Riteniamo doveroso condividere con i sostenitori della campagna Zero Zero Cinque i nostri sforzi di interlocuzione pubblica con i rappresentanti delle istituzioni italiane per discutere della proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie sostenuta da oltre 50 organizzazioni promotrici della nostra campagna. Milioni di occhi puntati su una proposta di buon senso, facilmente implementabile e dai risvolti senza ombra di dubbio positivi per i cittadini di oggi e le future generazioni.
La campagna Zero Zero Cinque ha da sempre cercato di affiancare al lavoro di sensibilizzazione dei cittadini sul tema della necessaria regolamentazione della finanza internazionale (partendo dalla narrazione delle gravi conseguenze che l’avidità, l’azzardo e lo strapotere di pochi grandi attori finanziari ha sulla quotidianità dei più) a un’attività di pressione sulle istituzioni nazionali. Istituzioni che hanno il reale potere di abbracciare e far propria la proposta, persuadere partner europei (in un’epoca in cui l’Europa è chiamata a fare da apripista sulle misure di regolamentazione finanziaria) e favorire il lancio di un primo “granello di sabbia” negli ingranaggi turbolenti della finanza speculativa.
E’ comprensibile come l’opposizione di lobby bancarie e le pressioni dei gruppi di potere finanziario sui “decisori” politici rappresentino un forte ostacolo per il successo della nostra “missione”. E’ altrettanto chiaro che alcuni aspetti tecnici della proposta possano necessitare un doveroso approfondimento. Ma l’indignazione e il sentimento di ingiustizia che percorre la società civile non possono restare inascoltati.
Ci sono momenti storici in cui i cittadini hanno più che mai bisogno di messaggi chiari, trasparenti, alla luce del sole. Ci sono momenti storici in cui gli stessi cittadini mostrano una caparbietà senza uguali nel proporre soluzioni a problemi secolari. L’attesa per l’ascolto da parte delle istituzioni delle istanze dei cittadini cresce e il silenzio o le mezze parole proferite sono la peggiore risposta che i nostri “rappresentanti” possono darci. La risposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze che pubblichiamo sottolinea uno strano modo di concepire un confronto cercato con insistenza da più di due anni, sebbene indirizzato a diversi interlocutori all’interno dello stesso Ministero. La lettera rimanda la nostra richiesta di incontro a una data da definirsi, in attesa di un contesto politico più chiaro, un “ci stiamo lavorando” che sembra non concepire l’incontro con la società civile come parte integrante del processo di definizione della proposta e del posizionamento italiano.
Sono in corsi negoziati serrati, ma ad oggi non sappiamo chi all’interno del Ministero ha il compito di seguirli e quale sia il reale posizionamento italiano sugli aspetti più tecnici della proposta in discussione in seno all’UE. La consultazione pubblica sulla proposta di direttiva europea indetta dal MEF lo scorso novembre ci ha permesso come campagna di far pervenire il nostro contributo ma una valutazione poco chiara dei pochissimi contributi inoltrati al MEF e la destinazione ad oggi sconosciuta degli stessi ci lasciano insoddisfatti e perplessi sulla reale portata di questa consultazione. Cosa pensano al Ministero della proposta di direttiva della Commissione Europea sulla TTF continentale? Come si pone l’esecutivo italiano sull’eventualità di seguire la procedura della cooperazione rafforzata, vista l’empasse in Consiglio Europeo sulla proposta Barroso? Quali riserve tecniche restano da sciogliere?
Ben cinque lettere aperte all’ex Ministro Tremonti (alcune pubblicate sui media nazionali) hanno riscontrato uno sprezzante silenzio. E pensare che proprio Tremonti abbia additato la speculazione sui mercati finanziari come il “male del XXI secolo”, si sia riferito alla TTF come a una misura di equità, eticamente valida e di facile implementazione, salvo mostrare scetticismo a una sua introduzione su scala europea o di un gruppo ristretto di paesi pionieri. Il Ministro non ha mai voluto accettare un confronto sul “falso mito” della “tassa efficace solo se globale”, né ha mai ampliato il suo – all’apparenza progressista – appello ai nuovi standard globali per gli attori della finanza internazionale. Soluzioni concrete? Un ruolo di guida o propulsione dell’Italia per proposte di riforma a livello globale? Nulla di tutto ciò.
Ma Tremonti appartiene al passato. Il nuovo Governo ha manifestato il suo riposizionamento per un corso politico più favorevole alla tassa. Ma al sostegno espresso da Monti alla TTF europea serve ora far seguire la partecipazione italiana alla procedura di cooperazione rafforzata (necessaria per bypassare l’opposizione alla versione moderna della Tobin Tax da parte del Regno Unito, Svezia e alcune altre nazioni dell’UE). Questa scelta potrebbe segnare una pietra miliare per la tanto attesa riforma della finanza continentale.
Ed è per questa ragione che 200 organizzazioni da 18 paesi dell’Unione Europea hanno scritto ai leader dei 9 Stati Membri che lo scorso febbraio si rivolsero alla Presidenza Danese per chiedere un’accelerazione nel processo di introduzione di una TTF. Confidiamo che questa lettera, inviata anche al Presidente Monti, trovi un interlocutore capace di ascoltare e recepire le richieste che un’ampia maggioranza di cittadini in tutta Europa sta avanzando con insistenza e convinzione da anni. In un momento in cui il Governo nazionale invita i cittadini alla partecipazione, questa lettera dà voce ai tanti sostenitori della nostra campagna e delle omologhe campagne europee che credono nella necessità di una nuova stagione politica segnata anche da una riforma del sistema finanziario, sistema percepito da sempre più cittadini come una macchina impazzita e deregolamentata capace di condizionare le scelte degli Stati, ostacolare la ripresa economica e lo sviluppo dei popoli, di minare la coesione sociale e una dignitosa esistenza delle persone.
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