di Francesco Filini - rapportoaureo -
Dopo l’ultima inesauriente risposta del Commissario Olli Rehn sulla natura giuridica della proprietà dell’euro, il parlamentare europeo Marco Scurria ha deciso di andare fino in fondo presentando una nuova interrogazione per chiarire una vicenda che, senza alcuna esagerazione, potrebbe rimettere in discussione l’intero sistema.
E’ fondamentale ricostruire dei passaggi che, nonostante la loro semplicità, ancora non vengono ben compresi da gran parte della popolazione. Attualmente la BCE, conglomerato delle banche centrali dell’UE interamente in mano a privati, crea denaro dal nulla (da fine dicembre il Governatore Mario Draghi ha emesso valori monetari per oltre 1000 miliardi di euro) e lo presta alle banche commerciali con un tasso di favore dell’1%. Ricevuto il prestito di denaro le stesse banche commerciali possono decidere se acquistare o meno titoli del debito con tassi che vanno dal 4 al 7% emessi dagli Stati con grossa anemia monetaria. Basandosi su calcoli svolti esclusivamente in funzione del loro profitto. Quindi abbiamo un ente privato come la BCE che crea valore dal nulla e lo presta alle banche che a loro volta riprestano lo stesso denaro maggiorandone gli interessi.
Va chiarita una questione di non poco conto. Il valore del denaro non può essere dato da chi lo emette ma esclusivamente da chi lo accetta. Un caso limite molto semplice fa capire molto bene la vacuità del denaro: se mettiamo un governatore di una banca centrale a stampare monete su un’isola deserta il denaro non assume alcun valore perché mancano gli accettatori che convenzionalmente riconoscono nel mezzo monetario la rappresentazione, la certificazione del loro lavoro. Questa è quella che il prof. Giacinto Auriti chiamava “teoria del valore indotto“, dimostrata scientificamente da un professore Universitario con l’esperimento del Simec a Guardiagrele. In poche parole se da domani un gruppo di persone decidesse di utilizzare dei pezzi di carta diversi dagli euro per scambiarsi reciprocamente il prodotto del loro lavoro (com’è accaduto per il Simec e come accade per le local money in circa 7000 comuni del mondo intero) non accadrebbe nulla di straordinario: nel corso della sua storia l’uomo infatti ha utilizzato i più disparati mezzi monetari, come sale, conchiglie, piume, pepite d’oro, chicchi di caffè eccetera, riconoscendone convenzionalmente il simbolo di valore.
Lo stesso euro è un semplice pezzo di carta non coperto da alcuna riserva (dal 15 Agosto 1971 il Presidente Usa Nixon ha abolito la convertibilità del dollaro con l’oro) usato come mezzo di scambio all’interno dell’Eurozona, così come convenzionalmente stabilito dagli Stati dell’Unione con il Trattato di Maastricht del 1992. E’ di fondamentale importanza capire che il valore del denaro è dato dal lavoro dei cittadini e non dal banchiere. Ecco perché il denaro deve appartenere al popolo, ecco perché prima del 1694 (anno di fondazione della prima Banca Centrale, la Bank of England che ha introdotto e imposto negli anni la sterlina come moneta nominale), il compito di battere moneta apparteneva al “Cesare”, all’autorità statale che imprimeva la sua effige sul conio.
Tornando all’interrogazione di Scurria, il deputato europeo insiste (e fa bene, fortunatamente non tutti i politici sono uguali) su una questione fondamentale: capire perché la BCE si appropria del valore del denaro prestandolo (il prestare è una qualità esclusiva del proprietario) dopo averlo emesso. Leggiamo la nuova interrogazione:
“
In riferimento alla precedente interrogazione N° E-000302/2012 con richiesta di risposta scritta intitolata ” Natura giuridica della proprietà dell’euro” con la quale è stato chiesto alla Commissione di chiarire il concetto della proprietà dell’euro ed alla quale la Commissione ha risposto citando l’Art. 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che, riporta testualmente: “La Banca Centrale Europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote”.
Considerando che la Commissione si è riferita alla sola facoltà di emettere banconote senza specificarne il concetto di proprietà al momento dell’emissione, ma soltanto in seguito con il trasferimento delle banconote stesse e considerando che non sempre chi emette è proprietario, può la Commissione chiarire se intende che la facoltà di emettere banconote corrisponda alla proprietà delle stesse?”
L’interrogazione è stata presentata come urgente, tra 20 giorni conosceremo la risposta.
Vediamo cosa si inventerà questa volta Olli Rehn.
Dopo l’ultima inesauriente risposta del Commissario Olli Rehn sulla natura giuridica della proprietà dell’euro, il parlamentare europeo Marco Scurria ha deciso di andare fino in fondo presentando una nuova interrogazione per chiarire una vicenda che, senza alcuna esagerazione, potrebbe rimettere in discussione l’intero sistema.
E’ fondamentale ricostruire dei passaggi che, nonostante la loro semplicità, ancora non vengono ben compresi da gran parte della popolazione. Attualmente la BCE, conglomerato delle banche centrali dell’UE interamente in mano a privati, crea denaro dal nulla (da fine dicembre il Governatore Mario Draghi ha emesso valori monetari per oltre 1000 miliardi di euro) e lo presta alle banche commerciali con un tasso di favore dell’1%. Ricevuto il prestito di denaro le stesse banche commerciali possono decidere se acquistare o meno titoli del debito con tassi che vanno dal 4 al 7% emessi dagli Stati con grossa anemia monetaria. Basandosi su calcoli svolti esclusivamente in funzione del loro profitto. Quindi abbiamo un ente privato come la BCE che crea valore dal nulla e lo presta alle banche che a loro volta riprestano lo stesso denaro maggiorandone gli interessi.
Va chiarita una questione di non poco conto. Il valore del denaro non può essere dato da chi lo emette ma esclusivamente da chi lo accetta. Un caso limite molto semplice fa capire molto bene la vacuità del denaro: se mettiamo un governatore di una banca centrale a stampare monete su un’isola deserta il denaro non assume alcun valore perché mancano gli accettatori che convenzionalmente riconoscono nel mezzo monetario la rappresentazione, la certificazione del loro lavoro. Questa è quella che il prof. Giacinto Auriti chiamava “teoria del valore indotto“, dimostrata scientificamente da un professore Universitario con l’esperimento del Simec a Guardiagrele. In poche parole se da domani un gruppo di persone decidesse di utilizzare dei pezzi di carta diversi dagli euro per scambiarsi reciprocamente il prodotto del loro lavoro (com’è accaduto per il Simec e come accade per le local money in circa 7000 comuni del mondo intero) non accadrebbe nulla di straordinario: nel corso della sua storia l’uomo infatti ha utilizzato i più disparati mezzi monetari, come sale, conchiglie, piume, pepite d’oro, chicchi di caffè eccetera, riconoscendone convenzionalmente il simbolo di valore.
Lo stesso euro è un semplice pezzo di carta non coperto da alcuna riserva (dal 15 Agosto 1971 il Presidente Usa Nixon ha abolito la convertibilità del dollaro con l’oro) usato come mezzo di scambio all’interno dell’Eurozona, così come convenzionalmente stabilito dagli Stati dell’Unione con il Trattato di Maastricht del 1992. E’ di fondamentale importanza capire che il valore del denaro è dato dal lavoro dei cittadini e non dal banchiere. Ecco perché il denaro deve appartenere al popolo, ecco perché prima del 1694 (anno di fondazione della prima Banca Centrale, la Bank of England che ha introdotto e imposto negli anni la sterlina come moneta nominale), il compito di battere moneta apparteneva al “Cesare”, all’autorità statale che imprimeva la sua effige sul conio.
Tornando all’interrogazione di Scurria, il deputato europeo insiste (e fa bene, fortunatamente non tutti i politici sono uguali) su una questione fondamentale: capire perché la BCE si appropria del valore del denaro prestandolo (il prestare è una qualità esclusiva del proprietario) dopo averlo emesso. Leggiamo la nuova interrogazione:
“
In riferimento alla precedente interrogazione N° E-000302/2012 con richiesta di risposta scritta intitolata ” Natura giuridica della proprietà dell’euro” con la quale è stato chiesto alla Commissione di chiarire il concetto della proprietà dell’euro ed alla quale la Commissione ha risposto citando l’Art. 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che, riporta testualmente: “La Banca Centrale Europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote”.
Considerando che la Commissione si è riferita alla sola facoltà di emettere banconote senza specificarne il concetto di proprietà al momento dell’emissione, ma soltanto in seguito con il trasferimento delle banconote stesse e considerando che non sempre chi emette è proprietario, può la Commissione chiarire se intende che la facoltà di emettere banconote corrisponda alla proprietà delle stesse?”
L’interrogazione è stata presentata come urgente, tra 20 giorni conosceremo la risposta.
Vediamo cosa si inventerà questa volta Olli Rehn.
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