Sala gremita nel convento di San Domenico Maggiore, come non si vedeva da tempo. Maurizio Landini entra mentre gli attori Renato Carpentieri e Tore Salomone hanno appena finito di leggere gli articoli della Costituzione, accolto da applausi. Quando prende la parola ricorda immediatamente la tragedia di Lampedusa e lo fa a modo suo: «I soldi possono circolare come vogliono - dice - gli Stati hanno fatto leggi perché il capitale possa valicare qualsiasi frontiera senza passaporto, al contrario hanno creato un mondo in cui le persone sono clandestine. Così nel nostro paese succede che coloro i quali si sono salvati, avendo la fortuna di non morire, siccome non hanno un lavoro sono illegali e devono essere arrestati». Si fa silenzio, senza retorica. Questo è il popolo che si è sempre battuto per un mondo di eguali, da qualsiasi Stato provenissero.
E' infatti una delle ultime assemblee prima della manifestazione di sabato prossimo per la difesa della Costituzione. «Quando Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky mi hanno chiamato - continua Landini - mi sono sentito onorato. Poi mi sono detto 'hei vola basso, non è Maurizio che hanno chiamato ma il segretario della Fiom' per quello che hanno rappresentato i metalmeccanici in questo paese».
Landini fa un discorso chiaro e parla per più di mezz'ora, ci tiene a sottolineare che il 12 bisogna esserci tutti, è importante che la manifestazione riesca altrimenti non ci sarà un dopo di cui parlare, e invita al passaparola. Ribadisce ancora una volta che non è sua intenzione fondare un partito «ce ne sono già troppi», l'ambizione e ben più alta, «ridare un senso alla politica che deve rispondere al peggioramento delle condizioni di vita delle persone e al deterioramento della democrazia». Per questo i luoghi di confronto tornano a essere importanti, come aveva in precedenza sottolineato Elena Coccia, vicepresidente del consiglio comunale.
Landini sollecita il ritorno al confronto, il rovesciamento del sistema, ma non per essere conservatori: «Secondo la nostra Costituzione la Repubblica è fondata sul lavoro - dice -. Dunque, la politica dovrebbe essere condizionata dal lavoro, invece succede il contrario: l'economia condiziona la politica e questa a sua volta il lavoro. Mentre i mercati determinano le economie nel mondo». Ne ha per i Riva dell'Ilva, Landini, «che il migliore è agli arresti domiciliari», mentre l'acciaio deve continuare a essere prodotto «basterebbe non insegnare agli ingegneri come tagliare 10 minuti di pausa agli operai, ma a produrre macchine che non inquinano». E ancora, contro la competizione selvaggia, le discriminazioni sul lavoro. Poi chiude tra gli applausi: «Questa manifestazione non è la fine di un processo, è l'inizio. La democrazia è a rischio e la difendi se le persone hanno la possibilità di contare».
Prima del segretario ci sono stati fiumi d'interventi. Impossibile riportarli tutti, ma danno il polso di quante anime si ritroveranno in piazza a Roma per fare la differenza. Tra questi sicuramente gli operai della Fiat di Pomigliano D'Arco perché, spiega Antonio Di Luca, Rsa Fiom, da solo due settimane rientrato a diritto come sindacalista in fabbrica, «siamo davanti all'attacco finale di un sistema liberista e liberticida che vuole mettere mano all'articolo 138. Voglio ricordare che noi siamo ritornati nello stabilimento grazie alla Corte Costituzionale. Un diritto che c'era stato negato e di cui ci siamo riappropriati anche se ci trattano come nemici perché hanno paura, perché vogliamo che tornino in fabbrica gli altri 3mila lavoratori».
Arriverà nella capitale l'associazione Libera: «Per rivendicare il diritto alla disobbedienza» come dice Paolo D'Amore. E padre Giacinto Cataldo, francescano: «Ognuno di noi è portatore di una parte di giustizia e se ci manca siamo più poveri». E ci saranno gli universitari napoletani che qui in Campania non hanno la copertura per le borse di studio e come urla emozionata la giovanissima Rita Cantalino, «non ce ne facciamo niente della promessa che non toccheranno la Costituzione se poi non viene attuata». Da Napoli i bus partiranno alle 9.30 dall'Hotel Ramada, sono tutti invitati.
E' infatti una delle ultime assemblee prima della manifestazione di sabato prossimo per la difesa della Costituzione. «Quando Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky mi hanno chiamato - continua Landini - mi sono sentito onorato. Poi mi sono detto 'hei vola basso, non è Maurizio che hanno chiamato ma il segretario della Fiom' per quello che hanno rappresentato i metalmeccanici in questo paese».
Landini fa un discorso chiaro e parla per più di mezz'ora, ci tiene a sottolineare che il 12 bisogna esserci tutti, è importante che la manifestazione riesca altrimenti non ci sarà un dopo di cui parlare, e invita al passaparola. Ribadisce ancora una volta che non è sua intenzione fondare un partito «ce ne sono già troppi», l'ambizione e ben più alta, «ridare un senso alla politica che deve rispondere al peggioramento delle condizioni di vita delle persone e al deterioramento della democrazia». Per questo i luoghi di confronto tornano a essere importanti, come aveva in precedenza sottolineato Elena Coccia, vicepresidente del consiglio comunale.
Landini sollecita il ritorno al confronto, il rovesciamento del sistema, ma non per essere conservatori: «Secondo la nostra Costituzione la Repubblica è fondata sul lavoro - dice -. Dunque, la politica dovrebbe essere condizionata dal lavoro, invece succede il contrario: l'economia condiziona la politica e questa a sua volta il lavoro. Mentre i mercati determinano le economie nel mondo». Ne ha per i Riva dell'Ilva, Landini, «che il migliore è agli arresti domiciliari», mentre l'acciaio deve continuare a essere prodotto «basterebbe non insegnare agli ingegneri come tagliare 10 minuti di pausa agli operai, ma a produrre macchine che non inquinano». E ancora, contro la competizione selvaggia, le discriminazioni sul lavoro. Poi chiude tra gli applausi: «Questa manifestazione non è la fine di un processo, è l'inizio. La democrazia è a rischio e la difendi se le persone hanno la possibilità di contare».
Prima del segretario ci sono stati fiumi d'interventi. Impossibile riportarli tutti, ma danno il polso di quante anime si ritroveranno in piazza a Roma per fare la differenza. Tra questi sicuramente gli operai della Fiat di Pomigliano D'Arco perché, spiega Antonio Di Luca, Rsa Fiom, da solo due settimane rientrato a diritto come sindacalista in fabbrica, «siamo davanti all'attacco finale di un sistema liberista e liberticida che vuole mettere mano all'articolo 138. Voglio ricordare che noi siamo ritornati nello stabilimento grazie alla Corte Costituzionale. Un diritto che c'era stato negato e di cui ci siamo riappropriati anche se ci trattano come nemici perché hanno paura, perché vogliamo che tornino in fabbrica gli altri 3mila lavoratori».
Arriverà nella capitale l'associazione Libera: «Per rivendicare il diritto alla disobbedienza» come dice Paolo D'Amore. E padre Giacinto Cataldo, francescano: «Ognuno di noi è portatore di una parte di giustizia e se ci manca siamo più poveri». E ci saranno gli universitari napoletani che qui in Campania non hanno la copertura per le borse di studio e come urla emozionata la giovanissima Rita Cantalino, «non ce ne facciamo niente della promessa che non toccheranno la Costituzione se poi non viene attuata». Da Napoli i bus partiranno alle 9.30 dall'Hotel Ramada, sono tutti invitati.
Nessun commento:
Posta un commento