L'Europa è in crisi perché è stata sequestrata dal neoliberismo e dalla finanza. E' necessario agire con urgenza. Ecco una proposta in sei punti. L'appello di economisti e intellettuali
L'Europa è in crisi perché è stata sequestrata dal neoliberismo e dalla finanza. Negli ultimi vent'anni il significato dell'Europa - con un persistente deficit democratico - si è sempre più ridotto a una visione ristretta del mercato unico e della moneta unica, portando a liberalizzazioni e bolle speculative, perdita di diritti ed esplodere delle disuguaglianze. Questa non è l'Europa che era stata immaginata decenni fa come uno spazio di integrazione economica e politica, libera dalla guerra. Questa non è l'Europa che era stata costruita attraverso gli avanzamenti economici e sociali, l'estensione della democrazia, dei diritti e del welfare.
Questo progetto europeo è ora in pericolo. Alla crisi finanziaria, le autorità europee e i governi nazionali hanno dato risposte irresponsabili; hanno salvato le banche private, ma hanno rifiutato di intervenire con gli strumenti dell'Unione monetaria per arginare le difficoltà dei paesi più indebitati; hanno imposto a tutti i paesi politiche di austerità e tagli di bilancio che saranno ora inseriti nei Trattati europei. I risultati sono che la crisi finanziaria si estende a quasi tutti i paesi, l'euro è in pericolo, si profila una nuova grande depressione, c'è il rischio della disintegrazione dell'Europa.
L'Europa può sopravvivere soltanto se cambia strada. Un'altra Europa è possibile (...).
Proponiamo sei obiettivi da cui partire:
1) Ridimensionare la finanza. La finanza dev'essere messa nelle condizioni di non devastare più l'economia. L'Unione monetaria dev'essere riorganizzata e deve garantire collettivamente il debito pubblico dei paesi che adottano l'euro; la Banca Centrale Europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dell'Unione. Non può essere accettato che il peso del debito distrugga l'economia dei paesi in difficoltà. Tutte le transazioni finanziarie devono essere tassate, devono essere ridotti gli squilibri prodotti dai movimenti di capitale, una regolamentazione più stretta deve impedire le attività più speculative e rischiose, dev'essere reintrodotta la divisione tra banche commerciali e banche d'investimento, si deve creare un'agenzia di rating pubblica europea.
Questo progetto europeo è ora in pericolo. Alla crisi finanziaria, le autorità europee e i governi nazionali hanno dato risposte irresponsabili; hanno salvato le banche private, ma hanno rifiutato di intervenire con gli strumenti dell'Unione monetaria per arginare le difficoltà dei paesi più indebitati; hanno imposto a tutti i paesi politiche di austerità e tagli di bilancio che saranno ora inseriti nei Trattati europei. I risultati sono che la crisi finanziaria si estende a quasi tutti i paesi, l'euro è in pericolo, si profila una nuova grande depressione, c'è il rischio della disintegrazione dell'Europa.
L'Europa può sopravvivere soltanto se cambia strada. Un'altra Europa è possibile (...).
Proponiamo sei obiettivi da cui partire:
1) Ridimensionare la finanza. La finanza dev'essere messa nelle condizioni di non devastare più l'economia. L'Unione monetaria dev'essere riorganizzata e deve garantire collettivamente il debito pubblico dei paesi che adottano l'euro; la Banca Centrale Europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dell'Unione. Non può essere accettato che il peso del debito distrugga l'economia dei paesi in difficoltà. Tutte le transazioni finanziarie devono essere tassate, devono essere ridotti gli squilibri prodotti dai movimenti di capitale, una regolamentazione più stretta deve impedire le attività più speculative e rischiose, dev'essere reintrodotta la divisione tra banche commerciali e banche d'investimento, si deve creare un'agenzia di rating pubblica europea.
2) Integrare le politiche economiche. L'Europa deve andare oltre vecchi e nuovi Patti di Stabilità, oltre le politiche limitate a mercato e moneta unica. Le iniziative dell'Europa devono affrontare gli squilibri dell'economia reale e cambiare la direzione dello sviluppo. In campo fiscale occorre armonizzare la tassazione in Europa, spostando il carico fiscale dal lavoro alla ricchezza e alle risorse non rinnovabili, con nuove entrate che finanzino la spesa a livello europeo (...).
3) Aumentare l'occupazione, tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze. I diritti del lavoro e il welfare sono elementi costitutivi dell'Europa. Dopo decenni di politiche che hanno creato disoccupazione, precarietà e impoverimento, e hanno riportato le disuguaglianze ai livelli degli anni trenta, le priorità per l'Europa sono la creazione di un'occupazione stabile e con salari più alti - specie per le donne e i giovani - la tutela dei redditi più bassi e la protezione dei diritti sindacali, la contrattazione collettiva e la democrazia sui posti di lavoro.
4) Proteggere l'ambiente. La sostenibilità, l'economia verde, l'efficienza nell'uso delle risorse e dell'energia devono essere il nuovo orizzonte dello sviluppo europeo. Tutte le politiche devono tener conto degli effetti ambientali, ridurre il cambiamento climatico e l'uso di risorse non rinnovabili, favorire le energie pulite, l'efficienza energetica, le produzioni locali, la sobrietà dei consumi.
5) Praticare la democrazia. Le forme della democrazia rappresentativa attraverso partiti e governi (...) sono sempre meno capaci di dare risposte ai problemi. A livello europeo, il processo di decisione comune è sempre più rimpiazzato dal potere del più forte. La crisi toglie legittimità alle istituzioni europee; la Commissione opera sempre più come una burocrazia di supporto ai paesi membri più forti, la Banca centrale non risponde ai cittadini, e il Parlamento europeo non utilizza appieno i suoi poteri ed è ancora escluso delle decisioni chiave sull'economi (...). Occorre superare il divario tra i cambiamenti sociali di oggi e gli assetti istituzionali e politici che sono fermi a un'epoca passata (...).
6) Fare la pace e difendere i diritti umani (...) La pace in Europa non viene dalla proiezione di forza militare, ma da una politica di sicurezza umana e comune, che può costruire la pace e garantire i diritti umani. L'Europa si deve aprire alle nuove democrazie del Medio oriente, così come si era aperta ai paesi dell'Europa dell'est dopo il 1989 (...).
Primi firmatari: Rossana Rossanda, Elmar Altvater, Samir Amin, Philippe Askenazy, Zygmunt Bauman, Seyla Benhabib, Donatella Della Porta, Trevor Evans, Luigi Ferrajoli, Nancy Fraser, Monica Frassoni, Susan George, Paul Ginsborg, Rafael Grasa Hernandez, Mary Kaldor, Dany Lang, Maurizio Landini, Giulio Marcon, Jens Martens, Doreen Massey, Chantal Mouffe, Heikki Patomäki, Pascal Petit, Mario Pianta, Kari Polanyi Levitt, Wolfgang Sachs, Saskia Sassen, Andrew Simms, Steffen Stierle, Massimo Torelli, Peter Wahl.
Per il testo completo dell'appello, l'elenco delle firme e il programma del Forum "Un'altra strada per l'Europa" del 28 giugno al Parlamento europeo: www.anotherroadforeurope.org
Primi firmatari: Rossana Rossanda, Elmar Altvater, Samir Amin, Philippe Askenazy, Zygmunt Bauman, Seyla Benhabib, Donatella Della Porta, Trevor Evans, Luigi Ferrajoli, Nancy Fraser, Monica Frassoni, Susan George, Paul Ginsborg, Rafael Grasa Hernandez, Mary Kaldor, Dany Lang, Maurizio Landini, Giulio Marcon, Jens Martens, Doreen Massey, Chantal Mouffe, Heikki Patomäki, Pascal Petit, Mario Pianta, Kari Polanyi Levitt, Wolfgang Sachs, Saskia Sassen, Andrew Simms, Steffen Stierle, Massimo Torelli, Peter Wahl.
Per il testo completo dell'appello, l'elenco delle firme e il programma del Forum "Un'altra strada per l'Europa" del 28 giugno al Parlamento europeo: www.anotherroadforeurope.org
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