Intervista a Ugo Mattei, Giurista - Forum Acqua Pubblica. Fonte: controlacrisi
A pochi mesi dalla vittoria del referendum. Un grande successo seguito da una crisi economica che continua a peggiorare e a colpire le condizioni delle classi sociali non ricche. I principali fattori che oggi determinano questa crisi.
La crisi è determinata da un problema di percezione generalizzato: si crede possibile e desiderabile una crescita infinita su un pianeta finito e si sostiene questa folle idea attraverso un dispositivo politico giuridico ed ideologico micidiale che determina comportamenti suicidi della maggior parte della popolazione. Ridurre la crisi a economica o finanziaria è una scorciatoia.
Gli italiani e la loro voglia di scendere in piazza. Possiamo parlare di un rinnovamento degli italiani? Di una consapevolezza che li spinge alla reazione, a farsi di nuovo sentire?
Il senso di smarrimento derivante dalla crisi materiale che disvela quella di percezione sta producendo un effetto importante in una gran parte degli italiani. Quello di capire che non sono piu’ tempi di deleghe e che invece occorre prendere direttamente in mano la situazione.
Verso il 15 ottobre. Mi sono confrontata con diversi attivisti dei movimenti e in un’assemblea ho ascoltato vari rappresentanti di differenti reti sociali, studenti, lavoratori. La necessità di “unirsi” sembra essere un gancio indispensabile per la riuscita del 15. Come si pone lei rispetto a questo?
L’ unione è molto importante e si è di fatto già manifestata nel suo potenziale con la vittoria referendaria che certamente trascende e supera la vecchia opposizione destra\sinistra. Oggi il confronto puo’ finalmentre essere quello fra chi crede che la crescita significhi ripresa e chi invece crede che essa sia solo un’ accelerazione verso lo schianto. Il 15 è importante soprattutto perché collega i movimenti di tutta europa in un grande coro che dice: basta al saccheggio! Invertiamo la rotta!
Scendere in piazza per arrivare a San Giovanni o scendere in piazza per restarci?
Per restarci. Con un giorno di piazza non si risolve nulla.
La disperazione e la rabbia degli italiani è ormai conclamata. Come prevede questo 15 ottobre? Cosa ci possiamo aspettare? Sembra facile e umano supporre disordini davanti all’eventuale presenza di infiltrati.
Non lo so. Credo che la fisicità della protesta certamente troverà uno sbocco. Quanto duri saranno gli scontri dipende come sempre soprattutto dalla polizia.
I Movimenti, nell’autonomia, auto rappresentazione e autorganizzazione sono la giusta risposta a una politica che trascura e dimentica la vita dei propri cittadini portandoli alla povertà. Come vede in futuro “la vita” dei Movimenti?
I movimenti per i beni comuni (No Tav, Valle, Acqua, e tantissimi altri) servono a rendere biologico (nel senso di Marcuse) il rifiuto dell’ ipocrisia dominante e costituiscono l’ avanguardia della rivoluzione culturale che si sta compiendo. Il processo trasformativo di emancipazione mi pare giunto ad un punto di non ritorno anche in Italia. Il comune ne costituisce teoria e prassi. Ho cercato di tracciare le grandi linee di questa trasformazione necessaria nel mio Beni Comuni. Un Manifesto appena uscito per Laterza.
Cosa ci sarà dopo il 15 ottobre?
Un nuovo giorno che si puo’ utilizzare per produrre cambiamento culturale salvifico o sprecare nel teatro osceno ed irresponsabile della politica di palazzo.
A pochi mesi dalla vittoria del referendum. Un grande successo seguito da una crisi economica che continua a peggiorare e a colpire le condizioni delle classi sociali non ricche. I principali fattori che oggi determinano questa crisi.
La crisi è determinata da un problema di percezione generalizzato: si crede possibile e desiderabile una crescita infinita su un pianeta finito e si sostiene questa folle idea attraverso un dispositivo politico giuridico ed ideologico micidiale che determina comportamenti suicidi della maggior parte della popolazione. Ridurre la crisi a economica o finanziaria è una scorciatoia.
Gli italiani e la loro voglia di scendere in piazza. Possiamo parlare di un rinnovamento degli italiani? Di una consapevolezza che li spinge alla reazione, a farsi di nuovo sentire?
Il senso di smarrimento derivante dalla crisi materiale che disvela quella di percezione sta producendo un effetto importante in una gran parte degli italiani. Quello di capire che non sono piu’ tempi di deleghe e che invece occorre prendere direttamente in mano la situazione.
Verso il 15 ottobre. Mi sono confrontata con diversi attivisti dei movimenti e in un’assemblea ho ascoltato vari rappresentanti di differenti reti sociali, studenti, lavoratori. La necessità di “unirsi” sembra essere un gancio indispensabile per la riuscita del 15. Come si pone lei rispetto a questo?
L’ unione è molto importante e si è di fatto già manifestata nel suo potenziale con la vittoria referendaria che certamente trascende e supera la vecchia opposizione destra\sinistra. Oggi il confronto puo’ finalmentre essere quello fra chi crede che la crescita significhi ripresa e chi invece crede che essa sia solo un’ accelerazione verso lo schianto. Il 15 è importante soprattutto perché collega i movimenti di tutta europa in un grande coro che dice: basta al saccheggio! Invertiamo la rotta!
Scendere in piazza per arrivare a San Giovanni o scendere in piazza per restarci?
Per restarci. Con un giorno di piazza non si risolve nulla.
La disperazione e la rabbia degli italiani è ormai conclamata. Come prevede questo 15 ottobre? Cosa ci possiamo aspettare? Sembra facile e umano supporre disordini davanti all’eventuale presenza di infiltrati.
Non lo so. Credo che la fisicità della protesta certamente troverà uno sbocco. Quanto duri saranno gli scontri dipende come sempre soprattutto dalla polizia.
I Movimenti, nell’autonomia, auto rappresentazione e autorganizzazione sono la giusta risposta a una politica che trascura e dimentica la vita dei propri cittadini portandoli alla povertà. Come vede in futuro “la vita” dei Movimenti?
I movimenti per i beni comuni (No Tav, Valle, Acqua, e tantissimi altri) servono a rendere biologico (nel senso di Marcuse) il rifiuto dell’ ipocrisia dominante e costituiscono l’ avanguardia della rivoluzione culturale che si sta compiendo. Il processo trasformativo di emancipazione mi pare giunto ad un punto di non ritorno anche in Italia. Il comune ne costituisce teoria e prassi. Ho cercato di tracciare le grandi linee di questa trasformazione necessaria nel mio Beni Comuni. Un Manifesto appena uscito per Laterza.
Cosa ci sarà dopo il 15 ottobre?
Un nuovo giorno che si puo’ utilizzare per produrre cambiamento culturale salvifico o sprecare nel teatro osceno ed irresponsabile della politica di palazzo.
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