Daniela Preziosi - ilmanifesto -
Assemblea aperta per il «soggetto politico nuovo». Sette minuti a testa, poi si vota il nome. Appuntamento il 28 aprile, si lavora al programma. «Niente di deciso», ma si punta al 2013. Si inizia subito in difesa dell’art. 18
Il toto-nome già impazza. Perché, alla sinistra è chiaro dai tempi dello scioglimento del Pci, il nome è la cosa. Quindi ad appassionarsi alla scelta del nome del «soggetto politico nuovo» (lanciato da un «manifesto» sottoscritto da molti intellettuali e politici) sono in tanti. «Lavoro e beni comuni» il più gettonato. E «Libertà è partecipazione»; o «Democrazia comune», ma poi la sigla sarebbe Dc, sconsigliabile. Così come «Democrazia e partecipazione»: anche «Dp» non è alla sua prima uscita. «AltrItalia», «AltrEuropa». Per questo durante «l’assemblea nazionale aperta», convocata il 28 aprile a Firenze, saranno piazzate le urne per votare il nome, scelto nella rosa dei quattro più postati online. Il simbolo seguirà, tre agenzie si sono già offerte di lavorarci.
Oggi partono le convocazioni per l’iniziativa. Con una mail indirizzata a ognuno dei (a ieri) 3802 sottoscrittori, e telefonate ai tanti che – sulla rete ma anche sul nostro giornale – sono intervenuti anche criticando l’iniziativa. Gli organizzatori si aspettano grandi cose se hanno deciso di attrezzare per 1200 persone il ridotto del Mandela Forum (accanto allo Stadio).
Nessuna scaletta precostituita, solo indicazioni «di metodo democratico, partecipativo e fattivo nello stesso tempo». Sessione plenaria la mattina, relazione iniziale degli organizzatori max 15 minuti, sette minuti a intervento, facendo i conti ci escono una ventina di persone, con proposte finali di coordinamento nazionale e regole (da inviare prima al sito www.soggettopoliticonuovo.it). Votazione. Poi, dalle 15 e 30, dibattito nelle commissioni, per lavorare su programma e forma organizzativa. Quanto alla forma, «la crisi dei partiti si sta trasformando in crisi di legittimazione del modello democratico», scrivono gli organizzatori, e allora per «spezzare la spirale della sfiducia e dell’inazione» il soggetto nuovo non sarà uno dei tanti partiti, ma comunque «uno strumento costituzionale di partecipazione della cittadinanza alla vita democratica del paese, che intende essere protagonista non marginale né minoritario della lotta politica». Uno strumento «non esclusivo», orientato «al rigoroso principio di legalità e a un’assoluta trasparenza e condivisione dei processi decisionali», con una struttura a rete nei territori, «non centralistica, ma neppure acefala», con un’associazione di scopo per aprire un conto corrente per un finanziamento trasparente, come ossessivamente raccomandano tutti i visitatori del sito (più di 30mila dalla pubblicazione del manifesto).
Da qui al nodo delle elezioni il passo è breve. Intanto perché questo primo appuntamento arriva a una settimana dalle amministrative, e tra gli invitati ci sono molti candidati. E poi perché, benché «nulla sia già deciso», sul voto politico, «non potremo ignorare quella scadenza, in primo luogo perché quanto avverrà nel 2013 avrà un effetto decisivo sul destino della nostra democrazia». Già in molti si sono espressi a questo proposito, anche a partire dalle proposte del sindaco di Napoli De Magistris.
Il come, soprattutto il cosa: questa prima assemblea deve servire a indicare un percorso di incontri territoriali «programmatici». E se il «manifesto» di partenza aveva un gruppo di redattori (Bagni, Ginsborg, Giorno, Giunti, Lucarelli, Mattei, Pirotta, Revelli, Torelli), la prossima fase, che approderà in una «due giorni» di fondazione a metà giugno, non sarà affidata – assicurano gli stessi – a nessun think thank.
Nell’immediato c’è un altro nodo da affrontare, per rispondere ad alcune delle critiche più pungenti: le iniziative con cui «stare dentro la battaglia per i diritti del lavoro» a fianco «a chi, come la Fiom, si batte in prima linea». Il parlamento ha giurato l’approvazione della riforma del mercato del lavoro entro maggio. La difesa dell’art. 18 sarà, con ogni probabilità, il primo banco di prova del «soggetto nuovo».
Assemblea aperta per il «soggetto politico nuovo». Sette minuti a testa, poi si vota il nome. Appuntamento il 28 aprile, si lavora al programma. «Niente di deciso», ma si punta al 2013. Si inizia subito in difesa dell’art. 18
Il toto-nome già impazza. Perché, alla sinistra è chiaro dai tempi dello scioglimento del Pci, il nome è la cosa. Quindi ad appassionarsi alla scelta del nome del «soggetto politico nuovo» (lanciato da un «manifesto» sottoscritto da molti intellettuali e politici) sono in tanti. «Lavoro e beni comuni» il più gettonato. E «Libertà è partecipazione»; o «Democrazia comune», ma poi la sigla sarebbe Dc, sconsigliabile. Così come «Democrazia e partecipazione»: anche «Dp» non è alla sua prima uscita. «AltrItalia», «AltrEuropa». Per questo durante «l’assemblea nazionale aperta», convocata il 28 aprile a Firenze, saranno piazzate le urne per votare il nome, scelto nella rosa dei quattro più postati online. Il simbolo seguirà, tre agenzie si sono già offerte di lavorarci.
Oggi partono le convocazioni per l’iniziativa. Con una mail indirizzata a ognuno dei (a ieri) 3802 sottoscrittori, e telefonate ai tanti che – sulla rete ma anche sul nostro giornale – sono intervenuti anche criticando l’iniziativa. Gli organizzatori si aspettano grandi cose se hanno deciso di attrezzare per 1200 persone il ridotto del Mandela Forum (accanto allo Stadio).
Nessuna scaletta precostituita, solo indicazioni «di metodo democratico, partecipativo e fattivo nello stesso tempo». Sessione plenaria la mattina, relazione iniziale degli organizzatori max 15 minuti, sette minuti a intervento, facendo i conti ci escono una ventina di persone, con proposte finali di coordinamento nazionale e regole (da inviare prima al sito www.soggettopoliticonuovo.it). Votazione. Poi, dalle 15 e 30, dibattito nelle commissioni, per lavorare su programma e forma organizzativa. Quanto alla forma, «la crisi dei partiti si sta trasformando in crisi di legittimazione del modello democratico», scrivono gli organizzatori, e allora per «spezzare la spirale della sfiducia e dell’inazione» il soggetto nuovo non sarà uno dei tanti partiti, ma comunque «uno strumento costituzionale di partecipazione della cittadinanza alla vita democratica del paese, che intende essere protagonista non marginale né minoritario della lotta politica». Uno strumento «non esclusivo», orientato «al rigoroso principio di legalità e a un’assoluta trasparenza e condivisione dei processi decisionali», con una struttura a rete nei territori, «non centralistica, ma neppure acefala», con un’associazione di scopo per aprire un conto corrente per un finanziamento trasparente, come ossessivamente raccomandano tutti i visitatori del sito (più di 30mila dalla pubblicazione del manifesto).
Da qui al nodo delle elezioni il passo è breve. Intanto perché questo primo appuntamento arriva a una settimana dalle amministrative, e tra gli invitati ci sono molti candidati. E poi perché, benché «nulla sia già deciso», sul voto politico, «non potremo ignorare quella scadenza, in primo luogo perché quanto avverrà nel 2013 avrà un effetto decisivo sul destino della nostra democrazia». Già in molti si sono espressi a questo proposito, anche a partire dalle proposte del sindaco di Napoli De Magistris.
Il come, soprattutto il cosa: questa prima assemblea deve servire a indicare un percorso di incontri territoriali «programmatici». E se il «manifesto» di partenza aveva un gruppo di redattori (Bagni, Ginsborg, Giorno, Giunti, Lucarelli, Mattei, Pirotta, Revelli, Torelli), la prossima fase, che approderà in una «due giorni» di fondazione a metà giugno, non sarà affidata – assicurano gli stessi – a nessun think thank.
Nell’immediato c’è un altro nodo da affrontare, per rispondere ad alcune delle critiche più pungenti: le iniziative con cui «stare dentro la battaglia per i diritti del lavoro» a fianco «a chi, come la Fiom, si batte in prima linea». Il parlamento ha giurato l’approvazione della riforma del mercato del lavoro entro maggio. La difesa dell’art. 18 sarà, con ogni probabilità, il primo banco di prova del «soggetto nuovo».
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