Il ruolo dello spread nelle prossime elezioni come in tutto ciò che resta della nostra democrazia è potentemente riemerso. Lo aveva già annunciato Giorgio Napolitano dichiarando di attendere i mercati. Gli hanno fatto eco i mass media e gli attori, da Fiorello a Littizzetto. Così lunedì mattina le banche e i fondi, soprattutto quelli italiani, hanno unito l’utile con il dilettevole. Hanno venduto titolidi stato che avevano acquistato a prezzo più basso realizzando un discreto utile. E hanno fatto risalire lo spread chiarendo a tutti coloro che si candidano alle elezioni chi comanda davvero.
Berlusconi è stato solo un utile idiota di questa operazione di regime. Tutti in Italia sanno che non solo non ha alcuna possibilità di vincere, ma che il suo ritorno in campo è il segno di una crisi della destra e dei suoi penosi gruppi dirigenti che è destinata a durare. Quel vero politico cinico e spregiudicato quale è Mario Monti, ha usato la disperazione del populista di Arcore per mettere sull’avviso tutti e in primo luogo Bersani ed il centro sinistra.
Io sono lo spread, ha fatto sapere il nuovo Re Sole, la politica italiana deve inchinarsi a me e alla mia agenda, il modo si vedrà. Subito il can can di regime si è scatenato.
Il problema non è solo Berlusconi, ma anche l’inaffidabilità del centro sinistra che ha al proprio interno chi, udite udite, osa mettere in dubbio qualche parte dell’operato del governo. I telegiornali si sono diffusi nell’intervistare i nuovi leader della indignazione civile, i broker della Borsa, trovando pensosa conferma di queste preoccupazioni. A cui il centro sinistra ha risposto o con balbetti, o con la fiera affermazione di Bersani sul Wall Street Journal: noi siamo con Monti, che non ha bisogno di candidarsi perché manterremo tutti i suoi impegni e magari lo faremo Presidente della Repubblica.
Così lo spread ha già vinto le elezioni prima dello scioglimento delle Camere. Chi oserà più, stando al governo, non dico mettere in discussione il fiscal compact o il pareggio di bilancio, ma la controriforma delle pensioni e del lavoro o l’Imu? Ma andiamo, sappiamo tutti che a questo punto le elezioni diventano soprattutto una bolla mediatica di chiacchiere nelle quali diventa difficile anche promettere, e per questo tornerà in scena il vecchio spettacolo di berlusconiani e anti berlusconiani.
Se si volesse fare diversamente si dovrebbe avere il coraggio di sfidare apertamente lo spread e di predisporre misure atte a neutralizzarne i contraccolpi. Così come, se si mettono le tasse ai ricchi ci si deve preparare alla loro fuga all’estero e agire di conseguenza, così se si vuole fare qualcosa di diverso da Monti bisogna dare per scontata la vendetta dello spread e attrezzarsi contro la speculazione e la finanza. Altrimenti è quest’ultima che governa, con Monti.
Non è lo stanchissimo populismo di Berlusconi a farmi paura, ma quello dello spread, la lotta di classe dall’alto del grande capitale che fa appello al popolo per difendere il governo delle banche. Il palazzo politico e lo stesso Vaticano si sono già prostrati. E non credo che Grillo possa rappresentare una reale alternativa, per la semplice ragione che i voti li prende contro i ladri di galline della casta politica e non contro i signori dello spread.
La sinistra alternativa si sta precipitosamente e disperatamente organizzando, ma non so se c’è il tempo per superare anni di ritardi nelle scelte e nei programmi. Così siamo politicamente molto più indietro della Spagna o della Grecia, ma come la Grecia andremo a votare sotto la dittatura dello spread.
L’unico vantaggio che abbiamo è che queste elezioni già segnate sono vicine e passeranno presto. Poi ci sarà la lotta contro il potere dei signori dello spread che dovremo organizzare, e che sarà sempre più forte man mano che l’avanzare della crisi di quel potere mostrerà l’inutile ferocia.
Per definire una agenda politica ed economica alternativa a quella che ci domina, noi che abbiamo organizzato il primo No Monti Day e che già sappiamo ce ne vorranno altri ci incontriamo a Roma il 15 dicembre.
Io sono lo spread, ha fatto sapere il nuovo Re Sole, la politica italiana deve inchinarsi a me e alla mia agenda, il modo si vedrà. Subito il can can di regime si è scatenato.
Il problema non è solo Berlusconi, ma anche l’inaffidabilità del centro sinistra che ha al proprio interno chi, udite udite, osa mettere in dubbio qualche parte dell’operato del governo. I telegiornali si sono diffusi nell’intervistare i nuovi leader della indignazione civile, i broker della Borsa, trovando pensosa conferma di queste preoccupazioni. A cui il centro sinistra ha risposto o con balbetti, o con la fiera affermazione di Bersani sul Wall Street Journal: noi siamo con Monti, che non ha bisogno di candidarsi perché manterremo tutti i suoi impegni e magari lo faremo Presidente della Repubblica.
Così lo spread ha già vinto le elezioni prima dello scioglimento delle Camere. Chi oserà più, stando al governo, non dico mettere in discussione il fiscal compact o il pareggio di bilancio, ma la controriforma delle pensioni e del lavoro o l’Imu? Ma andiamo, sappiamo tutti che a questo punto le elezioni diventano soprattutto una bolla mediatica di chiacchiere nelle quali diventa difficile anche promettere, e per questo tornerà in scena il vecchio spettacolo di berlusconiani e anti berlusconiani.
Se si volesse fare diversamente si dovrebbe avere il coraggio di sfidare apertamente lo spread e di predisporre misure atte a neutralizzarne i contraccolpi. Così come, se si mettono le tasse ai ricchi ci si deve preparare alla loro fuga all’estero e agire di conseguenza, così se si vuole fare qualcosa di diverso da Monti bisogna dare per scontata la vendetta dello spread e attrezzarsi contro la speculazione e la finanza. Altrimenti è quest’ultima che governa, con Monti.
Non è lo stanchissimo populismo di Berlusconi a farmi paura, ma quello dello spread, la lotta di classe dall’alto del grande capitale che fa appello al popolo per difendere il governo delle banche. Il palazzo politico e lo stesso Vaticano si sono già prostrati. E non credo che Grillo possa rappresentare una reale alternativa, per la semplice ragione che i voti li prende contro i ladri di galline della casta politica e non contro i signori dello spread.
La sinistra alternativa si sta precipitosamente e disperatamente organizzando, ma non so se c’è il tempo per superare anni di ritardi nelle scelte e nei programmi. Così siamo politicamente molto più indietro della Spagna o della Grecia, ma come la Grecia andremo a votare sotto la dittatura dello spread.
L’unico vantaggio che abbiamo è che queste elezioni già segnate sono vicine e passeranno presto. Poi ci sarà la lotta contro il potere dei signori dello spread che dovremo organizzare, e che sarà sempre più forte man mano che l’avanzare della crisi di quel potere mostrerà l’inutile ferocia.
Per definire una agenda politica ed economica alternativa a quella che ci domina, noi che abbiamo organizzato il primo No Monti Day e che già sappiamo ce ne vorranno altri ci incontriamo a Roma il 15 dicembre.
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