Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

mercoledì 5 giugno 2013

Le rane bollite.

Di Marco Malavasi - http://www.eureka.gr/

Alcuni giorni fa leggevo di un esperimento realmente efettuato in un'università americana alla fine del diciannovesimosecolo che, con poco rispetto per gli animali da laboratorio, ha dimostrato qualcosa di incredibile: gli scienziati hanno gettato una rana in una pentola di acqua bollente, e questa è immediatamente schizzata fuori con un gran salto, per salvarsi da quella che sarebbe stata un'orribile morte certa. E qui la sorpresa: se la rana viene posta nella pentola con acqua fredda che i ricercatori poi iniziano a riscaldare lentamente ma in modo costante l'animale rimane nella pentola “adattandosi” alla crescente temperatura fino a finire bollita. A questo punto ho visto un parallelismo agghiacciante: proviamo a sostituire il gruppo dei ricercatori con l'elite che ormai governa al ribasso non più attraverso la politica - ma con la finanza - questo mondo sempre più brutto e sempre più globalizzato, la pentola e l'acqua con la caterva di provvedimenti e di “misure economiche” che ormai da anni vengono propinate in Grecia, ma anche in Italia e non solo, con cadenze da goccia cinese, dai vari “governi” più o meno eletti dal popolo.

Chiaro adesso chi fa la rana? Ecco perché lo trovo agghiacciante; e a nulla valgono le giustificazioni del tipo «ancora la gente non è arrivata al limite, ma tra un pò reagirà»: con tutta probabilità la rana, mentre l'acqua si faceva sempre più calda, faceva le stesse elucubrazioni. Mi si potrebbe obiettare che, fino a prova contraria, gli esseri umani hanno capacità cognitive molto superiori a quelle delle rane; a parte il fatto che ciò non è sempre vero, proviamo a riportarci indietro nel tempo, a pochi anni fa, e ad immaginare che in un telegiornale qualsiasi venga data la notizia che di punto in bianco le relazioni nel mondo del lavoro, gli stipendi e le pensioni, gli ammortizzatori sociali ove presenti, insomma tutta la nostra vita, e quel che è peggio, quella dei nostri figli avessero subito con decorrenza immediata i cambiamenti e tagli come quelli che poi ci sono stati imposti: ebbene quale sarebbe stata la nostra reazione?

 Saremmo o no schizzati fuori dalla pentola e direttamente nelle piazze per difendere le nostre vite come la rana messa nell'acqua bollente? Facciamoci caso: la cadenza degli annunci e delle decisioni – imposizioni segue la logica del pescatore: tenere la lenza sempre in tiro per evitare che il pesce si liberi, concedendo alla bisogna anche qualche metro di filo, tanto poi lo recupera a gioco lungo, senza fretta, ma inesorabile come l'acqua che si fa sempre più calda. L'esperimento ci insegna questo: una volta che si preferisce, invece di reagire prontamente e con forza per salvaguardare se stessi, il prossimo, chi ci è caro e non ultimi i valori in cui crediamo e tutto ciò che chi ci ha preceduto ha conquistato per noi a prezzo anche della vita, ci adattiamo e tiriamo a campare, con ogni probabilità si finisce bolliti (e mazziati). Il problema non è il “quando” reagire, ma il “se” reagire; con tutta probabilità la rana che finì bollita, nell'adattarsi all'acqua sempre più calda, all'inizio si è anche sentita bene al calduccio - in definitiva il cambiamento si poteva accettare - oppure pensò che «c'è chi sta peggio» e questo le ha fatto rimandare il
momento in cui spiccare il salto di cui sarebbe stata capacissima, la pentola non era coperta, e che la avrebbe salvata dalla morte atroce a cui andava incontro: sicuramente poi ad un certo punto, quando il calore diventò sgradevole, commise l'errore fatale di credere che magari si trattasse di una cosa passeggera: quante volte lo stagno si era riscaldato in estate.

Purtroppo, quando poi la situazione si fece davvero insostenibile a tutto intorno diventò invivibile, l'amara scoperta: non aveva più la forza di spiccare quel salto tante volte rimandato.
Mi chiedo a questo punto se il funesto esito dell'esperimento sia poi colpa solo dei sadici ricercatori, i quali, se accusati di aver ucciso la rana, potrebbero sempre obiettare che stavano facendo solo il proprio mestiere, che la pentola era scoperchiata, che la scienza – ogni scienza - può causare vittime che si chiamano effetti collaterali, che nessuno in definitiva aveva costretto la rana a rimanere nell'acqua.

E questa è una grande verità: non possiamo sicuramente aspettarci che chi causa il male altrui si preoccupi delle vittime del suo “lavoro”, che chi vorrebbe riportarci indietro di duecento anni ci venga a mettere l'ora legale all'orologio; perciò non esistono alibi: se gli “scienziati” fanno il loro lavoro, è solo e soltanto compito delle rane di tutto il mondo fare quel salto che può salvare loro stesse, i loro discendenti, gli ideali per cui altri hanno dato la vita perchè la pentola in cui erano aveva il coperchio.

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