Fonte: controlacrisi
Milano, 25 ago. (Adnkronos) - La Germania nell'affrontare la crisi che sta scuotendo l'Europa «ha sbagliato tutto», riuscendo nell'impresa di trasformare una questione «assolutamente gestibile» e «dalle dimensioni »risibili«, come quella greca, in un'epidemia che sta squassando l'intero Vecchio Continente e che è diventata »quasi impossibile« da fermare. Così Vladimiro Giacchè, responsabile Affari Generali della Sator di Matteo Arpe, giudica, precisando di parlare a titolo personale, l'operato del governo guidato da Angela Merkel. Normalista, studi universitari condotti tra Pisa e Bochum e poi incarichi di alto livello nel Mediocredito Centrale e nel gruppo Capitalia, Giacchè, che conosce bene la Germania, è autore di numerosi volumi. »L'incapacità di costruire percorsi strategici di uscita dalla crisi - afferma Giacchè, intervistato dall'Adnkronos - non è un problema solo italiano. È evidente ovunque: in Giappone come negli Usa«. Ma, sottolinea Giacchè, »è soprattutto l'establishment europeo ad avere manifestato una scarsissima lungimiranza. La Germania, che nell'Unione Europea ha assunto un ruolo guida di fatto (non previsto dai Trattati), ha sbagliato tutto. Ha trasformato una crisi assolutamente gestibile e dalle dimensioni risibili come quella greca in una crisi con effetto domino che sembra sempre più simile ad una valanga quasi impossibile da fermare«. Per di più, prosegue Giacchè, Berlino «sta continuando a non affrontare la situazione nei termini giusti. A un anno data dal primo intervento sulla Grecia e visto l'esito catastrofico che quei provvedimenti del maggio 2010 hanno avuto, con il debito greco che è aumentato di quindici punti percentuali in un anno e con un'economia devastata anche a causa dei tagli che sono stati imposti, ci si sarebbe aspettati non dico un mea culpa pubblico, ma qualche riflessione sul fallimento delle proprie ricette forse sì». «Invece - aggiunge Giacchè - si prosegue sulla stessa linea e addirittura si generalizza il modello», imponendo a Paesi indebitati una linea di austerità che rischia di soffocare qualsiasi possibilità di ripresa dell'economia. Chi propone queste politiche è prigioniero dello schema secondo cui l'austerity produrrebbe fiducia, e la fiducia crescita. Il Nobel dell'economia Joseph Stiglitz ha recentemente argomentato che è vero il contrario: l'austerity riduce la domanda interna e quindi la crescita, e questo a sua volta diminuisce la fiducia, le entrate fiscali e peggiora i conti pubblici«. »Non solo - conclude il dirigente della Sator - visto che, chi più chi meno, tutti i Paesi dell'Eurozona sono alle prese col problema del debito pubblico (la media europea è ormai ben al di sopra della soglia del 60% fissata a Maastricht), a tutti vengono richiesti severi tagli al bilancio pubblico. Con il risultato che il calo della domanda interna di ciascun Paese diventa al tempo stesso calo dell'export intraeuropeo, e quindi accentua il calo della crescita«.
Milano, 25 ago. (Adnkronos) - La Germania nell'affrontare la crisi che sta scuotendo l'Europa «ha sbagliato tutto», riuscendo nell'impresa di trasformare una questione «assolutamente gestibile» e «dalle dimensioni »risibili«, come quella greca, in un'epidemia che sta squassando l'intero Vecchio Continente e che è diventata »quasi impossibile« da fermare. Così Vladimiro Giacchè, responsabile Affari Generali della Sator di Matteo Arpe, giudica, precisando di parlare a titolo personale, l'operato del governo guidato da Angela Merkel. Normalista, studi universitari condotti tra Pisa e Bochum e poi incarichi di alto livello nel Mediocredito Centrale e nel gruppo Capitalia, Giacchè, che conosce bene la Germania, è autore di numerosi volumi. »L'incapacità di costruire percorsi strategici di uscita dalla crisi - afferma Giacchè, intervistato dall'Adnkronos - non è un problema solo italiano. È evidente ovunque: in Giappone come negli Usa«. Ma, sottolinea Giacchè, »è soprattutto l'establishment europeo ad avere manifestato una scarsissima lungimiranza. La Germania, che nell'Unione Europea ha assunto un ruolo guida di fatto (non previsto dai Trattati), ha sbagliato tutto. Ha trasformato una crisi assolutamente gestibile e dalle dimensioni risibili come quella greca in una crisi con effetto domino che sembra sempre più simile ad una valanga quasi impossibile da fermare«. Per di più, prosegue Giacchè, Berlino «sta continuando a non affrontare la situazione nei termini giusti. A un anno data dal primo intervento sulla Grecia e visto l'esito catastrofico che quei provvedimenti del maggio 2010 hanno avuto, con il debito greco che è aumentato di quindici punti percentuali in un anno e con un'economia devastata anche a causa dei tagli che sono stati imposti, ci si sarebbe aspettati non dico un mea culpa pubblico, ma qualche riflessione sul fallimento delle proprie ricette forse sì». «Invece - aggiunge Giacchè - si prosegue sulla stessa linea e addirittura si generalizza il modello», imponendo a Paesi indebitati una linea di austerità che rischia di soffocare qualsiasi possibilità di ripresa dell'economia. Chi propone queste politiche è prigioniero dello schema secondo cui l'austerity produrrebbe fiducia, e la fiducia crescita. Il Nobel dell'economia Joseph Stiglitz ha recentemente argomentato che è vero il contrario: l'austerity riduce la domanda interna e quindi la crescita, e questo a sua volta diminuisce la fiducia, le entrate fiscali e peggiora i conti pubblici«. »Non solo - conclude il dirigente della Sator - visto che, chi più chi meno, tutti i Paesi dell'Eurozona sono alle prese col problema del debito pubblico (la media europea è ormai ben al di sopra della soglia del 60% fissata a Maastricht), a tutti vengono richiesti severi tagli al bilancio pubblico. Con il risultato che il calo della domanda interna di ciascun Paese diventa al tempo stesso calo dell'export intraeuropeo, e quindi accentua il calo della crescita«.
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