di Stefano Rodotà -
Diritti senza terra vagano nel mondo globale alla ricerca di un costituzionalismo anch’esso globale che offra loro ancoraggio e garanzia. Orfani di un territorio che dava loro radici e affidava alla sovranità nazionale la loro concreta tutela, sembrano ora dissolversi in un mondo senza confini dove sono all’opera poteri che appaiono non controllabili. Un tempo, al sovrano prepotente l’umile mugnaio di Sans- Souci poteva semplicemente ricordare i giudici che sedevano a Berlino. Ma, oggi, chi è il sovrano e dove sono i giudici? Dovremo altrimenti rassegnarci al fatto che, non avendo alcun appello sulla terra che renda loro giustizia, troppi siano ormai destinati a essere abbandonati all’unico rimedio che rimane in tali casi, cioè l’appello al cielo? Nello spazio globale i diritti si dilatano e scompaiono, si moltiplicano e si impoveriscono, offrono opportunità collettive e si rinserrano nell’ambito individuale, redistribuiscono poteri e subiscono soggezioni, soprattutto agli imperativi della sicurezza e alla prepotenza del mercato. Andamenti contraddittori, che sono il segno d’un tempo che non conosce tragitti lineari e vive di conflitti acutissimi.
Nelle diverse dimensioni istituzionali, che contribuiscono a comporre la galassia della globalizzazione, è tutto un incessante riscrivere il catalogo dei diritti. Si reinterpretano quelli già riconosciuti, se ne aggiungono di nuovi, si interviene negandoli tutti, senza che però sia possibile chiudersi nell’angustia delle storiche frontiere, perché la circolazione e il confronto tra i diversi modelli sono imposti, in primo luogo, dal prepotente emergere di comuni bisogni materiali, dalla comune influenza dell’innovazione scientifica e tecnologica, dallaviolenza di una finanza senza regole, dunque da quell’intreccio di relazioni e dipendenze, da quella nuova distribuzione di poteri, da qual continuo obbligo di fare i conti con gli altri, con tutti gli altri, che appunto chiamiamo globalizzazione. È questo il mondo dei nuovi diritti. Un mondo non pacificato, ma ininterrottamente percorso da conflitti e contraddizioni, da negazioni spesso assai più forti dei riconoscimenti. Un mondo troppe volte e troppo spesso doloroso, segnato da sopraffazioni e abbandoni. E così “i diritti parlano ”, sono lo specchio e la misura dell’ingiustizia, e uno strumento per combatterla. Registrarne minutamente le violazioni non autorizza conclusioni liquidatorie. Solo perché sappiamo che vi è un diritto violato possiamo denunciarne la violazione, svelare l’ipocrisia di chi lo proclama sulla carta e lo nega nei fatti, far coincidere la negazione con l’oppressione, agire perché alle parole corrispondano le realizzazioni. Lo storico appello alla “lotta per il diritto” si declina, oggi, come lotta per “i diritti “. E proprio il dilatarsi degli orizzonti spaziali e temporali, insieme alla percezione sempre più diffusa che la persona non può essere separata dai suoi diritti, scardina la cittadinanza come proiezione e custodia di una identità oppositiva, feroce, escludente, che separa e non unisce. La cittadinanza cambia natura, si presenta come l’insieme dei diritti che costituiscono il patrimonio d’ogni persona, quale che sia il luogo del mondo in cui si trova, e così, avvicina e non divide, offrendo anche all’uguaglianza una nuova, più ricca dimensione.
(Tratto dal prologo di “Il diritto di avere diritti” di Stefano Rodotà) ©2012, Gius. Laterza & Figli
Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
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Francobolllo
Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Europa, SVEGLIA !!
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