di Isabella Borghese - controlacrisi -
LIBRI & CONFLITTI. Estratti da COME LA GRECIA, di Dimitri Deliolanes - Fandango
Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema, di Dimitri Deliolanes (Fandango). Ma cosa c’è dietro al fallimento della Grecia? E cosa può fare l’Italia per evitare lo stesso destino? Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca ERT, ci racconta con un linguaggio semplice e diretto la grave crisi che sta attraversando il suo paese e minaccia di contaminare tutta l’Europa.
Estratto dal capitolo “È Zeus che ci punisce”
In un mondo per pochi non c’è posto per nessuno.
La parola chiave è depressione. Non solo economica ma anche, e soprattutto, psicologica. La si coglie, si percepisce in ogni momento, in ogni luogo, in ogni aspetto della vita dei greci. Negli uffici pubblici, dove una volta imperversavano statali frustrati e servili verso
i potenti ma strafottenti verso i cittadini, ora regna la paura, l’insicurezza e la rassegnazione. Nelle imprese private, con il personale ridotto all’osso e costretto a lavorare
fino a notte inoltrata, domina il silenzio del terrore. Nessuno si azzarda a dire nulla. Lo hanno scoperto perfino gli ispettori del lavoro, che non sono tutti militanti operaisti di estrema sinistra: un loro rapporto del gennaio 2011 riportava che circa 50 mila lavoratori
dipendenti non hanno ricevuto la tredicesima, ma solo lo 0,5% lo ha denunciato. Gli altri hanno preferito tacere, nella speranza di conservare il posto di lavoro.
Peggio ancora per i contributi: un datore di lavoro su quattro non li paga.
Chi lavora nel settore privato china la testa, stringe la cinghia, maledice i politici e trama per mantenere il posto di lavoro. Lo statale è meno angosciato per il posto di lavoro (anche se teme che prima o poi la Troika chieda anche la sua testa) ma molto più arrabbiato. Molti, i più, hanno dovuto rinunciare al doppio lavoro (in nero), costretti a farsi vedere finalmente in ufficio, per lo più con lo stipendio ridotto. È un complotto delle multinazionali, degli interessi stranieri, dei nemici della nazione per mettere alla gogna e distruggere Lui, l’umile difensore dello stato. Intanto, addio alla seconda macchina, alla settimana tutto compreso, a forte rischio il mutuo. Le famiglie greche hanno in proporzione la maggiore esposizione debitoria verso le banche nell’Europa dei 27, circa 118 miliardi.
Anche i consumi delle famiglie si sono ridotti drasticamente, precisamente del 9,3% negli ultimi due anni: meno vestiti e scarpe (-52% rispetto al 2009), meno giri in macchina (-28%), meno cosmetici per le signore (-27%), meno mobili ed elettrodomestici (- 15%). Tirare la cinghia, in attesa di tempi migliori. Durante le feste di Natale 2010 i consumi sono scesi del 40%, con una spesa media di 410 euro per famiglia.
Ma anche il concetto di famiglia sta cambiando vertiginosamente.
Nel 2010 abbiamo avuto un rapido aumento dei divorzi (“la povertà porta litigi”, dice un proverbio greco) e un vero crollo della natalità.
Cambiata radicalmente anche la tipologia dei senza tetto ateniesi. Fino a poco tempo fa erano quasi tutti immigrati, pensionati soli, ex detenuti, vedove senza reddito. Ora bussano alle porte dei (pochi) ospizi gestiti dalla Chiesa e dalle organizzazioni non governative anche laureati, ex manager, ex precari statali. In totale, calcolano le organizzazioni non governative, sono 50 mila i senza tetto di Atene. La maggior parte trova rifugio di fortuna letteralmente sotto i ponti. Ma anche chi un tetto ce l’ha, ora lo deve dividere con un altro: le convivenze di convenienza, si calcola, sono aumentate del 18% nel 2010 e non riguardano più i giovani, ma anche famiglie con figli e pensionati a carico. Durissima la crisi per i giovani. Li vedi trascorrere le giornate nelle caffetterie, capelli lunghi e abbigliamento combat rock, consumando pochi caffè (d’estate frappè)
e aspettando chissà cosa. Anche chi è riuscito a superare gli esami di accesso all’univeristà (un delirante sistema a punti in base ai quali si ottiene l’accesso a facoltà non richieste né desiderate), cioè il 23% dei maturati, sa bene di non avere nessuna prospettiva di lavoro. Addio alle vecchie raccomandazioni al “deputato di famiglia”, addio ai concorsi, addio perfino agli stage non retribuiti. Il 61% dei giovani greci dai 18 ai 34 anni vive con la famiglia, un record europeo, secondo una ricerca promossa dalla Commissaria europea per la Gioventù, la cipriota Androulla Vassiliou. Chi vuole rendersi indipendente progetta la fuga all’estero. Lo dichiarano sette laureati su dieci, quattro su dieci hanno iniziato subito a cercare lavoro fuori confine. Non più in Italia a studiare, come negli anni Settanta, ma a lavorare in centri di ricerca negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Germania, dove si può incontrare la vecchia generazione di emigrati, quel milione e mezzo partito con la valigia di cartone e mai più tornato. Ora però sono i giovani che fuggono, quelli migliori, con lauree da 110 e lode, stanchi di aspettare anni per il dottorato o per la specializzazione in medicina e senza nessuna garanzia
di trovare alla fine uno straccio di lavoro. Ci sono anche dei tentativi di sperimentazione che stentano ad affacciarsi sul mercato. Gruppi di giovani intraprendenti e con talento che sviluppano software, si danno all’editoria elettronica, vendono servizi via Internet, tornano in campagna per coltivazioni biologiche, per salvare i cibi della tradizione, si inventano servizi turistici alternativi. Sono intelligenti e ben motivati, ma manca il supporto delle banche e devono scontrarsi con un mercato oligopolistico, che non ama le novità. Eppure, le campagne greche avrebbero tanto bisogno di un’ondata di rinnovamento, di intelligenza, di voglia di fare. L’agricoltura del paese, ormai poco più del 3% del PIL, è stata drogata per decenni dai contributi europei e dai prezzi definiti dal governo per i prodotti tradizionali, sempre più difficili da vendere: cotone, tabacco, agrumi. L’agricoltore non è stato incentivato a investire, a differenziare il prodotto. Si è semplicemente limitato a sperperare il contributo statale. Solo pochi illuminati hanno bandito i fitofarmaci e si sono messi a scoprire nuovi prodotti o a valorizzare quelli tradizionali. Uno di questi è il nuovo sindaco di Salonicco, Boutaris, che ora vende i suoi vini pregiati in tutta l’Europa del nord. Con l’arrivo della crisi, si tende a lasciare la caotica Atene e tornare in “provincia”, dove la vita è meno cara e spesso ci si ancora alla famiglia per sopravvivere. Non tutto è perduto comunque. Ci sono ancora cittadini pronti a fare qualcosa, a rimboccarsi le maniche per migliorare la situazione e salvare il paese.
Dal 2009 alcuni coraggiosi abitanti di Exarchia si sono impegnati e hanno deciso di ripulire, letteralmente, l’omonima piazza del quartiere: hanno portato via le siringhe, le cartacce, le lattine vuote. Hanno restaurato le aiuole e i marciapiedi e potato gli alberi. I pusher se ne sono andati scandalizzati e ora la piazza è ritornata alle famiglie, ai caffè e anche agli anarchici non violenti. Lo stesso stanno facendo in altri quartieri gruppi di cittadini volenterosi che si fanno chiamare Atenistas. Ma la depressione è evidente, si tocca con mano. Basta una passeggiata lungo il devastato centro di Atene. Gente depressa e arrabbiata che cammina velocemente per fuggire al proprio destino. Donne che restano
eleganti anche con le scarpe di tre anni fa e la maglietta comprata al mercatino. Ci sono continui battibecchi sugli autobus, vere e proprie risse tra automobilisti. Discussioni accese nei caffè, nelle code, per le strade, ovunque. Qualcuno parla da solo per strada. Qualcun altro si dà alla microcriminalità e taccheggia i supermercati. A una mia zia a Patrasso hanno rubato tutti i limoni dall’albero. Sono riapparsi i ladri di biciclette. Sono aumentati anche i ricorsi a psicoterapeuti, psicologi e psichiatri, aumentato anche il consumo di psicofarmaci. Il centro di igiene mentale dell’università di Atene ha istituito una linea verde contro la depressione: 16 mila telefonate solo nel secondo semestre del 2010. Per la maggior parte disoccupati, negozianti falliti, precari senza futuro. In 24 casi dopo la telefonata c’è stato un tentativo di suicidio. Nel primo semestre del 2011 i suicidi sono aumentati del 38%. In un muro qualcuno ha scritto: “In un mondo per pochi non c’è posto per nessuno”. (...)
Come la Grecia. Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema
di Dimitri Deliolanes
Collana: documenti
pagine: 304
euro 16,50
LIBRI & CONFLITTI. Estratti da COME LA GRECIA, di Dimitri Deliolanes - Fandango
Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema, di Dimitri Deliolanes (Fandango). Ma cosa c’è dietro al fallimento della Grecia? E cosa può fare l’Italia per evitare lo stesso destino? Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca ERT, ci racconta con un linguaggio semplice e diretto la grave crisi che sta attraversando il suo paese e minaccia di contaminare tutta l’Europa.
Estratto dal capitolo “È Zeus che ci punisce”
In un mondo per pochi non c’è posto per nessuno.
La parola chiave è depressione. Non solo economica ma anche, e soprattutto, psicologica. La si coglie, si percepisce in ogni momento, in ogni luogo, in ogni aspetto della vita dei greci. Negli uffici pubblici, dove una volta imperversavano statali frustrati e servili verso
i potenti ma strafottenti verso i cittadini, ora regna la paura, l’insicurezza e la rassegnazione. Nelle imprese private, con il personale ridotto all’osso e costretto a lavorare
fino a notte inoltrata, domina il silenzio del terrore. Nessuno si azzarda a dire nulla. Lo hanno scoperto perfino gli ispettori del lavoro, che non sono tutti militanti operaisti di estrema sinistra: un loro rapporto del gennaio 2011 riportava che circa 50 mila lavoratori
dipendenti non hanno ricevuto la tredicesima, ma solo lo 0,5% lo ha denunciato. Gli altri hanno preferito tacere, nella speranza di conservare il posto di lavoro.
Peggio ancora per i contributi: un datore di lavoro su quattro non li paga.
Chi lavora nel settore privato china la testa, stringe la cinghia, maledice i politici e trama per mantenere il posto di lavoro. Lo statale è meno angosciato per il posto di lavoro (anche se teme che prima o poi la Troika chieda anche la sua testa) ma molto più arrabbiato. Molti, i più, hanno dovuto rinunciare al doppio lavoro (in nero), costretti a farsi vedere finalmente in ufficio, per lo più con lo stipendio ridotto. È un complotto delle multinazionali, degli interessi stranieri, dei nemici della nazione per mettere alla gogna e distruggere Lui, l’umile difensore dello stato. Intanto, addio alla seconda macchina, alla settimana tutto compreso, a forte rischio il mutuo. Le famiglie greche hanno in proporzione la maggiore esposizione debitoria verso le banche nell’Europa dei 27, circa 118 miliardi.
Anche i consumi delle famiglie si sono ridotti drasticamente, precisamente del 9,3% negli ultimi due anni: meno vestiti e scarpe (-52% rispetto al 2009), meno giri in macchina (-28%), meno cosmetici per le signore (-27%), meno mobili ed elettrodomestici (- 15%). Tirare la cinghia, in attesa di tempi migliori. Durante le feste di Natale 2010 i consumi sono scesi del 40%, con una spesa media di 410 euro per famiglia.
Ma anche il concetto di famiglia sta cambiando vertiginosamente.
Nel 2010 abbiamo avuto un rapido aumento dei divorzi (“la povertà porta litigi”, dice un proverbio greco) e un vero crollo della natalità.
Cambiata radicalmente anche la tipologia dei senza tetto ateniesi. Fino a poco tempo fa erano quasi tutti immigrati, pensionati soli, ex detenuti, vedove senza reddito. Ora bussano alle porte dei (pochi) ospizi gestiti dalla Chiesa e dalle organizzazioni non governative anche laureati, ex manager, ex precari statali. In totale, calcolano le organizzazioni non governative, sono 50 mila i senza tetto di Atene. La maggior parte trova rifugio di fortuna letteralmente sotto i ponti. Ma anche chi un tetto ce l’ha, ora lo deve dividere con un altro: le convivenze di convenienza, si calcola, sono aumentate del 18% nel 2010 e non riguardano più i giovani, ma anche famiglie con figli e pensionati a carico. Durissima la crisi per i giovani. Li vedi trascorrere le giornate nelle caffetterie, capelli lunghi e abbigliamento combat rock, consumando pochi caffè (d’estate frappè)
e aspettando chissà cosa. Anche chi è riuscito a superare gli esami di accesso all’univeristà (un delirante sistema a punti in base ai quali si ottiene l’accesso a facoltà non richieste né desiderate), cioè il 23% dei maturati, sa bene di non avere nessuna prospettiva di lavoro. Addio alle vecchie raccomandazioni al “deputato di famiglia”, addio ai concorsi, addio perfino agli stage non retribuiti. Il 61% dei giovani greci dai 18 ai 34 anni vive con la famiglia, un record europeo, secondo una ricerca promossa dalla Commissaria europea per la Gioventù, la cipriota Androulla Vassiliou. Chi vuole rendersi indipendente progetta la fuga all’estero. Lo dichiarano sette laureati su dieci, quattro su dieci hanno iniziato subito a cercare lavoro fuori confine. Non più in Italia a studiare, come negli anni Settanta, ma a lavorare in centri di ricerca negli Stati Uniti, in Gran Bretagna o in Germania, dove si può incontrare la vecchia generazione di emigrati, quel milione e mezzo partito con la valigia di cartone e mai più tornato. Ora però sono i giovani che fuggono, quelli migliori, con lauree da 110 e lode, stanchi di aspettare anni per il dottorato o per la specializzazione in medicina e senza nessuna garanzia
di trovare alla fine uno straccio di lavoro. Ci sono anche dei tentativi di sperimentazione che stentano ad affacciarsi sul mercato. Gruppi di giovani intraprendenti e con talento che sviluppano software, si danno all’editoria elettronica, vendono servizi via Internet, tornano in campagna per coltivazioni biologiche, per salvare i cibi della tradizione, si inventano servizi turistici alternativi. Sono intelligenti e ben motivati, ma manca il supporto delle banche e devono scontrarsi con un mercato oligopolistico, che non ama le novità. Eppure, le campagne greche avrebbero tanto bisogno di un’ondata di rinnovamento, di intelligenza, di voglia di fare. L’agricoltura del paese, ormai poco più del 3% del PIL, è stata drogata per decenni dai contributi europei e dai prezzi definiti dal governo per i prodotti tradizionali, sempre più difficili da vendere: cotone, tabacco, agrumi. L’agricoltore non è stato incentivato a investire, a differenziare il prodotto. Si è semplicemente limitato a sperperare il contributo statale. Solo pochi illuminati hanno bandito i fitofarmaci e si sono messi a scoprire nuovi prodotti o a valorizzare quelli tradizionali. Uno di questi è il nuovo sindaco di Salonicco, Boutaris, che ora vende i suoi vini pregiati in tutta l’Europa del nord. Con l’arrivo della crisi, si tende a lasciare la caotica Atene e tornare in “provincia”, dove la vita è meno cara e spesso ci si ancora alla famiglia per sopravvivere. Non tutto è perduto comunque. Ci sono ancora cittadini pronti a fare qualcosa, a rimboccarsi le maniche per migliorare la situazione e salvare il paese.
Dal 2009 alcuni coraggiosi abitanti di Exarchia si sono impegnati e hanno deciso di ripulire, letteralmente, l’omonima piazza del quartiere: hanno portato via le siringhe, le cartacce, le lattine vuote. Hanno restaurato le aiuole e i marciapiedi e potato gli alberi. I pusher se ne sono andati scandalizzati e ora la piazza è ritornata alle famiglie, ai caffè e anche agli anarchici non violenti. Lo stesso stanno facendo in altri quartieri gruppi di cittadini volenterosi che si fanno chiamare Atenistas. Ma la depressione è evidente, si tocca con mano. Basta una passeggiata lungo il devastato centro di Atene. Gente depressa e arrabbiata che cammina velocemente per fuggire al proprio destino. Donne che restano
eleganti anche con le scarpe di tre anni fa e la maglietta comprata al mercatino. Ci sono continui battibecchi sugli autobus, vere e proprie risse tra automobilisti. Discussioni accese nei caffè, nelle code, per le strade, ovunque. Qualcuno parla da solo per strada. Qualcun altro si dà alla microcriminalità e taccheggia i supermercati. A una mia zia a Patrasso hanno rubato tutti i limoni dall’albero. Sono riapparsi i ladri di biciclette. Sono aumentati anche i ricorsi a psicoterapeuti, psicologi e psichiatri, aumentato anche il consumo di psicofarmaci. Il centro di igiene mentale dell’università di Atene ha istituito una linea verde contro la depressione: 16 mila telefonate solo nel secondo semestre del 2010. Per la maggior parte disoccupati, negozianti falliti, precari senza futuro. In 24 casi dopo la telefonata c’è stato un tentativo di suicidio. Nel primo semestre del 2011 i suicidi sono aumentati del 38%. In un muro qualcuno ha scritto: “In un mondo per pochi non c’è posto per nessuno”. (...)
Come la Grecia. Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema
di Dimitri Deliolanes
Collana: documenti
pagine: 304
euro 16,50
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