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La base di partenza mira a ridurre i tassi di interesse dei prestiti bilaterali concessi alla Grecia, la cessione di una parte dei guadagni realizzati da Bce e banche centrali sui titoli greci nei loro portafogli, oltre all'utilizzo del fondo Efsf sul mercato secondario per il riscatto del debito greco. Si tratta di soluzioni sul tavolo già da tempo, alle quali potrebbe aggiungersi quella di un nuovo taglio del debito greco, sempre avversato dalla Germania, anche se a partire dal 2015. Secondo la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario si tratta di una scelta ormai inevitabile e, dopo una riunione 'segreta' fra i ministri delle Finanze europei a Parigi, anche la Germania, con Wolfgang Schaeuble, sembrerebbe ormai rassegnata. Lo scopo sarebbe, da un lato, quello di incentivare Atene a proseguire nelle riforme anche dopo il 2014 e, dall'altro, di riuscire a raggiungere il target di un debito/Pil greco al 70% entro il 2020 (dall'attuale 144%), livello giudicato altrimenti irraggiungibile al momento. Su questo fronte, arriva anche la sponda dell'Olanda, che con l'agenzia governativa di analisi economiche, spiega come l'unico modo per far ripartire l'economia greca sia quello di 'condonare' i debiti greci il prima possibile. Ma secondo Joerg Asmussen, componente del board della Bce che auspica un via libera a livello di eurogruppo della tranche di aiuti da almeno 31 miliardi, il taglio del debito non rientra nelle trattative sul prossimo pacchetto che verra' discusso oggi a Bruxelles.
Sul fronte spagnolo sembra invece ormai imminente l'arrivo della prima tranche di aiuti al settore bancario, anche se a caro prezzo. Secondo El Pais il 15 dicembre potrebbero venire versati dall'Ue al fondo di salvataggio Frob i primi 35 miliardi dei 100 garantiti a giugno, da girare poi alle banche in maggiori difficolta'. Ma la condizione e' quella di procedere a massicci licenziamenti, che per le sole Bankia e NovaGalicia potrebbero riguardare fino a 8.000 dipendenti.
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