Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

martedì 5 giugno 2012

Lagarde e Merkel, per un pugno di dollari

il manifesto | Autore: Vassilis K. Fouskas
       
Oltre il 70% dei greci vuole rimanere nell’area euro. Circa il 70% rifiuta di accettare gli umilianti accordi di «austerità» sottoscritti dai corrotti ex blocchi di governo del centro sinistra (Pasok) e del centro destra (Nuova democrazia e Nd). Questa situazione alimenta una campagna elettorale populista in favore di questo tandem screditato, appoggiata da dignitari internazionali come Christine Lagarde e Daniel Cohn Bendit: se vince Syriza, la Grecia verrà sbattuta fuori dall’euro e rispedita nei Balcani – i piani di salvataggio (e relativi memorandum, ndt) non sono negoziabili.
È così che funziona l’opportunismo. Sia loro, sia (la cancelliera tedesca) Angela Merkel sanno che il tipo di area euro che rappresentano e difendono e non può durare. E sperano di vedere al governo Nd e il Pasok, che continuerebbero ad applicare il loro programma (di «austerità», ndt) in modo da riversare nelle casse dei banchieri ulteriore denaro prestato a tassi da usura. Questo gli permetterebbe di guadagnare tempo per riflettere e discutere e, allo stesso tempo, di accontentare i trafficanti di buoni del tesoro.
Da parte sua la «troika» (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione Ue, ndt) potrebbe fare qualche concessione al corrotto tandem greco, dando l’impressione che questi due partiti rappresentano il baluardo della stabilità e che sono anche dei negoziatori accaniti.
Tuttavia gli attuali problemi dell’area euro non sono causati da Syriza, né dalla Grecia, ma dalla stessa area euro e dalla Germania. Quali sono questi problemi e perché questa (in corsivo nel testo) area euro, con o senza la Grecia, è destinata a disintegrarsi nell’immediato futuro?
La prima, cruciale questione è rappresentata dalla struttura monetarista e anti-inflazionistica del trattato di Maastricht, che ha di fatto adottato la politica della Bundesbank. Sia chiaro che non stiamo parlando di teorie cospirative, ma di affari. Questo modello ha tagliato ulteriormente i legami tra crescita, obiettivi occupazionali, servizi finanziari e sistema monetario, dando vita alla geografia socioeconomica e politica asimmetrica e disuguale dell’architettura europea. Tutte e tre queste componenti sono state fatte a pezzi nel momento in cui sono apparse le crepe dell’architettura finanziaria monetarista, in conseguenza della crisi finanziaria globale nella quale sono andate bruciate tonnellate di denaro finto che si erano accumulate fin dagli anni Ottanta.
Qualsiasi moneta ha origine come relazione socioeconomica, politica e geopolitica che riflette valori che circolano nell’economia reale. L’egemonia di capitale fittizio sulla produzione di valore d’uso ha prodotto seri squilibri tra il sistema monetario e quello finanziario, tra la circolazione e l’appropriazione di valore d’uso e la circolazione di quello fittizio.
In questo coro di capitale fittizio la Germania riveste un posto di grande importanza, soprattutto per il riciclaggio dei suoi surplus finanziari all’interno dell’area euro, il risultato dello sfruttamento della periferia dell’Europa.

La dialettica è semplice: prestare soldi alla periferia, affinché quest’ultima acquisti prodotti tedeschi.
Questo m’induce ad affermare che l’Unione europea e l’area euro rappresentano, prima di tutto, un progetto monetarista e imperiale tedesco, elaborato in maniera rigorosa. In quanto tale tuttavia è destinato a disintegrarsi non per effetto delle pressioni di un qualsivoglia «movimento anti-coloniale» – sebbene la Grecia e altre società della periferia, forse inconsapevolmente, stiano conducendo una lotta anti-coloniale -, ma a causa delle contraddizioni strutturali e delle antinomie di questo disegno che riguardano lo sviluppo socio-economico disuguale e il comportamento monetarista e disumano del capitale finanziario e speculativo.
Il secondo problema chiave della cosiddetta «integrazione europea», strettamente collegato al primo, è rappresentato dall’impossibilità di procedere verso gli «Stati Uniti d’Europa». Per diventare gli Stati Uniti d’America, gli americani hanno avuto bisogno di una Guerra civile, essenzialmente una sanguinosa battaglia per il famoso «Co»-«Federale» (il progetto del Nord) o «Co-federale», che prevedeva essenzialmente due Stati (il progetto del Sud).
Ben due volte nel corso del XX secolo gli europei hanno provato a fermare il tentativo tedesco di unire politicamente il continente europeo con la forza, e Napoleone aveva provato a fare la stessa cosa due secoli prima. A partire dalla fine degli anni Quaranta, il progetto tedesco si è trasformato per necessità in un dominio pacifico del Continente e in un’espansione nel Continente, attraverso strumenti economici neo-liberali, il culmine del quale è la nozione di «geometria variabile» per l’Unione europea, così some un documento della Cdu-Csu definiva il processo d’integrazione all’inizio degli anni Novanta, presupponendo un’Europa a più velocità che doveva procedere per cerchi concentrici, sotto la supremazia della Germania.
Anche in questo caso, non stiamo parlando di teorie cospirative. La Germania è una potenza economica la cui tendenza strutturale è l’espansione verso l’esterno. La politica e le forze politiche tedesche devono adattarsi a questa struttura.
I francesi dovevano diventare i principali partner della Germania e a loro essenzialmente spettava la regione del Mediterraneo (vedi il Processo di Barcellona, iniziato nella città catalana nel 1995 e ormai defunto). La Germania d’altro canto si era concentrata sull’espansione nell’Europa centrale e orientale, Balcani inclusi, da cui la sua politica disastrosa in Jugoslavia. Ma né i tedeschi possono ottenere l’unificazione dell’Europa semplicemente con mezzi monetaristi e anti-inflazionistici, né i francesi possono impedire ai tedeschi di continuare a cercare di raggiungere quest’obiettivo anche in condizioni di grave stress, rischiando di far saltare tutto ciò che è stato raggiunto finora (l’unione monetaria, alcune politiche comuni, il processo di allargamento etc.). Come è noto, francesi e tedeschi hanno orizzonti politici diversi quando parlano di «Unione europea».
Oltre queste contraddizioni strutturali e queste antinomie del progetto tedesco, bisogna prendere in considerazione anche gli Stati Uniti, e questo è il terzo motivo, cruciale, per cui l’unificazione politica dell’Europa, e d’ora in avanti la sostenibilità del progetto, è irrealizzabile. A volte, per esempio, specialmente quando francesi e tedeschi sembravano essere vicini a formulare una dottrina di difesa comune, gli americani si affrettavano a fermarli, perché ciò avrebbe «duplicato» la Nato (ricordate Clinton negli anni Novanta? Dichiarò: «Gli europei possono avere un’identità di difesa e di sicurezza separabile ma non separata dalla Nato»).
In breve, qualsiasi tentativo di unificare l’Europa sotto la tutela monetaria e neo-liberale tedesca, da un lato, e sotto il potere nucleare francese, dall’altro, si rivela utopistico. Più precisamente, Germania e Francia non hanno né la voglia di scavalcare gli Stati Uniti, né il desiderio di andare incontro a un’altra guerra europea/globale per unificare politicamente il Continente, senza contare che la Francia per questo obiettivo non combatterebbe mai assieme alla Germania.
È per questo motivo che le recenti discussioni sulla possibilità di emettere «eurobond» – cioè che la Germania condivida il debito della periferia – e quindi di procedere con una forma di unione fiscale o di «quantitative easing» della Banca centrale europea immettendo denaro nel disastrato sistema bancario europeo, possono rappresentare soltanto una mezza misura temporanea e poco lungimirante. Proprio ciò che rappresenta il pio desiderio di Hollande non fermerà le tendenze centrifughe dell’area euro, ma potrà soltanto rallentarle per qualche mese o anno.
Qualunque sia il verdetto del popolo greco il 17 giugno, la zona euro che esiste oggi non ha alcuna possibilità di sopravvivere a questo caos, e tutti lo sanno. Che bugiardi Lagarde, Merkel e tanti altri che appoggiano lo screditato establishment politico greco nella speranza di riportarlo al potere – come direbbe Sergio Leone – «per un pugno di dollari».
(Vassilis K. Fouskas è professore di relazioni internazionali presso l’Università di Richmond, Londra)

Traduzione di Michelangelo Cocco

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