Punto di domanda europa
Da lunedì anche Global Project è ad Atene per partecipare all'agenda di incontri organizzati dalla solidarity delegation europea con movimenti, associazioni, sindacati, giornali greci.
Tedeschi, austriaci, baschi, francesi, spagnoli proveranno a tessere le fila di una diplomazia dal basso mai interrotta, ma che va rilanciata senza timidezza proprio in questi mesi di crisi.
Nulla è risolutivo, ma, a noi pare, che siano opportune e necessarie tutte le iniziative che rilancino direttamente sullo spazio politico europeo la “presa in carico” collettiva e non solo nazionale della resistenza alla politica economica della troika.
Da Valencia a Francoforte - dove questo finesettimana si è svolta una action conference per organizzare una settimana di lotta contro la BCE-, da Madrid - che ha proposto attorno al 15 di maggio una campagna europea di iniziativa- ad Atene, da Londra alla Romania passando per l'importante convegno romano di European Alternatives con la partnership di Alternativa comune, partecipiamo a discussioni ed alla scrittura di calls che chiamano tutt* noi a fare l'europa, contro l'austerità, il debito, la fine della democrazia.
Serve europa, quella vera, quella dei movimenti, della solidarietà, della costruzione conflittuale dell'alternativa politica. Quella che da almeno vent'anni echeggia nella parola e nelle lotte dei movimenti e che si è scontrata con i Trattati, l'unificazione monetaria “senza politica” fatta a Maastricht, a Schengen, nei pappocchi costituzionali multilivello come fu fatto a Nizza - vi ricordate? Noi manganellati al confine e l'allegra brigata di sherpa nei palazzi a brindare.
Quella che oppone il desiderio del comune alla violenza del comando esercitato dalla dittatura commissaria a mezzo di moneta sulle vite di tutti e tutte noi.
La crisi della democrazia liberale va sviluppandosi verso un modello di governance in cui la rappresentanza è senza democrazia; lo si vede dalla palingenesi del Governo Monti (in sostanza un sobrio colpo di stato nel cuore della crisi, scrivono ormai alcuni), dall'espulsione della FIOM dalle fabbriche, dall'arroganza contro la Val Susa ("tecnici" che esigono obbedienza da un territorio compatto contro un progetto folle, fallimentare, nocivo e rifiutato da tutt*), dallo spread tra democrazia e debito come scrive Rossi su il Sole.
Bisogna stare su un questo crinale complesso senza rimpianti per un passato finito e sepolto, i cui germi di crisi datano ben prima del 2008, ed evocare immediatamente contro questo processo ordinativo la democrazia senza rappresentanza, la redistribuzione della ricchezza sociale contro la povertà che viene a definirsi come statuto della vita sociale.
Contemporaneamente alla nostra delegazione europea partiranno 160 manager dell'esazione fiscale tedeschi, più precisamente molti sono dell'Assia, il più ricco tra gli stati tedeschi.
Vengono ad Atene perchè “non si fidano dei greci”, perchè la troika (IMF, WB, Commissione europea: nessuno è stato sottoposto a processo elettivo) ha centralizzato il comando sullo Stato greco, abolendo la sovranità nazionale ed ipotecando finanche le elezioni di aprile.
Il capo degli ispettori, il ministro Shaeuble, ha detto loro: “state attenti, i greci potrebbero accogliervi con qualche riserva”.
Bene, evidentemente anche nei loro desk matura la consapevolezza che non hanno vinto. Anzi, che è tutto aperto, che c'è una società europea che in un contesto di shock economy demateralizzata si può organizzare, lottare, disobbedire e non affidarsi a tecnici unti dalla provvidenza.
Globalproject.info vuole essere un'enzima di riflessione comune sull'europa e la crisi. Seguiamoci, scriviamoci, uniamoci.
Da lunedì anche Global Project è ad Atene per partecipare all'agenda di incontri organizzati dalla solidarity delegation europea con movimenti, associazioni, sindacati, giornali greci.
Tedeschi, austriaci, baschi, francesi, spagnoli proveranno a tessere le fila di una diplomazia dal basso mai interrotta, ma che va rilanciata senza timidezza proprio in questi mesi di crisi.
Nulla è risolutivo, ma, a noi pare, che siano opportune e necessarie tutte le iniziative che rilancino direttamente sullo spazio politico europeo la “presa in carico” collettiva e non solo nazionale della resistenza alla politica economica della troika.
Da Valencia a Francoforte - dove questo finesettimana si è svolta una action conference per organizzare una settimana di lotta contro la BCE-, da Madrid - che ha proposto attorno al 15 di maggio una campagna europea di iniziativa- ad Atene, da Londra alla Romania passando per l'importante convegno romano di European Alternatives con la partnership di Alternativa comune, partecipiamo a discussioni ed alla scrittura di calls che chiamano tutt* noi a fare l'europa, contro l'austerità, il debito, la fine della democrazia.
Serve europa, quella vera, quella dei movimenti, della solidarietà, della costruzione conflittuale dell'alternativa politica. Quella che da almeno vent'anni echeggia nella parola e nelle lotte dei movimenti e che si è scontrata con i Trattati, l'unificazione monetaria “senza politica” fatta a Maastricht, a Schengen, nei pappocchi costituzionali multilivello come fu fatto a Nizza - vi ricordate? Noi manganellati al confine e l'allegra brigata di sherpa nei palazzi a brindare.
Quella che oppone il desiderio del comune alla violenza del comando esercitato dalla dittatura commissaria a mezzo di moneta sulle vite di tutti e tutte noi.
La crisi della democrazia liberale va sviluppandosi verso un modello di governance in cui la rappresentanza è senza democrazia; lo si vede dalla palingenesi del Governo Monti (in sostanza un sobrio colpo di stato nel cuore della crisi, scrivono ormai alcuni), dall'espulsione della FIOM dalle fabbriche, dall'arroganza contro la Val Susa ("tecnici" che esigono obbedienza da un territorio compatto contro un progetto folle, fallimentare, nocivo e rifiutato da tutt*), dallo spread tra democrazia e debito come scrive Rossi su il Sole.
Bisogna stare su un questo crinale complesso senza rimpianti per un passato finito e sepolto, i cui germi di crisi datano ben prima del 2008, ed evocare immediatamente contro questo processo ordinativo la democrazia senza rappresentanza, la redistribuzione della ricchezza sociale contro la povertà che viene a definirsi come statuto della vita sociale.
Contemporaneamente alla nostra delegazione europea partiranno 160 manager dell'esazione fiscale tedeschi, più precisamente molti sono dell'Assia, il più ricco tra gli stati tedeschi.
Vengono ad Atene perchè “non si fidano dei greci”, perchè la troika (IMF, WB, Commissione europea: nessuno è stato sottoposto a processo elettivo) ha centralizzato il comando sullo Stato greco, abolendo la sovranità nazionale ed ipotecando finanche le elezioni di aprile.
Il capo degli ispettori, il ministro Shaeuble, ha detto loro: “state attenti, i greci potrebbero accogliervi con qualche riserva”.
Bene, evidentemente anche nei loro desk matura la consapevolezza che non hanno vinto. Anzi, che è tutto aperto, che c'è una società europea che in un contesto di shock economy demateralizzata si può organizzare, lottare, disobbedire e non affidarsi a tecnici unti dalla provvidenza.
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