Un documento senza alcuna ambizione. Dopo una negoziazione finita all'alba, le delegazioni di 193 pesi hanno approvato ieri, in una plenaria simbolica durata meno di un minuto, il documento finale di Rio. Un vertice ribattezzato dall'interno Rio meno 20, come a dire che gli impegni sono ancor più vaghi di 20 anni fa, nonostante la crisi ecologica sia sempre più grave e profonda e rischi di divenire irreversibile.
Per approvarlo, le 193 delegazioni, con la diserzione di moltissimi capi di stato, soprattutto del mondo industrializzato – hanno dovuto escludere dal testo tutti i punti senza consenso.Il risultato è una scatola vuota, adorna di espressioni linguistiche tiepide e possibiliste, e priva di previsioni puntuali, di impegni e di azioni concrete per raggiungere il benchè minimo risultato.
Alcuni esempi: la green economy, il nuovo mantra scelto da governi, banche e IFI per prendere il posto dell'ormai logoro "sviluppo sostenibile", di cui si chiedeva una definizione inequivoca, viene così descritta: “uno degli strumenti disponibili per raggiungere lo sviluppo sostenibile e per l'adozione di politiche, ma che non deve essere sottoposta a regole rigide.” Un capolavoro di vaghezza che permetterà ogni estensione del concetto utile ai grandi interessi economici.
La proposta del G77 (il gruppo di 130 paesi meno industrializzati) di creare un fondo di 30 miliardi per finanziare azioni di sostenibilità è stata cassata senza appello. E neppure sull'eradicazione della povertà (tra l'altro solo di quella "estrema") si è raggiunto alcun accordo e il tema è stato escluso dal testo, proprio come chiedevano gli Stati Uniti. Il testo, non più emendabile, sarà consegnato oggi ai pochi Capi di Stato che arrivano per la parte finale della conferenza, che molti definiscono "teatro puro".
Nel frattempo, per le strade di Rio ha marciato ieri pomeriggio la grande Marcia dei Popoli per la Giustizia Ambientale e Sociale, contro la Mercificazione della Vita e in difesa dei Beni Comuni, il principale momento di mobilitazione previsto nei giorni di lavori di Rio+20.
Nel Vertice dei Popoli, riunito dal 15 giugno e fino al 23 nella lunga striscia di terra di fronte al lungomare Flamengo, circa 50.000 attivisti sono riuniti intanto in oltre 1200 attività, tra conferenze, dibattiti, workshop, tavoli di lavoro per discutere e articolare proposte che disegnino il campo dell'alternativa. Alternativa al modello di sviluppo - unico colpevole della crisi ecologica, sociale, economica, alimentare, migratoria e climatica in corso - e allo stesso paradigma di civilizzazione ormai in crisi.
Se ne discusso martedì nell'affollatissimo Panel “Nuovi paradigmi di civilizzazione” organizzato da A Sud al quale hanno partecipato il Teologo della Liberazione brasiliano Leonardo Boff, il sociologo Portoghese Boaventura de Sousa Santos, l'economista dell'Isee Joan Martinez Alier, Giuseppe De Marzo di A Sud e il missionario comboniano Alex Zanotelli. In discussione la giusta sostenibilità e la democratizzazione dello sviluppo come architravi, assieme ai diritti della natura, del nuovo paradigma che è sì “il futuro che vogliamo”.
Qui di seguito le clip alle videointerviste realizzate qui a Rio de Janeiro
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