lingotto, servirà a far fronte “agli oneri fiscali derivanti dalla assegnazione” di 4 milioni di azioni Fiat auto e di altrettanti Fiat industrial.
In sostanza, l’azienda torinese ha regalato all’amministratore delegato un pacchetto di titoli che ai prezzi correnti di Borsa, vale 50, 4 milioni euro. Questo regalo, chiamato in gergo stock grant, è espressamente previsto nel contratto di Marchionne, poi ratificato da delibere del consiglio di amministrazione e dell’assemblea dei soci. In altre parole, il manager italo-canadese avrebbe liquidato una parte delle azioni appena ricevute in regalo per far fronte alle imposte su quelle stesse azioni.
Non è finita. Il comunicato della Fiat spiega che “nei prossimi giorni” Marchionne metterà in vendita 370 mila azioni Fiat auto e altrettante Fiat industrial. A meno di repentini cali delle quotazioni, la nuova cessione dovrebbe fruttare almeno 4,5 milioni. In totale, quindi, il numero uno del Lingotto ha liquidato titoli del valore di circa 12 milioni al solo scopo di far fronte alle imposte sui 50 milioni di stock grant. Le imposte, quindi, valgono il 24 per cento del compenso supplementare assegnato al manager, che va ad aggiungersi alla retribuzione ordinaria (3,4 milioni nel 2010, ultimo dato disponibile). Al momento non è dato sapere se Marchionne in futuro venderà altre azioni del suo tesoretto personale per saldare i conti col Fisco. Di sicuro però la sua aliquota personale non potrà superare il 30 per cento. La stessa che, peraltro, già paga sul resto del suo stipendio milionario. Un trattamento che appare a dir poco favorevole, a maggior ragione se, come in questo caso, i guadagni di Marchionne derivano, di fatto, da operazioni di Borsa.
Sarà una semplice coincidenza, o forse no, ma il numero uno del Lingotto ha dimostrato un’ottima scelta di tempo per liquidare i suoi titoli. Venerdì scorso, infatti, le quotazioni di Fiat erano molto vicine ai massimi degli ultimi tre mesi. Ieri invece è arrivato il giudizio negativo di Standard&Poor’s che ha messo sotto osservazione il debito a lungo termine del gruppo. E le azioni, come sempre in questi casi, hanno perso quota: meno 2, 1 Fiat spa e meno 2, 8 per cento Fiat industrial. Marchionne però era già passato alla cassa.
Da Il Fatto Quotidiano del 7 febbraio 2012
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