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Angela Mauro – “Dopo anni di cure Merkel, il debito pubblico continua ad aumentare: noi invece vogliamo rimettere l’economia reale al centro”.Andrebbe aggiunto un ‘ci scusi, Mario Monti: non è per mancanza di riconoscenza nei suoi confronti…”. Perché Stefano Fassina, mente economica della macchina bersaniana messa in moto con le primarie e avviata verso Palazzo Chigi nel 2013, è convinto che il corso europeo sia cambiato o stia per cambiare. E cioè che la linea del rigore stia risultando perdente e dunque suscettibile di revisioni. Si racchiudono in questa convinzione tutte le carte che il polo progressista Pd-Sel pensa di potersi giocare per arrivare al governo e per poter riuscire a tenerlo, magari allargando la coalizione ai moderati dopo il voto. Non è una questione di ideologia, insiste Fassina, né si tratta di uno sgambetto a Monti. Forse lo è per la cancelliera tedesca, promotrice indefessa di politiche di austerity. Il punto è che il corso sta cambiando, spiega Fassina in quest’intervista ad Huffpost. “E noi ci troveremo in sintonia con il cambiamento”.
A due giorni dall’annuncio delle dimissioni di Monti, si può dire che questa mossa ostacola un po’ la macchina che il Pd ha messo in moto con le primarie, se il professore scende in campo?
No, è una mossa che noi abbiamo profondamente condiviso perché ne va della dignità dell’Italia oltre che del governo delle istituzioni democratiche che non potevano sopportare un’umiliazione a causa della irresponsabilità del Pdl. La macchina del Pd è e resta in moto, il motore sta girando bene e non avrà difficoltà…
Bersani però oggi ha dovuto chiarire che è meglio che Monti si tenga fuori dalla contesa. Cos’è: un avvertimento?
Non la vedrei così: Bersani ha dato prova in modo inequivocabile di non aver paura della competizione e anche di superarla bene. Il suo è un suggerimento nell’interesse dell’Italia. Monti è una figura di garanzia per tutti, lo era prima dell’esperienza di governo, si è rafforzato alla luce di questa esperienza. Quello di Bersani è un tentativo di preservare questa esperienza. Dopodiché deciderà Monti qual è il modo migliore per continuare il lavoro avviato. Noi di certo pensiamo che Monti debba continuare ad avere un ruolo di primo piano nella vita politica e istituzionale.
Ma al Quirinale…
Questo lo dice lei… (ride)
(Rido)Ad ogni modo, dopo questo burrascoso weekend, per il Pd non cambia nulla.
Non cambia nulla se non un’accelerazione. La nostra proposta politica al paese è di rimettere al centro l’economica reale, il lavoro, le imprese, l’uguaglianza. Ci deve essere una correzione di rotta nella politica economica dell’eurozona perché così non va.
Può chiarire meglio questo punto, affrontato anche da Bersani oggi nell’intervista al Wall Street Journal?
Bersani ha rilevato un punto che nei fatti la commissione europea ha evidenziato una decina di giorni fa. Cioè quando ha diffuso previsioni per il 2012-1013 dalle quali emerge che in tutta l’area Euro il debito pubblico sta aumentando, la recessione si allarga, la disoccupazione si impenna. Questo è il risultato di una linea di austerità che non guarda all’economia reale. Ora c’è bisogno di rimettere in moto l’economia per ridurre il debito pubblico perché la ricetta che l’area euro sta attuando lo aumenta. Invece serve sostegno alla domanda. Faccio rilevare a tutti quelli he ci hanno criticato come vetero-keynesiani, che in questi giorni Barroso sta introducendo la golden rule perché c’è un problema di domanda in Europa. Noi vogliamo andare avanti su quella strada che è diversa da quella che i conservatori europei continuano a raccomandare.
Vi discosterete però dall’agenda Monti che i mercati continuano a guardare con favore.
Dipende da cosa intendiamo per agenda Monti. Se si intende abbattere il debito pubblico, bene noi lo vogliamo. Finora è aumentato e nel 2013 continuerà ad aumentare, c’è bisogno di una sostanziale revisione e questa indicazione arriva dalla commissione europea, non da qualche estremista nascosto a Bruxelles.
Dunque, la vostra convinzione è che vi trovate bene per il nuovo corso in arrivo.
È da anni che diciamo che applicare austerità e svalutazione del lavoro porta ad un avvitamento e ad un aumento del debito pubblico. E’ quello che si sta verificando in tutta l’ area euro…
Ma perché i mercati continuano a fare il tifo per Monti?
Sono giustamente preoccupati dalla torsione e accentuazione della linea anti-euro che Berlusconi ha impresso al Pdl e dalle valutazioni politiche fatte da Alfano. I mercati si preoccupano perché in Italia abbiamo il M5S di Grillo assestato su una linea anti-euro, più Pdl e la Lega. Ecco perché rimarcano la fiducia a Monti: perché fa argine a tutto questo…
Beh, a questo punto, potrebbero dare fiducia a Bersani.
Ma Bersani non ha vinto.
Nemmeno Monti ha vinto le elezioni.
Ma è in carica.
Vero, ma…
Ad ogni modo, noi con le primarie abbiamo preso l’impegno di agire con gli altri progressisti europei per rianimare l’economia europea per ridurre il debito pubblico che dopo anni di cure Merkel aumenta: noi vogliamo rimettere l’economica reale al centro.
Che vuol dire l’apertura ai moderati di cui parla Bersani?
Io penso che sia utile che l’alleanza dei progressisti si presenti nella configurazione definita con le primarie e che si cerchi un raccordo trasparente dopo il voto con le forze moderate perché nel paese c’è bisogno di convergenze larghe.
Teme che queste convergenze larghe possano decidere quale sarà il ministro dell’Economia del governo Bersani?
Il problema non è a Roma ma a Bruxelles, cioè il cambiamento deve essere condiviso a Bruxelles dove c’è già un’evoluzione interessante. E poi Bersani è noto come innovatore proprio all’estero, è stato due volte ministro, non è sconosciuto a Bruxelles. L’Economist ne parla come ‘former communist, innovator’.
Tradotto: “ex comunista, innovatore”. Dipende dal peso che si dà a ognuna di queste parole: i giochi tra ricette economiche diverse sono solo iniziati.
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