- keynesblog -
“L’Europa può essere salvata?” A chiederselo è l’ex primo ministro austriaco socialdemocratico, Alfred Gusenbauer, in un articolo su Project Syndacate, che segnaliamo proprio nel giorno in cui si addensano nuovamente le nuvole sull’euro e l’Europa. Ieri la Bce ha segnato un nuovo record dei depositi overnight e stamane lo spread è tornato a salire, mentre le borse hanno segnato una flessione, di fronte alle minacce del premier greco di un default poco “ordinato”.
Scrive sarcasticamente Gusenbauer:
Non c’è da stupirsi che senza l’azione congiunta dell’Unione europea, impedita dal provincialismo dei governi nazionali, i mercati finanziari applichino ciò che i comunisti chiamano “tattica del salame” , cioè tagliare l’Europa pezzo per pezzo, attaccando i suoi paesi membri uno alla volta. In effetti, il Parlamento europeo e Commissione europea sono già fuori gioco, ed è apparso un nuovo modello gestionale per l’Europa: la Germania prende le decisioni, la Francia dà conferenze stampa e gli altri paesi si limitano ad un cenno (tranne gli inglesi, che ancora una volta hanno scelto l’isolazionismo).
Secondo l’ex premier austriaco: “Questa struttura di gestione è illegittima da un punto di vista democratico e ingiustificata dal punto di vista dei risultati”. Pertanto Gusenbauer invoca la democrazia anche nell’Unione, anche sul “fiscal compact”:
Per dare piena legittimità alle decisioni, l’UE deve diventare una vera democrazia, con un presidente eletto con voto diretto e un parlamento più forte. Il patto fiscale approvato nel dicembre 2011 dai membri della UE (tranne il Regno Unito e Repubblica Ceca) non può essere lasciato esclusivamente nelle mani di burocrati e tribunali. I cittadini europei sono il vero sovrano e devono finalmente ottenere il diritto a prendere decisioni politiche in Europa, attraverso le elezioni.
Sul lato economico Gusenbauer invoca una profonda revisione dell’austerity, accettando solo pochi tagli alla spesa e aumento delle imposte esclusivamente in quei casi in cui non siano recessivi. Ma soprattutto per Gusenbauer è necessario un vero “Piano Marshall europeo” che aiuti i paesi in difficoltà a uscire dalla crisi e a migliorare le loro performance, riequilibrando la bilancia commerciale interna, che, come abbiamo visto, è la principale causa della crisi europea e quella esterna verso i produttori di petrolio:
[L'Europa] ha anche bisogno di un “Piano Marshall europeo” per fornire i investimenti nelle infrastrutture, energie rinnovabili ed efficienza energetica. Questo piano non serve solo rafforzare la crescita, ma anche a ridurre il disavanzo delle partite correnti (e consentire una riduzione di costose importazioni di combustibili fossili). L’unico modo per consolidare le finanze pubbliche è attraverso la crescita, non austerità.
L’ex capo di governo suggerisce inoltre una maggiore ridistribuzione del reddito, anche attraverso l’aumento delle tasse sui redditi più alti, e una riforma del Welfare che guardi maggiormente all’istruzione, non dimenticando la necessaria riforma della Bce:
E’ necessario ridurre la vulnerabilità degli Stati nazionali ai mercati finanziari e i loro tassi di interesse esagerati. Solo per la BCE, assumendo il ruolo di prestatore di ultima istanza, è possibile interrompere il deflusso di capitali dalla zona euro e ripristinare la fiducia nella capacità dell’Europa di risolvere i propri problemi.
“L’Europa può essere salvata?” A chiederselo è l’ex primo ministro austriaco socialdemocratico, Alfred Gusenbauer, in un articolo su Project Syndacate, che segnaliamo proprio nel giorno in cui si addensano nuovamente le nuvole sull’euro e l’Europa. Ieri la Bce ha segnato un nuovo record dei depositi overnight e stamane lo spread è tornato a salire, mentre le borse hanno segnato una flessione, di fronte alle minacce del premier greco di un default poco “ordinato”.
Scrive sarcasticamente Gusenbauer:
Non c’è da stupirsi che senza l’azione congiunta dell’Unione europea, impedita dal provincialismo dei governi nazionali, i mercati finanziari applichino ciò che i comunisti chiamano “tattica del salame” , cioè tagliare l’Europa pezzo per pezzo, attaccando i suoi paesi membri uno alla volta. In effetti, il Parlamento europeo e Commissione europea sono già fuori gioco, ed è apparso un nuovo modello gestionale per l’Europa: la Germania prende le decisioni, la Francia dà conferenze stampa e gli altri paesi si limitano ad un cenno (tranne gli inglesi, che ancora una volta hanno scelto l’isolazionismo).
Secondo l’ex premier austriaco: “Questa struttura di gestione è illegittima da un punto di vista democratico e ingiustificata dal punto di vista dei risultati”. Pertanto Gusenbauer invoca la democrazia anche nell’Unione, anche sul “fiscal compact”:
Per dare piena legittimità alle decisioni, l’UE deve diventare una vera democrazia, con un presidente eletto con voto diretto e un parlamento più forte. Il patto fiscale approvato nel dicembre 2011 dai membri della UE (tranne il Regno Unito e Repubblica Ceca) non può essere lasciato esclusivamente nelle mani di burocrati e tribunali. I cittadini europei sono il vero sovrano e devono finalmente ottenere il diritto a prendere decisioni politiche in Europa, attraverso le elezioni.
Sul lato economico Gusenbauer invoca una profonda revisione dell’austerity, accettando solo pochi tagli alla spesa e aumento delle imposte esclusivamente in quei casi in cui non siano recessivi. Ma soprattutto per Gusenbauer è necessario un vero “Piano Marshall europeo” che aiuti i paesi in difficoltà a uscire dalla crisi e a migliorare le loro performance, riequilibrando la bilancia commerciale interna, che, come abbiamo visto, è la principale causa della crisi europea e quella esterna verso i produttori di petrolio:
[L'Europa] ha anche bisogno di un “Piano Marshall europeo” per fornire i investimenti nelle infrastrutture, energie rinnovabili ed efficienza energetica. Questo piano non serve solo rafforzare la crescita, ma anche a ridurre il disavanzo delle partite correnti (e consentire una riduzione di costose importazioni di combustibili fossili). L’unico modo per consolidare le finanze pubbliche è attraverso la crescita, non austerità.
L’ex capo di governo suggerisce inoltre una maggiore ridistribuzione del reddito, anche attraverso l’aumento delle tasse sui redditi più alti, e una riforma del Welfare che guardi maggiormente all’istruzione, non dimenticando la necessaria riforma della Bce:
E’ necessario ridurre la vulnerabilità degli Stati nazionali ai mercati finanziari e i loro tassi di interesse esagerati. Solo per la BCE, assumendo il ruolo di prestatore di ultima istanza, è possibile interrompere il deflusso di capitali dalla zona euro e ripristinare la fiducia nella capacità dell’Europa di risolvere i propri problemi.
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