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Appunti da una conversazione tra LAURA “GAELX” MONTERO, DAVID ARISTEGUI, VALENTINA LONGO e LAURA SCHETTINO
La Spagna è in fermento, mobilitazioni carsiche, che montano apparentemente in maniera invisibile ed esplodono improvvisamente, scuotono il paese dal torpore e dalla paura da più di un anno, dalla nascita del movimento degli indignados, che in terra iberica si autodenomina 15M. Il movimento, nato dall’occupazione della centrale piazza del Sol a Madrid il 15 maggio 2011, è andato via via ingrossandosi, decentralizzandosi, contaminandosi.
Da una protesta contro la vacuità della democrazia formale e la rivendicazione di una democrazia reale, poco a poco il 15M sta entrando sempre di più nel vivo di lotte che hanno a che vedere con la vita di cittadine e cittadini, in un paese che sta crollando sotto il peso della crisi e delle riforme politiche neoliberali. Un cambio reso possibile, e che si sta generalizzando, forse proprio per il modo in cui il movimento, con i suoi vari tentacoli, è andato progressivamente toccando i nodi critici che stanno emergendo prepotentemente con la crisi: casa, lavoro, educazione, sanità, politica. L’offensiva a tutto tondo del capitale e della classe politica che lo difende ha prodotto una risposta altrettanto articolata, anche se talvolta frammentata. Non si tratta di un avvicinamento corporativo o sindacale, o non solo, ma di un abbordaggio a tutto campo, che è partito in primo luogo dalla difesa del comune (insegnamento pubblico di qualità, uno degli slogan che più spesso si sentono), della vita degna (l’attenzione al lavoro di cura) che non ponga al centro l’accumulazione economica ma la qualità e sostenibilità della vita, la sanità come diritto universale, la casa. Le maree non si fermano: quella verde dell’educazione, quella nera dei funzionari, quella viola dei femminismi, quella rossa delle disoccupate e disoccupati. Maree colorate che dall’interno, parallelamente o eccedendo le forme organizzative del 15M, si nutrono reciprocamente e si contaminano.
Attacchi su tutti i fronti
Dall’esplosione della crisi la situazione economica e sociale è progressivamente peggiorata in Spagna. Nel paese iberico durante il primo trimestre 2012 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 24,4%, più di cinque milioni e mezzo di persone, i nuclei famigliari in cui nessun membro svolge lavoro salariato sono passati dal 3,2% del 2007 al 13,3% (da 390.000 a 1,7 milioni). La copertura delle prestazioni di disoccupazione è scesa dal 77,5% al 57%, in altre parole meno del 60% delle persone disoccupate ricevono qualche tipo di prestazione.
Nel frattempo aumentano vertiginosamente le espropriazioni, tra il 2007 e il 2011 circa 350.000 famiglie sono state sfrattate dalle proprie abitazioni. Secondo i dati del Consiglio Generale del Potere Giudiziario, nel primo trimestre del 2012 gli sfratti sono stati 18.424, il 18,5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre secondo il PAH (Plataforma de Afectados por la Hipoteca) durante il primo trimestre 2012 gli sfratti raggiungono i 46.559 casi.
Sul fronte dei tagli, si sono susseguiti nel corso dell’ultimo anno vari interventi. Sul lavoro, dopo aver approvato una riforma che prevede, tra le altre, un abbassamento del costo dei licenziamenti e l’aumento della flessibilità per i datori di lavoro, uno svuotamento della contrattazione collettiva e l’equiparazione tra l’agenzia pubblica di impiego e quelle private, è seguito un intervento da parte del governo che ha ridotto il sussidio di disoccupazione, aumentato l’IVA e tolto la tredicesima ai dipendenti pubblici. Quest’ultimo intervento è stato decisivo nel portare in piazza 500.000 persone a Madrid il 21 di luglio. Il settore educativo, di pertinenza regionale, è sottoposto a pesanti attacchi da parte dei governanti che ne minano alla radice la qualità, nella regione di Madrid le misure adottate prevedono che vi siano meno insegnanti per classi con più alunni, è stato decretato l’aumento del monte ore complessivo per professori e professoresse, così come sono cresciuti i fondi destinati alle scuole private, molte delle quali sono cattoliche. Per quanto riguarda il settore sanitario, la riforma recentemente approvata prevede che le persone migranti senza regolare permesso di soggiorno non possano godere dell’assistenza se non in caso di emergenza.
Non ci rappresentano: organizzazione in progress
Il movimento 15M non ha portato nuovi iscritti nelle file delle organizzazioni della sinistra, né di quelle classiche, come sindacati e partiti, né quelle più radicali e autonome hanno visto aumentare i propri attivisti. Si tratta di un movimento che sta nelle piazze e che ha utilizzato le reti sociali come potente cassa di risonanza per organizzare e diffondere le manifestazioni, mentre ha assunto la forma assembleare come momento di elaborazione di proposte e presa di decisioni. Lo stare nelle piazze è sinonimo di occupazione dello spazio pubblico non solo per le manifestazioni, ma anche per le discussioni, si tratta di coniugare visibilità con accessibilità, prove generali di democrazia radicale.
A Madrid, durante la lunga occupazione della piazza del Sol le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, il movimento si è organizzato in commissioni (legale, comunicazione, azione, informazione, infrastruttura, ecc.) e gruppi di lavoro (cultura, educazione, economia, politica, ambiente, femminismi, transmaricabollo [gruppo queer], migrazioni e mobilità ecc.) e successivamente si è decentrato verso i quartieri, creando più di 120 assemblee locali. A loro volta le varie assemblee di quartiere si sono suddivise in gruppi di lavoro.
Oltre alle manifestazioni di piazza, le forme di lotta sono varie e diversificate. Attualmente la campagna più visibile e che raccoglie adesioni anche tra non militanti, così come l’unica che vede molti migranti tra le proprie file, è quella contro gli sfratti. La bolla immobiliare ha lasciato senza casa, e con debiti astronomici, molte famiglie – di cui una buona parte straniere – che avevano fatto un mutuo per comprare un alloggio. La potente Piattaforma dei Colpiti dall’Ipoteca (Plataforma de Afectados por la Hipoteca, PAH) nata nel 2009 a Barcellona e che ha ricevuto un forte impulso attraverso il 15M, è attiva nella campagna Stop Desahucios per bloccare gli sfratti. Non appena viene comunicata la data del sequestro dell’immobile, il tam tam corre attraverso la rete e il giorno designato quanti possono essere presenti all’appuntamento tentano di bloccare l’esecuzione dello sfratto. E molte volte ci riescono.
In altri casi è la disobbedienza civile ad essere scelta come forma di lotta in grado di disarticolare i tentativi del governo di togliere l’accesso a diritti che si pretendono universali. A Madrid sono almeno 500 i medici di famiglia che hanno aderito alla campagna di disobbedienza civile contro la riforma sanitaria recentemente approvata, per continuare ad assistere le persone migranti senza regolare permesso di soggiorno che attualmente non hanno diritto all’assistenza sanitaria se non in caso di emergenza.
Il percorso del 15M nel suo primo anno di vita lo ha portato, con tutte le sue contraddizioni e ambiguità, da generico movimento di cittadini e cittadine, a trasformarsi in un movimento dichiaratamente anticapitalista. Nonostante tale chiarezza, il movimento è tuttora poco presente nei luoghi di lavoro; da una parte non si è alleato apertamente, se non nella manifestazione di giovedì 19 luglio 2012 indetta contro i pesanti tagli del governo Rajoy (Partito Popolare), dall’altra fa fatica a radicarsi in maniera autonoma nei luoghi di lavoro. È stata la prima volta che il 15M si è apertamente alleato con i sindacati maggioritari, mentre fino a quella data aveva partecipato alle mobilitazioni sul lavoro costruendo percorsi critici: in occasione dello sciopero generale del 29 marzo scorso, ad esempio, il movimento 15M ha appoggiato la mobilitazione organizzando però un proprio spezzone e azioni autonome, che superavano i classici ambiti di lotta dei sindacati. Tra le varie iniziative, vi è stato lo sciopero del lavoro di cura, con lo slogan: “Oggi non pulisco, oggi non cucino, oggi non mi prendo cura di nessuno. 29 marzo, grembiuli in piazza!”, donne afferenti al gruppo Femminismi del 15M sono andate nei supermercati e nelle strade per invitare tutte le lavoratrici che svolgono mansioni di cura – la quasi totalità donne – a scendere in piazza per rendere visibile il lavoro non riconosciuto e spesso non pagato che si svolge tra le mura domestiche.
Questa crisi non la paghiamo
Nelle ultime settimane vi è stata un’accelerazione inedita e imprevedibile, con un’espressione di rabbia e potenza, ma anche empatia, che ha unito le lotte di diversi comparti sottoposti a tagli, come i minatori e i funzionari pubblici, con i sindacati maggioritari e il movimento 15M.
Lavoratrici e lavoratori del settore pubblico sono scesi in piazza eccedendo le classiche forme organizzative e di espressione dei sindacati per manifestare con forme tipiche del movimento 15M e allo stesso tempo, al di là delle strutture del 15M: si bloccano le strade, le manifestazioni si dilatano fino a bloccare il centro città, si mutuano slogan nati a Sol.
La manifestazione moltitudinaria del 19 di luglio contro gli ultimi i tagli del governo Rajoy ha visto 500.000 persone scendere in strada a Madrid e 80 città spagnole mobilitate. Tra la numerossima compagine di funzionari pubblici, vi era pure un nutrito gruppo di agenti di polizia. Con le loro magliette e i loro muscoli tonici passeggiavano i corpi indignati accanto a vecchi sindacalisti e pezzi di 15M, il loro slogan “ne abbiamo pieni i coglioni” (“Estamos hasta los huevos”) evidentemente non ha accolto il linguaggio inclusivo e non sessista del movimento.
Poche ore dopo, gli stessi membri del corpo nazionale di polizia stavano letteralmente dando la caccia a presunti militanti nel popolare e centrale quartiere di Lavapies, da sempre fucina di militanze varie e solidarietà tra vicini. Squadre di poliziotti entravano nei bar e sgomberavano plateatici, somministrando manganellate a destra e a manca. La notte si è conclusa con 15 persone arrestate e 39 ferite. La faccia repressiva della polizia la conoscevamo già, il dato rilevante è che all’interno dello stesso corpo vi siano voci discordanti che si fanno visibili: non si tratta solo della partecipazione alla manifestazione dei poliziotti, ma anche del sabotaggio di decine di furgoni, trovati con le ruote bucate in una caserma fuori Madrid il giorno della manifestazione. Solo i poliziotti hanno accesso al parcheggio dei mezzi, zona vigilata e protetta da telecamere. Ovviamente non si può parlare di alleanze, né tanto meno di avvicinamenti: i poliziotti sono scesi in piazza solo nel momento in cui il governo gli ha toccato il salario, ciononostante, qualcosa si muove. Si tratta del 99% che scende per strada? Una passeggiata indignata per la tredicesima che lascia momentaneamente da parte gli sfratti e le manganellate?
I minatori e il 15M
Partiti dai vari siti minerari sparsi nel nord della Spagna, la marcia dei minatori in sciopero indefinito è arrivata a Madrid l’11 luglio. La manifestazione di varie decine di migliaia di persone che li ha accolti, organizzata dai sindacati maggioritari CCOO e UGT, è stata molto partecipata ed emotivamente carica, anche grazie alle persone afferenti al movimento 15M. Tuttavia il processo che ha portato in piazza militanti del movimento non è stato indolore. Nonostante una presa di posizione generale dalla parte di chi ha sofferto le politiche economiche e sociali del governo Rajoy, che non va messa in dubbio, sono state varie le questioni che aprivano dubbi sull’opportunità della lotta minera. In che orizzonte si inserisce la lotta? Apre spiragli che contestano la logica di fondo del capitalismo? Che succederà alle generazioni future (è già prevista la chiusura delle miniere di carbone per il 2018)? Visto l’impatto ambientale, è sostenibile l’industria mineraria? Come uscire dalla marginalità, materiale e simbolica, che vivono le donne nelle lotte di questo settore? Come tessere alleanze con altri comparti? Come trovare forme di lotta che non siano solo muscolari e virili? (si veda http://www.kaosenlared.net/component/k2/item/25153-el-15-m-y-los-mineros.html). Alla fine ha prevalso una logica ricompositiva e improntata alla solidarietà, che ha dato uno scossone al 15M sui temi del lavoro, e in particolare del lavoro manuale, che sembrava non esistesse più. Si è trattato del rilancio di un immaginario classico da lotta operaia novecentesca che ha dato una sferzata di energia collettiva al movimento, è stata una sorta di prova generale per la manifestazione dei funzionari pubblici a cui il movimento è arrivato compatto.
Movimento 15M e campagne o iniziative come quelle descritte non coincidono perfettamente, ma prendono ossigeno reciprocamente. Il 15M si è andato articolando come cassa di risonanza di movimenti che erano già attivi o si stavano organizzando, dandogli visibilità, appoggio e respiro. Allo stesso tempo molti sono i tratti originali di questo movimento, che ha saputo incanalare l’“indignazione” e rompere l’isolamento che sfociava in paura e immobilismo. Sicuramente non è un movimento monolitico, né privo di ambiguità, l’anno scorso ci si chiedeva quanto sarebbe durato, se quanto una stella cadente in una notte d’estate, o se avrebbe saputo articolarsi e superare l’inverno. Ci si chiedeva anche se l’indignazione generale avrebbe saputo articolarsi in lotte specifiche, trovare alleanze e forme di lotta che non fossero solo simboliche occupazioni delle piazze. Lo slogan “andiamo piano perché andiamo lontano” sembra stia dando i suoi frutti.
Gli attacchi da parte del governo sono continui, il tentativo è quello di separare e di infondere paura. L’ultimo attacco è quello del ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardón, che ha proposto di modificare l’attuale legge sull’aborto togliendo la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di malformazione del feto. Un nuovo attacco a cui far fronte in cui si vedrà se il 15M è in grado di rispondere a appropriarsi di una lotta che fino ad ora è stata confinata in ambiti strettamente femministi e femminili. Molte e molti stanno scommettendo sulla necessità di far crescere questa nuova, e per ora fragile, alleanza tra donne, minatori, funzionari pubblici, ipotecat*, insegnanti, disoccupat*, migranti, medici e tutte le figure sociali che stanno alzando la voce.
Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Francobolllo
Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Europa, SVEGLIA !!
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