Si chiama Giulia ed è una visual marchandiser di Roma.
Lavora nei supermercati e ogni giorno si adopera per ottimizzare tutte le possibilità offerte dalla vendita visiva in qualsiasi spazio vendita, grande o piccolo che sia. Deve valorizzare al meglio i prodotti dell’azienda per cui lavora e di conseguenza il reparto, i punti vendita facendo in modo che gli articoli dell’azienda per cui è lì siano esattamente nel posto giusto e al momento giusto. E, questione da non sottovalutare, anche al prezzo corretto. Deve fare in modo che le merci siano collocate in modo adeguato all’interno del punto vendita perché questo serve ad avvicinare il cliente al prodotto soddisfacendo il suo bisogno di acquisto e consentendogli, inoltre, di trovare con facilità quello che cerca in un luogo ricco di prodotti che rischia, molto spesso, di diventare un posto di puro caos. Gli acquirenti in questo modo vengono aiutati, si destreggiano bene perché diventano autosufficienti attraverso la facilità di lettura dello spazio visivo. E il personale di vendita, inoltre, grazie a questo lavoro è minore e quindi le spese vengono ridotte.
Come sei diventata visual marchindiser?
Ho una laurea in Scienze della Comunicazione. Per anni ho lavorato come hostess, nei settori commerciali di varie aziende. Attualmente sono le posizioni più semplici da trovare perché sono attività che portano direttamente denaro alle aziende. Così il lavoro non te lo leva nessuno.
Con quale forma di contratto lavori?
Ho un contratto a tempo determinato per un anno, la cui retribuzione risulta pari a quella di un part time: 1000 euro nette.
E la realtà?
La realtà è che dal lunedì al venerdì lavoro dalle 6-8 ore al giorno. Talvolta mi trovo anche costretta a recuperare il sabato. Il mio è un part time che non tiene conto e nel modo più assoluto degli spostamenti quotidiani legati al mio impiego, ma solo ed esclusivamente delle ore che trascorro nei punti vendita.
Altre complicazioni?
Il rimborso spese per la benzina che mi spetta secondo contratto è pari a 0, 24 centesimi al litro. Di questa quantità 0,12 centesimi sono destinati al km per la benzina e le restanti 0, 12 sono invece la cifra stabilita per l’usura della macchina. Ma la benzina è arrivata a 1,800 euro al litro, a 1,900 euro al litro e questi, a quanto pare, tuttavia sembrano particolari, seppur non indifferenti, che devono interessare solo me, il mio povero portafogli e la mia utilitaria.Secondo contratto a me e ai miei colleghi non è prevista né la tredicesima, né la quattordicesima. Comunque, per utilizzare l’espressione dei miei capi, sono state spalmate nel nostro stipendio mensile.
Che tipo di legame esiste tra agenzia interinale multinazionale? Come vi permette di lavorare? Esistono dinamiche particolari di sfruttamento a vostro danno? Che favoriscono l’agenzia interinale, intendo, contro il vostro interesse.
Sono pagata dall’azienda e anche le note spesa finiscono alla multinazionale. Per questo l’agenzia non si fa scrupoli se vengono pompate. Ci danno un massimo di budget per le chiamate al cellulare, perché pagano loro, ma per la benzina, non battono ciglio: la nota spesa, del resto, ribadisco, va all’azienda. Secondo le disposizioni dell’agenzia interinale quando ci ritroviamo alle riunioni con l’azienda non dobbiamo mai parlare del nostro compenso né di altro che abbia attinenza con il nostro contratto. Mi è sembrato curioso all’inizio. Ma solo in principio. Poco dopo infatti non sono mancate le occasioni in cui, da diverse affermazioni rilasciate dai capi della multinazionale che ci vengono a trovare ai briefing, abbiamo dedotto che ci spetterebbero non solo i buoni pasto, ma anche un corrispettivo che, comprensivo di note spesa, si dovrebbe aggirare intorno ai 2600 euro. Ben 1600 euro di quanto recepisco ogni mese.Spesso l’agenzia interinale “ci chiede dei favori”.
Ovvero?
Chiama noi visual marchandiser che abbiamo contratti esclusivi con la multinazionale e ci chiede altre prestazioni remunerate sottraendoci così tempo al nostro impiego. Chiaramente lo chiede specificando l’assoluta discrezione verso la multinazionale con cui abbiamo il contratto. Ci chiede di eseguire altre prestazioni senza dirlo all’azienda. Noi, tuttavia, ci sentiamo sempre quasi costretti a soddisfare la loro richiesta.
Perché?
Perché quello con l’agenzia interinale è un rapporto di lavoro che occorre mantenere saldo per il futuro. È lei difatti a trovarci l’impiego. Ma questa sfaccettatura del mio lavoro, nonostante tutto, è un gran rischio e una scocciatura non indifferente: ogni volta che eseguo altre prestazioni per l’agenzia interinale vivo nel timore di incontrare qualche capo dell’azienda per cui lavoro e, nel caso in cui inciampassi in questo, la catastrofe sarebbe immediata: lui difatti mi troverebbe a fare altro e non a lavorare per l’azienda. La scocciatura tuttavia resta nell’impossibilità di rifiutare un piacere all’agenzia.
Perché? A cosa andresti incontro?
Farlo significherebbe compromettere la possibilità di lavori futuri e dunque l’unico comportamento che riesco ad assumere rispecchia quello di una donna che vive nella volontà di non perdere un contatto di lavoro che possa esserle utile a lungo termine.
Lavora nei supermercati e ogni giorno si adopera per ottimizzare tutte le possibilità offerte dalla vendita visiva in qualsiasi spazio vendita, grande o piccolo che sia. Deve valorizzare al meglio i prodotti dell’azienda per cui lavora e di conseguenza il reparto, i punti vendita facendo in modo che gli articoli dell’azienda per cui è lì siano esattamente nel posto giusto e al momento giusto. E, questione da non sottovalutare, anche al prezzo corretto. Deve fare in modo che le merci siano collocate in modo adeguato all’interno del punto vendita perché questo serve ad avvicinare il cliente al prodotto soddisfacendo il suo bisogno di acquisto e consentendogli, inoltre, di trovare con facilità quello che cerca in un luogo ricco di prodotti che rischia, molto spesso, di diventare un posto di puro caos. Gli acquirenti in questo modo vengono aiutati, si destreggiano bene perché diventano autosufficienti attraverso la facilità di lettura dello spazio visivo. E il personale di vendita, inoltre, grazie a questo lavoro è minore e quindi le spese vengono ridotte.
Come sei diventata visual marchindiser?
Ho una laurea in Scienze della Comunicazione. Per anni ho lavorato come hostess, nei settori commerciali di varie aziende. Attualmente sono le posizioni più semplici da trovare perché sono attività che portano direttamente denaro alle aziende. Così il lavoro non te lo leva nessuno.
Con quale forma di contratto lavori?
Ho un contratto a tempo determinato per un anno, la cui retribuzione risulta pari a quella di un part time: 1000 euro nette.
E la realtà?
La realtà è che dal lunedì al venerdì lavoro dalle 6-8 ore al giorno. Talvolta mi trovo anche costretta a recuperare il sabato. Il mio è un part time che non tiene conto e nel modo più assoluto degli spostamenti quotidiani legati al mio impiego, ma solo ed esclusivamente delle ore che trascorro nei punti vendita.
Altre complicazioni?
Il rimborso spese per la benzina che mi spetta secondo contratto è pari a 0, 24 centesimi al litro. Di questa quantità 0,12 centesimi sono destinati al km per la benzina e le restanti 0, 12 sono invece la cifra stabilita per l’usura della macchina. Ma la benzina è arrivata a 1,800 euro al litro, a 1,900 euro al litro e questi, a quanto pare, tuttavia sembrano particolari, seppur non indifferenti, che devono interessare solo me, il mio povero portafogli e la mia utilitaria.Secondo contratto a me e ai miei colleghi non è prevista né la tredicesima, né la quattordicesima. Comunque, per utilizzare l’espressione dei miei capi, sono state spalmate nel nostro stipendio mensile.
Che tipo di legame esiste tra agenzia interinale multinazionale? Come vi permette di lavorare? Esistono dinamiche particolari di sfruttamento a vostro danno? Che favoriscono l’agenzia interinale, intendo, contro il vostro interesse.
Sono pagata dall’azienda e anche le note spesa finiscono alla multinazionale. Per questo l’agenzia non si fa scrupoli se vengono pompate. Ci danno un massimo di budget per le chiamate al cellulare, perché pagano loro, ma per la benzina, non battono ciglio: la nota spesa, del resto, ribadisco, va all’azienda. Secondo le disposizioni dell’agenzia interinale quando ci ritroviamo alle riunioni con l’azienda non dobbiamo mai parlare del nostro compenso né di altro che abbia attinenza con il nostro contratto. Mi è sembrato curioso all’inizio. Ma solo in principio. Poco dopo infatti non sono mancate le occasioni in cui, da diverse affermazioni rilasciate dai capi della multinazionale che ci vengono a trovare ai briefing, abbiamo dedotto che ci spetterebbero non solo i buoni pasto, ma anche un corrispettivo che, comprensivo di note spesa, si dovrebbe aggirare intorno ai 2600 euro. Ben 1600 euro di quanto recepisco ogni mese.Spesso l’agenzia interinale “ci chiede dei favori”.
Ovvero?
Chiama noi visual marchandiser che abbiamo contratti esclusivi con la multinazionale e ci chiede altre prestazioni remunerate sottraendoci così tempo al nostro impiego. Chiaramente lo chiede specificando l’assoluta discrezione verso la multinazionale con cui abbiamo il contratto. Ci chiede di eseguire altre prestazioni senza dirlo all’azienda. Noi, tuttavia, ci sentiamo sempre quasi costretti a soddisfare la loro richiesta.
Perché?
Perché quello con l’agenzia interinale è un rapporto di lavoro che occorre mantenere saldo per il futuro. È lei difatti a trovarci l’impiego. Ma questa sfaccettatura del mio lavoro, nonostante tutto, è un gran rischio e una scocciatura non indifferente: ogni volta che eseguo altre prestazioni per l’agenzia interinale vivo nel timore di incontrare qualche capo dell’azienda per cui lavoro e, nel caso in cui inciampassi in questo, la catastrofe sarebbe immediata: lui difatti mi troverebbe a fare altro e non a lavorare per l’azienda. La scocciatura tuttavia resta nell’impossibilità di rifiutare un piacere all’agenzia.
Perché? A cosa andresti incontro?
Farlo significherebbe compromettere la possibilità di lavori futuri e dunque l’unico comportamento che riesco ad assumere rispecchia quello di una donna che vive nella volontà di non perdere un contatto di lavoro che possa esserle utile a lungo termine.
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