"Ora mi tocca diventare moderato, sennò questi
partiti spariscono troppo rapidamente. Sono anni che dico che sono morti, ma
insomma, fate con calma, non esagerate a prendermi alla lettera…".
Beppe Grillo se la ride mentre strimpella la sua pianola
canticchiando su una base vagamente jazz, nel salotto della sua villa bianca
con vista sul mare di Sant’Ilario (Genova). Accanto c’è quella rossa dove
viveva Bartolomeo Pagano, l’attore che interpretava Maciste nei kolossal degli
anni ’10 e ’20, ora abitata dai suoi eredi. Ma “Grillo contro Maciste” è un
film che rischia di uscire presto dalle sale: l’ultimo sondaggio di La7 dà i
Cinquestelle al 20 per cento, seconda davanti al Pdl, a 5 punti dal Pd.
“Se ne stanno andando troppo in fretta. Io faccio di
tutto per rallentare, mi invento anche qualche cazzata per dargli un po’ di
ossigeno, ma non c’è niente da fare, non si riesce a stargli dietro. Devo darmi
una calmata nell’attaccare i partiti, anzi devo convincere la gente a fare
politica, a impegnarsi, a partecipare. È una fase nuova, dobbiamo cambiare un
po’ tutti, anch’io. La liquefazione del sistema è talmente veloce che domani
rischiamo di svegliarci e non trovarli più. E poi come si fa? Non siamo pronti
a riempire un vuoto così grande”. In casa, alla spicciolata per il pranzo,
arriva l’intero Comitato Centrale del terribile M5S: il fratello maggiore
Andrea, pensionato, la moglie Parvin e i figli più piccoli Rocco, 18 anni, e
Ciro, 11. Andrea ha già letto tutti i giornali e fa la rassegna stampa al volo.
Parvin dice che Renzo Piano telefona in continuazione per sapere come sta
Beppe, ha paura per lui dal primo V-Day. Rocco non sopporta che il padre venga
riconosciuto per strada, lo vorrebbe sempre col casco della moto in testa. Per
Ciro invece, che si allena in giardino col pallone contro le finestre, un po’
di popolarità non guasta. “Ma cosa scrivi, facciamo due chiacchiere e basta.
Per le interviste è presto, lasciami godere ancora qualche giorno lo spettacolo.
Poi penseremo al Parlamento, che lì le rogne cominciano per davvero”.
Come te lo immagini, il prossimo Parlamento?
Me lo sogno pieno di rappresentanti di tante liste
civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti. I nostri di
Cinquestelle, i No-Tav, quelli dell’acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri
referendari. Mi sa che, almeno per ‘sto giro, qualche avanzo travestito dei
vecchi partiti ce lo ciucciamo ancora. Vediamo se ce la fanno a mettersi tutti
insieme, in ammucchiata, quelli che adesso tengono su Monti: allora noi ce ne
staremo soli all’opposizione. Magari ci troviamo il povero Di Pietro, mi sa che
stavolta non lo vuole nessuno”.
I partiti preparano liste civiche-civetta per sfruttare
l’onda.
Poveretti, si illudono di copiarci: mettiamo un Saviano
qui, un Passera lì, un Montezemolo là. Partono dall’alto, non capiscono che noi
abbiamo fatto l’esatto contrario. Siamo partiti dal basso e da lontano. Io ho
cominciato vent’anni fa girando il mondo, visitando laboratori, intervistando
ingegneri, economisti, ricercatori, premi Nobel. Ho rubato conoscenze ai
grandi. Mi sono informato, mi son fatto un culo così, anche se molti mi
prendono per un cialtrone improvvisatore. E ora questi pensano di metter su
movimenti in quattro e quattr’otto: ma lo sanno che fra otto mesi devono
presentare le liste? Fanno tenerezza, quasi quasi faccio il tifo per loro. Ma
non ce la fanno.
Il rischio è che fra qualche mese scavalchiate pure il
Pd.
Non mi ci far pensare. Cinquestelle primo partito, col
premio di maggioranza della porcata Calderoli che non riescono a cancellare,
300 deputati…
E Napolitano che ti chiama per formare il nuovo governo.
Eh no eh, io mica mi candido.
Ma il premier può benissimo non essere un parlamentare.
Allora ci vado solo per vedere la faccia che fa
Napolitano quando gli
dico: ‘Presidente, stavolta l’ha sentito il boom?’.
Poi però vi tocca governare.
A me no, figurati, non ci casco. L’ho detto e lo ripeto,
io nel palazzo non ci entro: non mi lascio ingabbiare. Preferisco restare un
battitore libero, un franco tiratore. Ma troveremo persone competenti e oneste
per fare il premier e i ministri. Con i nostri candidati abbiamo già saltato
due generazioni, vista l’età media che hanno i partiti. Ma per le politiche
vorrei scendere ancora: l’ideale è sotto i 30 anni. Sopra, la gente ha già il
Dna corrotto dall’organizzazione-partito. E poi ci inventiamo un meccanismo di
democrazia partecipativa per far governare i cittadini.
Ci vorrà anche un programma.
Fosse dipeso da me, ci saremmo fermati ai comuni e alle
regioni, il movimento è nato dimensionato sulle realtà locali. Il Parlamento è
fatto su misura dei partiti. Ma ora come fai a deludere le aspettative di tanta
gente? Ci costringono a presentarci alle politiche.
Ma il programma?
Intanto ne abbiamo uno che non è niente male. Poi, ovvio,
per le politiche dovremo cambiarlo, rimpolparlo, ampliarlo, dopo averlo
discusso in rete. Cambieremo anche il blog, che ha i suoi anni: 2-300 mila
contatti unici al giorno e, per accessi ai vari social network, mi dicono che
siamo secondi solo a Obama. E siamo in Italia, con un quarto della popolazione
americana e la connessione a singhiozzo.
Il problema della democrazia interna al movimento, che
già fa discutere, quando entrerete in Parlamento con decine di parlamentari
esploderà. Non è il caso di prepararsi per tempo con una qualche forma di
struttura elettiva interna?
Non voglio sentir parlare di strutture. Siamo un
movimento orizzontale, se ti sviluppi in verticale diventi un partito. Poi lo
so anch’io che ci sono i dissidi, le divisioni, un Meetup contro l’altro. I
gruppi storici, i mitici, i preistorici… come i New Trolls.
In quel caso, con due o tre Meetup che rivendicano il
marchio per fare la lista, come vi regolate?
È capitato a Torino e a Genova. Prima ho provato a fare
da paciere, fatica sprecata. Allora ho scelto i primi che mi han portato la
lista con tutti i crismi. Adesso vanno abbastanza d’accordo.
Ma dovrete scegliere i candidati, che poi saranno
inevitabilmente nominati con questa legge elettorale. Il gruppo parlamentare
dovrà avere un coordinamento, altrimenti su ogni votazione ciascuno va per
conto suo. E, senza una politica delle alleanze, rischiate l’irrilevanza.
Calma, una cosa alla volta. Le alleanze certo, se
necessario le faremo, ma solo sulle cose da fare, e in forme trasparenti, senza
giochini sottobanco.
I candidati come li sceglierete?
Abbiamo otto mesi per decidere. Su 200 mila iscritti al
movimento – esclusi ovviamente i sindaci, i consiglieri comunali e regionali
che non potranno correre perché devono completare il loro mandato – troveremo i
nomi giusti. Ma li sceglieremo in rete, e così le procedure per sceglierli.
Certo non mi metto a selezionarli io.
Finora come vi siete regolati?
Semplice. Il Meetup locale indica i candidati, mi manda i
documenti di residenza e la fedina penale e, se è tutto in regola, se nessuno
ha avuto più di un mandato elettivo con altri partiti, può usare il simbolo di
Cinquestelle sulla lista. Ora è chiaro che, per le elezioni nazionali, dovremo
cambiare. Ma il principio resta valido:
niente condannati, niente riciclati, competenza e
professionalità, scelta dal basso. Se qualche cialtrone si infiltra, la rete lo
smaschera subito. Parliamo di buonsenso e onestà, mica di chissà quale
rivoluzione.
Così anche per eventuali ministri?
No, i ministri devono essere esperti nelle loro materie.
Ci vuole una selezione molto più stringente: vedremo.
Le “materie” e le “cose da fare” sono tutt’altro che
scontate. Chi decide come si vota sull’euro, sulla politica estera, sulla
cittadinanza, sull’immigrazione, sulla bioetica e le altre grandi questioni di
principio?
Appunto: questioni troppo grandi perché possa decidere un
partito, o un non-leader. Faremo referendum popolari propositivi. In Svizzera
fanno così da 200 anni. Lo so, è difficile. Ma è difficile anche continuare
così.
Per far questo bisogna cambiare la Costituzione.
E la cambieremo, se gli italiani vorranno. Non per dare
l’impunità alle alte cariche o altre menate tipo la devolution o il premierato.
Ma per far decidere ai cittadini. Stiamo per lanciare una
nuova manifestazione, un “Costituzione Day”, con alcune proposte. Primo,
ancorare la nuova legge elettorale alla Costituzione: non è possibile che ogni
maggioranza si faccia la legge elettorale su misura. Modello libanese corretto
alla turca… Secondo, ampliare le forme di democrazia diretta: referendum
propositivo senza quorum e obbligo per il Parlamento di discutere le leggi di
iniziativa popolare. E magari ci mettiamo anche la class action e i bilanci
partecipativi. Così ci portiamo avanti col lavoro, per quando ci tocca
governare”.
Referendum anche per uscire dall’Europa?
Ma qui c’è una grande mistificazione. Io mica ho detto
questo: me l’han fatto dire per spaventare la gente. Intanto uscire dall’euro
non significa uscire dall’Europa: ci sono fior di paesi che stanno in Europa e
non hanno l’euro.
Sì, ma – obietta il fratello Andrea, leader dell’“ala
prudente” del Comitato Centrale di casa Grillo – chi ha l’euro non può
abbandonarlo senza uscire pure dalla Ue.
E allora ci mettiamo a tavolino con gli altri e facciamo
i conti dei pro e dei contro, dei costi e dei benefici dell’euro. Poi
decidiamo.
Mica lo dico io che il sistema dell’euro così non va: lo
dice Krugman, premio Nobel, non comico. E ‘sti due Parlamenti europei, uno a
Strasburgo e uno a Bruxelles, che cazzo fanno? E del trattato di Lisbona, che
ci ha sottratto sovranità, chi sa qualcosa? Non ho soluzioni in tasca bell’e
pronte, ma voglio che i cittadini ne discutano.
Porte aperte a gente di destra e di sinistra?
Etichette preistoriche. Dobbiamo ricostruire un’identità,
una comunità, locale e nazionale. Se lo Stato diventano i cittadini, non più i
partiti, anche ‘nazionalizzare’ diventa una bella parola:
le reti autostradali e telefoniche, le frequenze radio e
tv, sono roba di tutti, quindi i gruppi privati che se ne sono impossessati le
dovranno restituire ai cittadini. E settori vitali come energia e acqua devono
essere pubblici. Nessuno deve rimanere indietro. In Italia ci sono un milione
di volontari: io ne vorrei 60 milioni, di volontari. Il mio dentista, per
qualche ora alla settimana, dovrà operare gratis chi ha bisogno.
Chiunque governi, non ha mai un euro in cassa. Voi che
fareste?
Si studia quel che serve e quel che non serve. Il Tav
Torino-Lione non serve, via: si risparmiano 20 miliardi. I cacciabombardieri
non servono, via: si risparmiano 15 miliardi. Le province non servono,
via: altri miliardi risparmiati. Le pensioni non devono
superare i 3 mila euro netti al mese, tanto se guadagnavi milioni qualcosa da
parte avrai messo, no? Altro che ‘spending review’.
Torniamo alla democrazia interna al movimento. È normale
che il marchio sia nelle mani di Grillo e Casaleggio?
Ahah, Casaleggio viene dipinto come una figura
luciferina, misteriosa, oscura. Sarà, ma sono anni che lo rivoltano come un
calzino e non gli han trovato un belino di niente fuori posto. Mai visto una
vita più normale, ripetitiva e noiosa della sua. Va in ufficio la mattina,
lavora tutto il giorno, la sera torna a casa dalla moglie e dal bambino. Un
persuasore talmente occulto che non riesce nemmeno a convincere la moglie a
seguirlo nella casa di campagna a Quincinetto, sopra Ivrea. Ogni tanto mi
chiama dall’orto e mi chiede di andare a fargli compagnia. Ecco, la centrale
operativa della Spektre è a Quincinetto.
Ma nel movimento in Emilia ancora brucia l’espulsione di
Tavolazzi <http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/24/tavolazzi-uomo-contro-dalle-coop-direttore-generale-comune-ferrara/240675/>
.
Non voglio parlar male di Tavolazzi, lo conosco da una
vita, l’ho sostenuto quando presentò la sua lista a Ferrara e al Cinquestelle
manco ci pensavo. È onesto e competente. Ma fa politica da troppi anni, ha la
testa a forma di partito: faceva riunioni, parlava ai nostri ragazzi di
votazioni, organismi interni, cariche, strutture verticali. Noi non siamo così.
Non essendo iscritto, non c’è stato bisogno di espellerlo. Ma ci portava
lontano dai nostri obiettivi e divideva il movimento. Semplicemente non gli abbiamo
più dato il simbolo.
Sta di fatto che Pizzarotti voleva farlo assessore e ha
rinunciato.
Tu puoi non credermi, ma da quando è stato eletto
Pizzarotti <http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/22/grillo-conquistata-nostra-stalingrado-andiamo-verso-berlino/237672/>
non l’ho più visto
né sentito. Nemmeno al telefono. Qui non mi telefona mai nessuno, a parte
Casaleggio che chiama sette volte al giorno per il blog. Ma è giusto che sia
così: se non chiamano, vuol dire che se la cavano da soli. Se poi han bisogno,
siamo qui coi nostri consulenti. Molti hanno il complesso di Grillo alla
rovescia:
vogliono dimostrare di essere totalmente autonomi. Uno
dei nostri candidati, sul palco in una piazza di non so più dove, appena l’ho
presentato e invitato la gente a votarlo, ha detto: ‘Guardate che io con Grillo
non ho nulla a che fare, se mi gira lo mando pure affanculo!’. Il nostro
sindaco di Mira s’è subito ridotto lo stipendio, ma mica gliel’ho detto io. Ha
fatto tutto lui.
Pizzarotti non ha cominciato benissimo. Prima
l’intervista a “Chi”, poi quell’idea di mandare i rifiuti a bruciare in Olanda
perché tanto, se i bambini olandesi si beccano il cancro, “non sono io che
governo l’Olanda”. E la giunta non c’è ancora.
“Ma dai, dobbiamo concedere qualcosa all’inesperienza di
questi ragazzi. Parlo dell’intervista e alla giunta, che comunque adesso
arriva: se è del livello dei consulenti che ha scelto il
Pizza, da Pallante alla Napoleoni e Ganapini, sarà ottima. Quanto ai rifiuti,
meglio mandarli – in attesa di arrivare al traguardo massimo della
differenziata e al ciclo completo di smaltimento – in paesi ecologicamente
avanzati come la Germania, dove si brucia la minima parte, il resto viene
separato, riciclato, o diventa compost o va in discarica.
Se le penali sono troppo alte, l’inceneritore di Parma si
fa lo stesso?
Non scherziamo. Le penali, se obbligatorie, si troverà il
modo di pagarle. Ma l’elezione di Pizzarotti è stata anche un referendum contro
l’inceneritore. Che non è nemmeno un impegno preso dal Comune di Parma sotto
l’ultimo sindaco. È una truffa col “project financing”, che vede al centro una
società privata finanziata dalle banche a loro volta garantite dal Cip6 sulla
bolletta energetica.
Queste ‘multiutility’ sono il cancro dei comuni, hanno
buchi stratosferici, sono fallite, campano solo sulla garanzia di un tot di
rifiuti da bruciare. Nessuno in Europa progetta nuovi inceneritori:
entro il 2020 saranno proibiti. Ma possibile che a San
Francisco e in tutta la California queste cose sono normali e da noi sembrano
follie?
Conosco fior di ingegneri che vetrificano i
tossico-nocivi senza emissioni, costretti a vendere i brevetti all’estero
perché qui i petrolieri non vogliono.
Vedi mai i dibattiti politici in tv?
Una goduria pazzesca. La miglior prova della bancarotta
mentale dei
partiti: la prendono alla larga, partono dai massimi
sistemi, non vorrebbero parlare di noi, poi girano e rigirano nel labirinto e
alla fine si ritrovano tutti al punto di partenza, con una grande foto
dell’orco: ‘Aaaarghhhh Grillo!’. Finiscono sempre per
parlare di me, non ci dormono la notte, è più forte di loro.
Quando ancora pensavi di costringerli ad autoriformarsi,
alcuni politici li hai incontrati.
Qui no, in casa mia è entrato solo Di Pietro, una volta.
Gli ho fatto vedere un dvd, che avevo solo io, di una sua lezione di procedura
penale al Cepu. Se l’è messo in tasca e se l’è portato via.
Napolitano mai incontrato?
No. Pertini sì, mi invitava il 1° giugno nei giardini del
Quirinale. Parlavamo in genovese. ‘Cumme scia stà, presidente?’.
E lui: ‘A bagasce’…
Non portasti a Napolitano le firme alle tre leggi
popolari?
No, a Franco Marini, allora presidente del Senato. Mi
disse che suo figlio è ingegnere elettronico, dunque va in rete. Lui no, mica è
ingegnere elettronico.
Poi tornasti in Senato da Schifani?
No, mi ha cercato lui. Lo incalzavo sulle tre leggi
popolari imboscate al Senato, allora un giorno che eravamo entrambi in Emilia
mi ha fatto cercare. Prima da un poliziotto, poi dal questore, infine dal
prefetto. Voleva un incontro privato. E io: ‘Vengo con la webcam, così le
persone che hanno firmato vedono l’incontro in streaming’. Ma quelli, alle
parole ‘webcam’ e ‘streaming’, si spaventavano e correvano a riferire ai
superiori. Non se n’è fatto nulla.
E Prodi?
Gli ho portato il programma delle primarie online. Prima
ha chiuso gli occhi per concentrarsi, poi s’è appisolato.
Ora però i politici han cominciato a parlar bene di te.
E questo mi preoccupa molto. Ci copiano. Dicono tutti:
fuori i condannati dal Parlamento, massimo due legislature, cambiare la legge
elettorale: erano le tre leggi popolari del primo V-Day,
quando ci davano dei fascisti qualunquisti anti-politici. Perché non le hanno
discusse e approvate? Adesso è tardi.
Bersani dice che vuol dialogare.
Sì, dopo aver detto che parlo come i mafiosi e che ho
fatto l’accordo col Pdl a Parma. Crede ancora che gli elettori siano proprietà
privata dei partiti.
Anche Vendola parla di dialogo.
Beh, prima ha detto che io grugnisco: in che lingua
dialoghiamo?
Berlusconi ti sta studiando.
Povero nano, si sta guardando tutti i miei discorsi. Ma
te la immagini la scena? ‘Via, basta, tutti fuori, niente più figa o Ghedini,
via tutti gli avvocati e le bagasce, voglio vedere solo Grilloooo!’. Fa quasi
pena. Prima, di me, non parlava mai. E io lo chiamavo psiconano e testa
d’asfalto. Poi mi sono stufato. Ma, appena ho smesso di parlare di lui, lui ha
cominciato a parlare di me.
Pensa che il movimento vinca per le mie battute. Ora
magari andrà in giro a urlare in genovese ‘Belìn è una cosa pazzescaaaa!’ (si
autoimita, ndr). Vede solo la vetrina. È proprio bollito.
Nessun politico ha mai pensato di avvicinarti, cooptarti,
anche solo di contattarti?
Mai sentito nessuno. Si vede che mi vedono
irrecuperabile, e han ragione.
Non temi qualche polpetta avvelenata? Nei cambi di
regime, chi rompe lo status quo rischia.
Mah, preferisco non pensarci. Magari qualche operazione
di discredito… Ma son cinque anni che ci provano. Scheletri nell’armadio non ne
trovano: vita privata, cose fiscali, tutto a posto. Andrea (il fratello, ndr)
conserva tutto dalla notte dei tempi, anche le bollette, le ricevute, le
fatture degli spettacoli, anche di quella festa dell’Unità dei primi anni 80
che il Tg1 tirò fuori per insinuare chissà cosa. Provano a dire che dalla politica
ci
guadagno: meglio che non ti faccia il calcolo di quanto
ci ho rimesso di tasca mia con i due V-Day e la Woodstock in Romagna. Abbiamo
provato a ripagarci le spese con qualche libro e dvd a offerta libera, ma la
gente s’è fatta l’idea che tanto sono ricco e quindi non li compra. Ora abbiamo
dovuto mettere un po’ di pubblicità sul blog.
Ma finanziamenti pubblici mai.
E se fallite?
Se falliamo, ci appendono per i piedi: almeno quelli che
si ostinano a pensare che l’Italia la salva l’uomo della Provvidenza che mette
le cose a posto mentre loro delegano e si disinteressano. Ma dai, ragazzi,
basta coi leader e i guru, diventiamo adulti: a Parma Pizzarotti non l’ho mica
messo io, ce l’han messo i parmigiani, e tocca a loro aiutarlo a salvare Parma.
Così per l’Italia. La gente si dia da fare, partecipi, rompa i coglioni,
s’impegni. E io sarei il nuovo Mussolini: più democratico di così! Lo so
benissimo che non posso salvare l’Italia: io getto le basi, faccio il
rompighiaccio, dissodo il terreno, propongo un metodo e qualche strumento. Poi
ogni cittadino deve camminare con le sue gambe. Io il mio lavoro l’ho fatto.
Ora tocca agli italiani.
Fonte:
Il Fatto Quotidiano
del 13/06/2012
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