di ALESSANDRO ROBECCHI – micromega -
Pur abituati al peggio del peggio del peggio del peggio (e andate avanti voi), c’è da stentare a credere alle parole che il ministro Fornero ha rivolto ieri ad alcune ragazze e giovani donne precarie. Loro, perennemente escluse da ogni tavolo, sono andate direttamente a trovarla al ministero, occupando pacificamente la stanza del suo ufficio stampa.
Avvertita, la ministra Fornero non si è sottratta e, tornata al ministero, ha accettato di incontrare nove ragazze sotto i trent’anni, disoccupate, o precarie, o licenziate. Il racconto lo fa il Corriere della Sera e potete leggerlo qui. Tutto bene, verrebbe da dire: di fronte agli “occupanti”, nessun tafferuglio, né gas urticanti o manganellate. Ma la lezioncina no, quella non è stata risparmiata alle ragazze, anche considerato che era l’8 marzo. E allora ecco (le parole della ministra del welfare sono virgolettate così come le riporta il Corriere dalle testimonianze delle ragazze di OccupyWelfare).
Dice Fornero: “E’ un momento di crisi per tutti e tutti devono fare sacrifici”. Già, un po’ come se stesse parlando con Briatore. E di fronte alla richiesta di un salario minimo garantito ha affermato: “L’Italia è un Paese ricco di contraddizioni, che ha il sole per 9 mesi l’anno e che con un reddito base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”.
Non si capisce per quale distrazione la ministra del welfare si sia dimenticata di alcune cose: a) molti suonerebbero anche il mandolino; b) la pennichella subito dopo la pasta al pomodoro, ovviamente in attesa di andare a ritirare il lauto assegno; c) nemmeno nel tanto sbandierato sistema danese della flexsecurity c’è questo problema, perché là la pasta al pomodoro non sanno farla.
Insomma, dopo gli “sfigati”, dopo i giovani “che vogliono lavorare vicino a papà e mamma”, dopo “la monotonia del posto fisso”, un’altra geniale uscita dei prestigiosi tecnici al governo: niente salario minimo garantito perché se no vi sedete lì a mangiare gli spaghetti al sugo e chi si è visto si è visto. Non risulta che la ministra Fornero abbia smentito, né che abbia versato qualche lacrima. Probabilmente dirà presto che è stata “travisata”, come da tradizione. Intanto, nessuna notizia del fiasco di vino o della birretta che il welfare italiano non potrà darvi e vi aiuterebbe non poco ad “adagiarvi”. Complimenti.
Alessandro Robecchi
(9 marzo 2012)
Pur abituati al peggio del peggio del peggio del peggio (e andate avanti voi), c’è da stentare a credere alle parole che il ministro Fornero ha rivolto ieri ad alcune ragazze e giovani donne precarie. Loro, perennemente escluse da ogni tavolo, sono andate direttamente a trovarla al ministero, occupando pacificamente la stanza del suo ufficio stampa.
Avvertita, la ministra Fornero non si è sottratta e, tornata al ministero, ha accettato di incontrare nove ragazze sotto i trent’anni, disoccupate, o precarie, o licenziate. Il racconto lo fa il Corriere della Sera e potete leggerlo qui. Tutto bene, verrebbe da dire: di fronte agli “occupanti”, nessun tafferuglio, né gas urticanti o manganellate. Ma la lezioncina no, quella non è stata risparmiata alle ragazze, anche considerato che era l’8 marzo. E allora ecco (le parole della ministra del welfare sono virgolettate così come le riporta il Corriere dalle testimonianze delle ragazze di OccupyWelfare).
Dice Fornero: “E’ un momento di crisi per tutti e tutti devono fare sacrifici”. Già, un po’ come se stesse parlando con Briatore. E di fronte alla richiesta di un salario minimo garantito ha affermato: “L’Italia è un Paese ricco di contraddizioni, che ha il sole per 9 mesi l’anno e che con un reddito base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”.
Non si capisce per quale distrazione la ministra del welfare si sia dimenticata di alcune cose: a) molti suonerebbero anche il mandolino; b) la pennichella subito dopo la pasta al pomodoro, ovviamente in attesa di andare a ritirare il lauto assegno; c) nemmeno nel tanto sbandierato sistema danese della flexsecurity c’è questo problema, perché là la pasta al pomodoro non sanno farla.
Insomma, dopo gli “sfigati”, dopo i giovani “che vogliono lavorare vicino a papà e mamma”, dopo “la monotonia del posto fisso”, un’altra geniale uscita dei prestigiosi tecnici al governo: niente salario minimo garantito perché se no vi sedete lì a mangiare gli spaghetti al sugo e chi si è visto si è visto. Non risulta che la ministra Fornero abbia smentito, né che abbia versato qualche lacrima. Probabilmente dirà presto che è stata “travisata”, come da tradizione. Intanto, nessuna notizia del fiasco di vino o della birretta che il welfare italiano non potrà darvi e vi aiuterebbe non poco ad “adagiarvi”. Complimenti.
Alessandro Robecchi
(9 marzo 2012)
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