Il 17 giugno si vota per la secondo volta in un mese. Nell’urna c’è la sfida di un cambiamento che vale per il paese ma anche per tutti noi«In Grecia non c’è una battaglia tra euro e dracma, ma uno scontro frontale tra capitale e lavoro». Parla Theanò Fotiou , deputata di Syriza, la coalizione di sinistra diventata decisiva
«In Grecia non c’è una battaglia tra euro e dracma, ma uno scontro frontale tra capitale e lavoro; tra i poteri forti del Paese e dell’Europa, contro Syriza e le altre forze della sinistra«. L’analisi della deputata di Syriza, Theanò Fotiou, la porta comunque a essere sicura che il voto del 17 giugno prossimo sarà d’impulso per la costruzione di un’altra Europa. Docente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Atene e da sempre nella sinistra radicale europeista e comunista, Fotiou è conosciuta per le sue battaglie in favore dell’istruzione pubblica.
Il risultato di Syriza ha rappresentato un terremoto politico in Grecia e non solo …
Il successo di Syriza rispecchia i cambiamenti della società greca negli ultimi due anni. Noi stessi a volte non credevamo che con la crisi la società si sarebbe radicalizzata. Da mesi la gente riempie le piazze per dire no ai Memorandum e affronta la violenza poliziesca, scende in strada sotto tonnellate di gas lacrimogeni. La vittoria di Syriza è cominciata in quel momento, anche se il movimento non significava automaticamente la politicizzazione e l’adesione a Syriza dei cittadini esasperati dai tagli. Ma Syriza – con i suoi militanti e la sua gente – ha saputo stare dentro questa trasformazione, dal primo momento. Perfino la riforma universitaria, approvata con la maggioranza più schiacciante nella storia del parlamento greco, è rimasta lettera morta perché è stata boicottata dalla reazione dei rettori. Questa relazione di Syriza con le masse, con la popolazione indignata e ribelle, le ha offerto una nuova identità. Analisi ed elaborazioni sulla crisi, che hanno aiutato la gente a capire che significa “debito”, “Memorandum”, eccetera e a ribaltare l’opinione secondo la quale tutta questa macelleria sociale ce la meritiamo, perché abbiamo speso troppo. D’altra parte Syriza ha avuto una osmosi con i movimenti sociali, radicalizzando il suo linguaggio, assumendo caratteristiche politiche e identità molto chiare.
Il successo di Syriza rispecchia i cambiamenti della società greca negli ultimi due anni. Noi stessi a volte non credevamo che con la crisi la società si sarebbe radicalizzata. Da mesi la gente riempie le piazze per dire no ai Memorandum e affronta la violenza poliziesca, scende in strada sotto tonnellate di gas lacrimogeni. La vittoria di Syriza è cominciata in quel momento, anche se il movimento non significava automaticamente la politicizzazione e l’adesione a Syriza dei cittadini esasperati dai tagli. Ma Syriza – con i suoi militanti e la sua gente – ha saputo stare dentro questa trasformazione, dal primo momento. Perfino la riforma universitaria, approvata con la maggioranza più schiacciante nella storia del parlamento greco, è rimasta lettera morta perché è stata boicottata dalla reazione dei rettori. Questa relazione di Syriza con le masse, con la popolazione indignata e ribelle, le ha offerto una nuova identità. Analisi ed elaborazioni sulla crisi, che hanno aiutato la gente a capire che significa “debito”, “Memorandum”, eccetera e a ribaltare l’opinione secondo la quale tutta questa macelleria sociale ce la meritiamo, perché abbiamo speso troppo. D’altra parte Syriza ha avuto una osmosi con i movimenti sociali, radicalizzando il suo linguaggio, assumendo caratteristiche politiche e identità molto chiare.
Pochi giorni dopo le elezioni, Syriza ha avuto l’incarico dal presidente di formare un governo aprendo le porte del parlamento ai «dannati della terra» …
Nuova Democrazia e Pasok avevano 149 seggi su 300 e non potevano né volevano formare un governo. Insistevano che Syriza, con i suoi 52 seggi, doveva formare un governo di minoranza! Noi siamo tornati sui contenuti della nostra identità: ci siamo appellati alle classi sociali e ai loro rappresentanti nella società. Non abbiamo accettato l’incarico di formare un governo facendo la spola tra gli uffici dei partiti, ma abbiamo aperto per prima volta le porte le parlamento alla società, ai sindacati, ai rappresentanti delle categorie, alle associazioni dei professionisti e agli scienziati. Le persone più semplici sono entrate nel parlamento e hanno potuto esprimere la loro opinione sul futuro del paese. I rettori delle università ci hanno dato un grande sostegno, perché hanno risposto alle denunce di Nuova Democrazia e del Pasok, secondo le quali avevamo umiliato le istituzioni. Il rettore costituzionalista dell’Università della Tracia ci ha fatto i complimenti, perché allargando alla società le consultazioni di governo abbiamo dato un significato sostanziale alla costituzione. Il dialogo con i rappresentanti delle diverse categorie arrivava però sempre allo stesso punto: ci illustravano le loro proposte, ma subito dopo ci chiedevano di resistere, di non fare un solo passo indietro, e ci offrivano il loro pieno appoggio.
Nuova Democrazia e Pasok avevano 149 seggi su 300 e non potevano né volevano formare un governo. Insistevano che Syriza, con i suoi 52 seggi, doveva formare un governo di minoranza! Noi siamo tornati sui contenuti della nostra identità: ci siamo appellati alle classi sociali e ai loro rappresentanti nella società. Non abbiamo accettato l’incarico di formare un governo facendo la spola tra gli uffici dei partiti, ma abbiamo aperto per prima volta le porte le parlamento alla società, ai sindacati, ai rappresentanti delle categorie, alle associazioni dei professionisti e agli scienziati. Le persone più semplici sono entrate nel parlamento e hanno potuto esprimere la loro opinione sul futuro del paese. I rettori delle università ci hanno dato un grande sostegno, perché hanno risposto alle denunce di Nuova Democrazia e del Pasok, secondo le quali avevamo umiliato le istituzioni. Il rettore costituzionalista dell’Università della Tracia ci ha fatto i complimenti, perché allargando alla società le consultazioni di governo abbiamo dato un significato sostanziale alla costituzione. Il dialogo con i rappresentanti delle diverse categorie arrivava però sempre allo stesso punto: ci illustravano le loro proposte, ma subito dopo ci chiedevano di resistere, di non fare un solo passo indietro, e ci offrivano il loro pieno appoggio.
Siamo di fronte ad una campagna elettorale permanente in cui tutti i poteri forti in Grecia e in Europa sono contro Syriza …
C’è uno scontro frontale tra il capitale e le forze del lavoro, a tutti i livelli: internazionale, europeo e nazionale. Merkel, Barroso, Schlutz, Lagarde, e tutto il personale politico e finanziario e il loro seguaci in Grecia ci ricattano con la questione dracma/ euro, cercando di nascondere il vero quesito su cui si voterà: cioè se dobbiamo finalmente rifiutare i tagli e le logiche del Memorandum. I cittadini il 6 maggio li hanno già bocciati. Syriza dice con assoluta chiarezza che la Grecia rimarrà nell’eurozona, che la nostra moneta nazionale è l’euro. Ci accusano di essere populisti, perché vorremmo imbrogliare la gente per prendere i loro voti, mentre l’Europa ci butterà fuori dall’euro. Ma oggi economisti e leader politici non di sinistra, come Obama, sostengono che le politiche di eliminazione dei deficit e dei debiti in Europa sono senza uscita e devono cambiare. La Grecia ora vuole trasformarsi da cavia dell’eurozona in una leva di resistenza, riorganizzazione e riassetto dell’Unione Europea. Sarà una fatica immensa. Ma non l’abbiamo chiesta noi, ce l’ha assegnata la storia.
C’è uno scontro frontale tra il capitale e le forze del lavoro, a tutti i livelli: internazionale, europeo e nazionale. Merkel, Barroso, Schlutz, Lagarde, e tutto il personale politico e finanziario e il loro seguaci in Grecia ci ricattano con la questione dracma/ euro, cercando di nascondere il vero quesito su cui si voterà: cioè se dobbiamo finalmente rifiutare i tagli e le logiche del Memorandum. I cittadini il 6 maggio li hanno già bocciati. Syriza dice con assoluta chiarezza che la Grecia rimarrà nell’eurozona, che la nostra moneta nazionale è l’euro. Ci accusano di essere populisti, perché vorremmo imbrogliare la gente per prendere i loro voti, mentre l’Europa ci butterà fuori dall’euro. Ma oggi economisti e leader politici non di sinistra, come Obama, sostengono che le politiche di eliminazione dei deficit e dei debiti in Europa sono senza uscita e devono cambiare. La Grecia ora vuole trasformarsi da cavia dell’eurozona in una leva di resistenza, riorganizzazione e riassetto dell’Unione Europea. Sarà una fatica immensa. Ma non l’abbiamo chiesta noi, ce l’ha assegnata la storia.
A quali alleanze pensate?
La nostra proposta deve essere condivisa nei luoghi di lavoro e nelle piazze, da tutti i movimenti. Se riusciremo a convincere la gente che le nostre politiche sono giuste, non importa molto con chi andremo a formare un governo. Se hai l’egemonia politica e culturale nella società e la gente nelle piazze, nessuno potrà farti male. Le alleanze le costruiremo dopo le elezioni. Sappiamo molto bene che per governare non basta una maggioranza di 151 deputati su 300. Anche se avessimo da soli i 151 deputati. Serve la partecipazione dei lavoratori, dei disoccupati, della gente. Servono i movimenti. E solo l’unità della sinistra può cambiare il destino del nostro paese. C’è ancora qualcuno che non ha capito che nelle piazze sta nascendo l’altra Europa?
La nostra proposta deve essere condivisa nei luoghi di lavoro e nelle piazze, da tutti i movimenti. Se riusciremo a convincere la gente che le nostre politiche sono giuste, non importa molto con chi andremo a formare un governo. Se hai l’egemonia politica e culturale nella società e la gente nelle piazze, nessuno potrà farti male. Le alleanze le costruiremo dopo le elezioni. Sappiamo molto bene che per governare non basta una maggioranza di 151 deputati su 300. Anche se avessimo da soli i 151 deputati. Serve la partecipazione dei lavoratori, dei disoccupati, della gente. Servono i movimenti. E solo l’unità della sinistra può cambiare il destino del nostro paese. C’è ancora qualcuno che non ha capito che nelle piazze sta nascendo l’altra Europa?
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